Arte e Cultura
«Sono i dollari che fanno volare gli aerei». Amelia, una vita in cielo
Amelia Earhart è una ragazzina nata nel Kansas nel 1897. Dal padre eredita una passione, quella per il volo, che la porterà in alto, in tutti i sensi. Sarà una donna aviatrice e pilota di aerei, la prima a compiere la trasvolata sull’Atlantico, la prima ad accarezzare e sfiorare il sogno di compiere il giro del mondo a bordo di un aeroplano. La prima a entrare nella Storia tenendo ben salda nelle mani la cloche.
Amelia Earhart è una ragazzina nata nel Kansas nel 1897. Dal padre eredita una passione, quella per il volo, che la porterà in alto, in tutti i sensi. Sarà una donna aviatrice e pilota di aerei, la prima a compiere la trasvolata sull’Atlantico, la prima ad accarezzare e sfiorare il sogno di compiere il giro del mondo a bordo di un aeroplano. La prima a entrare nella Storia tenendo ben salda nelle mani la cloche.
A raccontare, per immagini, la sua vita è la regista Mira Nair (Monsoon Wedding, Il fondamentalista riluttante e altri film all’attivo) con Amelia del 2009 in cui dirige l’attrice premio Oscar Hilary Swank, credibile (non a caso premiata per la parte come miglior attrice protagonista all’Hollywood Film Festival dello stesso anno) e molto somigliante all’aviatrice, affiancata nel ruolo del marito e manager, dall’evergreen Richard Gere.
È il 1928 quando Amelia incontra il suo futuro marito, un rampante manager che intravede nella donna grosse potenzialità, soprattutto in termini di marketing. La sua proposta è quella di trovare i finanziamenti che permetteranno alla giovane aviatrice di dare forma alla sua prima, importante, avventura in cielo: sorvolare l’Oceano Atlantico a bordo di un Fokker F VII. Nessuna donna, prima di allora, aveva osato tanto.
Quella di Amelia, per la verità, sarà una missione compiuta, ma solo a metà: il suo ruolo, a bordo sarà marginale. Anzi “a scopo ornamentale”, come recita una battuta del film. Ma poco importa, alla donna, di fungere da esca pubblicitaria. Per lei più importante di ogni cosa è la possibilità di essere presente, saranno gli onori e i festeggiamenti che la vedranno protagonista una volta scesa dall’apparecchio che porta il nome di Friendship, Amicizia.
La notorietà non tarda ad arrivare. Conferenze, lezioni, feste di gala. Un posto nell’olimpo del jet-set a stelle e strisce è prenotato a nome Earhart. Accettare il compromesso di vendere la propria immagine per “essere libera di vagabondare nell’aria” diviene, per Amelia, la filosofia cui guardare. Perché si sa “sono i dollari a far volare gli aerei”.
Perché i due traguardi che diventeranno le ossessioni pulsanti nelle tempie della donna, potranno diventare realizzabili solo se generosamente finanziati. Così la trasvolata che porterà Amelia dal continente americano all’Irlanda apre la strada alla grande impresa della pilota statunitense: il giro del mondo in solitaria ai comandi del bimotore Lockheed L-10 Electra.
Amelia Earhart, dopo un primo fallito tentativo, decolla il primo giorno di giugno del 1937. L’avventura attesa da una vita si trasformerà, il mese successivo, in tragedia. Il 2 luglio, infatti, si perdono contatti radio e tracce del velivolo. Di Amelia e Fred Noonan, l’unico altro membro dell’equipaggio, non si avranno più notizie. Nonostante il notevole dispiegamento di forze nelle operazioni di soccorso prima e di ricerca, poi.
Quello della Nair risulta film onesto e poco pretenzioso, più concentrato sulla narrazione che sulla grammatica cinematografica, più recitato che abbellito dalla tecnica. E sebbene poco apprezzato dalla critica e dal pubblico, è innegabile la piacevolezza del ritmo mai forzato, morbido nel far scivolare gli eventi senza aggiungervi troppo rumore e della sceneggiatura misurata e attenta.
Piace anche la scelta di evitare il terreno franoso dei misteri e degli intrighi che vorrebbero la Earhart fatta prigioniera e quindi giustiziata perché nemica, e la scelta di un inquadratura fissa, con le acque dell’oceano ad occupare lo schermo, evocando un ammaraggio senza metterlo in scena.
I più esperti potranno forse indicare imprecisioni tecniche o altro, mentre l’occhio profano apprezza una delicata fotografia e la dolcezza di una donna volitiva, forte anche nelle proprie debolezze.
Emanuela Macrì – critica cinematografica
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