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Il Miramondo

Una sola arma, per fermare la terza guerra mondiale: il voto

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Il presidente francese Emmanuel Macron, espressione perfetta della “laicità” francese, è da tempo il promotore in Europa non solo di un nichilismo morale inarrestabile, ma anche dello scontro sempre più violento con la Russia.

Parla apertamente di inviare in Ucraina, oltre alle armi, anche uomini, dell’esercito francese o della Nato, ben sapendo che una simile scelta porterebbe alla Terza ed ultima guerra mondiale.

Queste continue dichiarazioni hanno probabilmente uno scopo: creare un’alleanza di “paesi volenterosi”, come quella promossa in passato dagli Usa in Irak, che possano condurre la guerra anche senza il consenso della Nato stessa, dal momento che lo statuto del Patto Atlantico non permetterebbe di entrare in conflitto per difendere un paese non aderente al patto medesimo.

Fatto sta che all’osservatore attento non sfugge che le probabilità di un conflitto atomico, anche a causa di queste reiterate provocazioni, diventano ogni giorno maggiori.

Il perché non è del tutto chiaro, ma è evidente che l’Ucraina appare un puro pretesto.

L’Inghilterra, fuori dall’UE, vede in questa guerra la possibilità di indebolire la vecchia Europa; gli Usa il modo per condurre una guerra per procura contro il nemico russo; la Francia, unico paese dell’UE ad avere l’atomica e a sedere come membro permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, mentre si trova a vivere una crisi inarrestabile del suo imperialismo (a causa delle sollevazioni antifrancesi in Africa), cerca forse di rilanciare così il suo ruolo di (ex) potenza militare.

Ogni mese che passa -mentre l’Ucraina è sempre più al collasso- il mondo precipita verso la rovina, ma certamente qualche possibilità di fermare Napoleone-Marcon c’è ancora.

E passa anzitutto dalle prossime elezioni americane, ma anche da quelle europee, dove l’Italia può svolgere un ruolo decisivo, soprattutto se le forze di centro destra (Lega, FDI e Forza Italia), verranno premiate dagli elettori: è infatti evidente che in questa corsa alla guerra l’Italia si trova, come già in passato, in tutt’altra posizione. Non ha alcuna guerra santa contro la Russia da condurre, non ha aspirazioni imperiali, non ha né l’atomica né un forte esercito da schierare sul campo.

A ben vedere la vocazione del nostro paese alla pace è iscritta nella nostra storia: persino nelle due guerre mondiali siamo stati il paese che è entrato con un anno in ritardo (nel 1915 anziché nel 1914; nel 1940 anziché nel 1939), e sempre con un’opinione pubblica contraria.

Oggi abbiamo un PD del tutto prono ai voleri americani, francesi ed inglesi, pronto a seguire senza indugi i voleri della Nato e di Macron, e un centro destra che per quanto possibile, senza dimenticare la realpolitik (difficile opporsi nello stesso tempo a Ursula e Biden e rimanere in piedi), sta criticando aspramente, per bocca di Salvini, Meloni, Tajani e persino Crosetto, le fughe in avanti di Macron e di Stoltenberg. Come è accaduto, del resto, in passato, con la guerra alla Serbia e quella, ancora più disastrosa in Libia (con il PCI-PD super favorevole e i partiti di centro destra a frenare).

L’Italia governata dalla Dc e poi quella di Berlusconi hanno cercato di dare all’Italia un ruolo di mediazione, sia verso i paesi del mediterraneo, che verso la Russia, ricordando il detto di Giulio Andreotti: “vi sono due modi di essere alleati degli americani, sull’attenti o amichevolmente: noi seguiamo la seconda strada”.

La sinistra, un tempo servile verso Mosca, appare invece, oggi, del tutto succube delle scelte di Washington, tanto più con la segreteria di Elly Schlein, che nell’America di Obama e Biden ha mosso i suoi primi e decisivi passi politici.

Ma tornando a Macron e al suo protagonismo bellicoso, vi sono due partiti italiani, Azione di Carlo Calenda e Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi e di Emma Bonino, che fanno esplicitamente riferimento al presidente francese, e che ogni giorno incalzano il governo per spingerlo verso posizioni di maggior chiusura e conflitto con Mosca, cercando di tagliare tutte le vie possibili alla diplomazia.

In un simile panorama, un voto contro il PD e contro i due partiti macroniani, è, tra le altre cose, l’unico atto che un cittadino può compiere per dire la sua a favore della pace, e per scongiurare un’escalation che in troppi sembrano desiderare.

Si calcola che se Azione e Stati Uniti d’Europa rimarranno sotto il 4 %, non avranno eletti e il partito europeo di Macron, Renew Europe, perderà tra gli 8 e i 9 seggi.

Gli italiani, invece, ne guadagneranno qualche possibilità in più per la pace.

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