Rovereto e Vallagarina
Lavarone: risolto l’enigma del rogo del drago e trovato il responsabile

I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Trento coadiuvati da quelli della Stazione Carabinieri di Lavarone hanno chiuso il cerchio sul grave incendio avvenuto nell’agosto 2023 che aveva ridotto in cenere l’opera denominata “Drago di Vaia” realizzata dall’artista Martalar.
I militari grazie ad una meticolosa attività d’indagine condotta attraverso l’incrocio investigativo delle immagini del sistema lettura targhe dei comuni di Lavarone e Folgaria con le celle dei tabulati telefonici e le dichiarazioni dei testimoni sono riusciti ad individuare il presunto responsabile dell’increscioso fatto, ovvero un giovane residente in tutt’altra provincia, frequentatore occasionale della zona, con particolari fragilità comportamentali che sarebbero alla base del gesto e che hanno portato all’archiviazione del caso.
Sono state escluse in definitiva del tutto quelle ipotesi che sin da subito erano state avanzate, tra cui quella accidentale dovuta ad un mozzicone di sigaretta lanciato per sbaglio, o quella prevalente secondo cui l’autore del reato potesse essere qualche residente del posto infastidito dal gran numero di turisti che l’opera ha richiamato negli anni.
Quella notte le fiamme altissime erano visibili da lontano ed hanno distrutto l’opera creata con gli alberi abbattuti da Vaia nel 2018. L’incendio, divampato intorno alle 22 del 22 agosto, fin dall’inizio era stata catalogato di origine dolosa. Dal novembre 2021, il Drago Vaia aveva attirato migliaia di turisti sull’Alpe Cimbra. (QUI link)
Era stato costruito con 3.000 viti e 2.000 pezzi di legno provenienti da quel legname abbattuto nel 2018 dalla tempesta Vaia. La scultura, che si era aggiudicata il titolo di drago di legno più grande d’Europa, era stata creata dallo scultore Marco Martalar. Il progetto aveva persino raggiunto l’interesse anche della trasmissione Geo & Geo che all’epoca aveva ripreso le fasi di realizzazione dell’opera.
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