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Wanted Netanyahu: ora che succederà?

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La Corte Penale Internazionale ha emesso i mandati d’arresto contro i leader israeliani e di Hamas. Ora che succederà? 

La decisione del Procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI) Karim Khan di spiccare mandati d’arresto per alcuni tra i principali leader israeliani, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant, secondo i principali media statunitensi come Time e Guardian è di una gravità senza precedenti.

Certo, la CPI non si è fermata ai leader israeliani, ha spiccato mandati d’arresto per crimini di guerra contro l’umanità anche per tre leader di spicco di Hamas.

Però la velocità con cui Francia Belgio e Slovenia hanno espresso sostegno alla decisione del Tribunale per i Crimini di Guerra lascia perlomeno sconcertati.

Sconcertati lo sono per primi gli israeliani tanto che il loro ministro degli Esteri si è recato in Francia per cercare di capire come contenere le ricadute della decisione presa dal procuratore della CPI.

Stando alle motivazioni della Corte, la decisione è il risultato di un’indagine indipendente e imparziale, guidata dall’obbligo di indagare equamente sulle prove incriminanti.

Premesso che la richiesta d’arresto dovrà essere prima passata al vaglio di tre giudici sorteggiati ed in particolare quelli provenienti da Romania, Benin e Messico, e non è quindi garantito che l’emissione dei mandati sia attuata, l’accusa resta comunque grave. Talmente grave da mettere sotto pressione lo stesso procuratore Khan da parte degli Stati Uniti e di Israele.

Non solo, secondo il Time una dozzina di senatori hanno scritto al procuratore avvertendolo di non prendere di mira Israele per non incorrere in… “problemi”.

Critiche feroci sono state espresse anche dal primo ministro israeliano che ha definito la decisione un oltraggio di proporzioni storiche.

Cosa succederà quindi con il rilascio dell’autorizzazione ai mandati?

Per prima cosa dai viaggi dei leader israeliani e di Hamas verranno preclusi i paesi sotto la giurisdizione della Corte penale Internazionale

E tali paesi non sono pochi, sono 124, i quali sottoscrivendo lo statuto di Roma, hanno di fatto l’obbligo di consegnare coloro sui quali pende il mandato d’arresto se mettono piede sul territorio degli aderenti al Trattato.

In pratica tali paesi includono, con l’eccezione degli Stati Uniti, la maggior parte dell’emisfero occidentale, come Europa, Oceania e parti dell’Africa e dell’Asia.

Va considerato che i leader israeliani spesso si spostano nelle capitali occidentali che rientrano nella giurisdizione della Corte penale internazionale.

Ne consegue che tale decisione è altamente penalizzante per la politica estera di Israele. Basti  solo pensare che tra i leader colpiti da mandato d’arresto c’è anche Vladimir Putin, il quale ha dovuto cancellare in fretta e furia un viaggio già programmato in Sudafrica nel luglio del 2023.

Per contro tale mandato d’arresto ha scarso effetto sui leader di Hamas, i quali, quando non sono nascosti a Gaza e ricercati attivamente da migliaia di soldati israeliani, risiedono in Qatar e altri paesi islamici.

E i Paesi del Golfo, Qatar compreso, non sono firmatari del trattato di Roma.

Va detto infine che il lavoro del Procuratore Internazionale non è ancora concluso, e per sua stessa ammissione potrebbe far scaturire ulteriori mandati d’arresto, legati in particolare alle numerose violenze sessuali seguite da omicidi commesse da Hamas.

Secondo Hamas i palestinesi uccisi dagli attacchi israeliani, a partire dal 7 ottobre scorso sarebbero almeno 35.000. Cifra ritenuta abbastanza credibile, nonostante la reputazione della fonte, dalle Nazioni Unite e persino dagli Stati Uniti.

La ricostruzione storica, in questi anni terribili e scellerati, sarà molto complessa, tenendo conto che la disinformazione si è fatta scienza.

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