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Trento

Itea: sulla strada per un debito di soli 2.000 euro. L’incredibile storia di Paolo Stevanato

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Una storia che non si dovrebbe mai leggere successa in una Trento città ricca, accogliente, ospitale e inclusiva. In questo frangente solo a parole.

A finire sulla strada da un giorno all’altro è Paolo Stevanato, (foto) 43 enne Trentino, residente alla Torre 9 di Villazzano Tre, sfrattato da Itea per un debito di circa 2.000 euro. Pazzesco ma vero.  «Ho accumulato un debito di circa duemila euro verso Itea, ma non hanno voluto sentire ragioni. Quando è arrivato il momento, mi hanno sbattuto fuori casa senza darmi il tempo di realizzare cosa stesse succedendo» – ricorda Paolo.

Paolo lavora regolarmente fino al 2016 poi perde il lavoro e comincia la trafila delle collaborazioni con le cooperative sociali. Lavora per la cooperativa che gestisce il punto d’incontro poi con l’arrivo della pandemia è notte fonda e complice anche un incidente rimane fermo per due anni. La cooperativa Alpi lo cerca, ma rifiuta l’obbligo di vaccinarsi e rimane senza nessuna sussistenza.

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Paga 74 euro al mese di affitto, ma per chi non prende il becco di un euro sono tanti lo stesso. L’ultimo anno è rimasto indietro anche di 1.800 euro di spese condominiali.  «La mia assistente sociale mi ha preso in giro con promesse mai mantenute, non meritavo certo un trattamento del genere, dopo 20 anni che ho sempre pagato l’affitto» 

Che fa male è anche il metodo usato da Itea: «L’ufficiale giudiziario è arrivato alle 9.30 del 2 agosto – ricorda Paolo – hanno suonato ma il campanello non funziona da tempo, poi hanno bussato ed io non ho aperto. Dopo 5 minuti ho sentito il rumore sinistro del trapano in funzione per rompere la serratura ed ho aperto» 

Paolo si trova davanti due signore e un signore che lo invitano a prendere quello che può perchè deve sloggiare immediatamente dall’appartamento. «Avevano fretta – spiega ancora Paolo – mi hanno detto di sbrigarmi che dovevano eseguire altri due sfratti nella stessa torre. Io ero in confusione, ma non ho reagito perché quando abitavo al villaggio del Fanciullo mi hanno insegnato l’educazione».

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E ancora: «Ho preso quel che potevo mettendono in un zainetto e in una valigia e sono sceso: poi ho realizzato che non avevo più un posto dove dormire. È stato un momento molto amaro. Se la mia assistente sociale mi avesse dato una seconda possibilità magari avrei risolto, potevo andare ai Casoni per esempio. Ma nulla».

Ora Paolo ha trovato «rifugio» al dormitorio delle Ex Bellesini in Cristo Re. Potrà rimanere fino al 2 ottobre e poi sarà nuovamente sulla strada.

Ha provato strade alternative chiedendo il reddito d’inclusione, «Mi hanno risposto che puù essere dato a chi ha disturbi mentali, ha dei figli e ha superato i 65 anni». La mamma insieme ai due fratelli abita in Sicilia quindi non può aiutarlo.

La prima notte dopo lo sfratto ha dormito su una panchina di un parco«Farò lavori saltuari tutti in nero, ma è dura lavorare in queste condizioni dove non mi posso nemmeno spostare perché non ho un’auto»..

E oltre al danno arriva anche la beffa: «Entro il 30 di novembre devo portare via tutta la mia roba rimasta nell’appartamento, ho ancora molti vestiti e oggetti personali in casa. Ho persino cercato di vendere qualcosa per racimolare qualche soldo. Se non lo farò  tutto verrà buttato fuori a mie spese».

Nel frattempo, gli ex vicini di casa non lo hanno abbandonato. «Mi offrono il pranzo e mi aiutano come possono. È un supporto fondamentale, che mi permette di non sentirmi completamente solo in questo momento difficile», conclude Paolo, riconoscente per la solidarietà ricevuta.

Alle Torri – ci raccontano – succede che ci siano famiglie sfrattate con debiti superiori ai 15 mila euro che sono ancora nell’appartamento e che se ne vanno in giro con cellulari costosi, oppure altre con debiti superiori che parcheggiano sotto casa Mercedes oppure Caravan nuovi di zecca naturalmente intestati ad amici e/o conoscenti.

Queste persone probabilmente conoscono meglio le leggi rispetto a Paolo Stevanato la cui colpa è stata solo quella di fidarsi delle istituzioni che poi gli hanno dato il benservito mettendolo sulla strada in pochi secondi. Se qualcuno volesse mettersi in contatto con Paolo questa è la sua email  ([email protected])

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