Trento
Al Trentino il triste primato delle morti sul lavoro

In zona rossa: Puglia, Campania, Trentino Alto Adige, Basilicata, Umbria, Molise, Abruzzo e Valle d’Aosta. In zona arancione: Piemonte, Marche e Friuli Venezia Giulia. In zona Gialla: Lazio, Calabria, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto. In zona bianca: Toscana, Lombardia, Liguria e Sardegna.
E’ questa la divisione dell’Italia sulla base delle morti sul lavoro e per il Trentino è un triste primato.
“Vedere la nostra provincia tra quelle con il più alto indice di mortalità sul lavoro è allo stesso tempo deludente e frustrante. Il Trentino, con la sua Autonomia, potrebbe rendere molto più efficaci le misure di contrasto agli incidenti sul lavoro. Invece ci si adatta alla scia nazionale, dove al momento a parole si vuole fare prevenzione, nei fatti si indeboliscono le normative spuntando le armi di chi dovrebbe fare segnalare, denunciare e infine attivare i controlli”.
Lo dice con amarezza Manuela Faggioni responsabile per la salute e la sicurezza sul lavoro commentando l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre che vede il Trentino, con 8 morti sul lavoro nei primi sei mesi dell’anno, tra i territori a rischio più elevato.
Il dato è tanto più grave se si considera il fatto che l’analisi non ha tenuto conto degli incidenti mortali in itinere, che porta il totale ad 11. Lo studio conferma anche un’analisi condotta da Uopsal in base alla quale i lavoratori stranieri subiscono un maggiore rischio di incidenti mortali o con gravi conseguenze, con un +33%.
Del resto per questo target non esistono sufficienti corsi di formazione in lingua e dunque la scarsa conoscenza dell’italiano è una barriera anche in termini di tutela della salute e della sicurezza.
Per il sindacato una morte bianca non è quasi mai casuale, ma conseguenza diretta di una serie di inadempienze. Per i settori particolarmente a rischio come quello dell’edilizia i sindacati chiedono inutilmente da anni l’introduzione della figura del rappresentante territoriale per la sicurezza.
Salute e sicurezza sul lavoro dovrebbero essere un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa.
“Serve uno strumento che blocchi le attività alle imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza. Siamo in attesa del decreto attuativa sulla patente a crediti. Certo è che la misura, così come disegnata dal legislatore presenta molte lacune e criticità. Allo stesso tempo l’obbligo di applicare i contratti nazionali firmati dalle organizzazioni più rappresentative e il rispetto delle norme sulla sicurezza dovrebbero diventare condizioni indispensabili per accedere agli incentivi pubblici. Se a livello nazionale la situazione è ferma il Trentino potrebbe innovare e sperimentare. Intanto, però, la Giunta preferisce restare sostanzialmente inerte su questo tema”.
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