Val di Non – Sole – Paganella
Castel Vasio: uno studio del Politecnico di Milano dimostra la presenza di un pozzo sotto il castello

Dagli archivi della facoltà di ingegneria del Politecnico di Milano salta fuori un interessante documento frutto della tesi presentata dal professor Luigi Zanzi negli anni 2.000 che dimostrebbe che sotto Castel Vasio ci sarebbe un grande pozzo come peraltro ipotizzato dalla nostra testata a suo tempo.
Il nostro quotidiano si era interessato alla situazione di Castel Vasio alla fine di Giugno dopo una frana che aveva interessato parte della struttura. Erano emersi anche dei possibili problemi strutturali dovuti anche a delle possibili perdite di Acqua nel terreno sottostante.
Nella tesi di Zanzi viene precisato che in alcuni libri viene citata la presenza di un pozzo e i ricordi degli anziani ci dicono che questo fu interrato quando si decise di ortare l’acqua corrente all’inizio del XX secolo, altre modifiche recenti note sono la scala di marmo rosso che sale all’andito d’accesso al castello e l’arco d’ingresso in cemento. (fig 53)
L’analisi incrociata degli atti eleborati ha permesso di disegnare una semplice mappa con la variazione dei tipi di terreno del sottosuolo; dato che la spaziatura dei profili è stata dell’ordine di circa un metro, questa ha una certo approssimazione ma ciò nonostante consente di individuare due zone dove potrebbe essere situato il pozzo (a,b nella figura seguente), una zona oblunga di diffrazioni che verosibilmente dovrebbe corrispondere ad un muro (c) ed alcuni altri punti che sono di sicuro interesse per gli archeologi (d,e,f,g,h,).
Quindi la ricerca del Politecnico di Milano dimostra che il castello infatti è stato costruito su un enorme sifone di acqua che veniva distribuita ai contadini come unica fonte potabile. Dopo la costruzione l’acqua viene espulsa andando a finire tutta nei campi adiacenti al castello passando dalla stalla e dal parcheggio che rischiano di cedere erosi appunto dal passaggio dell’acqua.
Per Castel Vasio non finisce qui però: l’impianto della caldaia è stato costruita a Biomassa che quindi impone stoccaggi e combustione provenienti dal settore agro-forestale e dalle industrie del legno: pellet, cippato, gusci triti, segatura, trucioli o direttamente legna a pezzi.
Se alla base questa è stata una grande idea poi qualcosa non ha funzionato nella progettazione. Infatti chi ha realizzato il tutto si è dimenticato che la strada che porta al castello è strettissima a tal punto da rendere impossibile il transito di un qualsiasi camion. Lo scarico del cippato deve essere quindi fatto con delle carriole andando avanti e indietro dalla castello. Un vero incubo.
L’ultimo tratto di strada che porta al castello è pericolosissima. Si tratta di circa 150 metri dove si rischia la morte ad ogni metro. È impossibile salire con una macchina di grossa cilindrata e la strada è senza nessuna barriera di sicurezza. Sotto la stradina non asfaltata il baratro.
LA STORIA DI CASTEL VASIO – La sua costruzione risale al XIII secolo. La sua collocazione strategica suggerisce un’origine legata al controllo del traffico e alla riscossione del dazio. I primi proprietari furono i conti di Appiano, che nel 1248 cedettero il castello al principato vescovile.
Nel corso del tempo, si avvicendarono però vari proprietari: i nobili Vasio, dopo la metà del XVI secolo gli Hack, i conti Trapp, i Cles, i Malosco e, dopo il 1561, i conti di Arsio che lo mantennero fino al 1878. In seguito passò a vari proprietari della zona e cadde in parte in rovina. Dalla documentazione reperita si è rilevato che alla sua origine il castello era composto solamente dal maso in pietra al quale nella seconda metà del ‘500 vennero aggiunte altre ali addossate alla torre circondandola a sud, est e ovest e, poco distante, anche un rustico.
Nel 1885 fu semidistrutto da un incendio che fece crollare l’ala ovest. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la torre fu abbassata fino all’altezza delle ali superstiti e tutto l’edificio fu coperto da un unico tetto a quattro falde.
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