Il Miramondo
Ecco l’Agenda di Trump sull’Istruzione

“È giunto il momento di rivendicare le nostre istituzioni educative, un tempo grandi, dalla sinistra radicale, e lo faremo. La nostra arma segreta sarà il sistema di accreditamento universitario”. (Donald Trump)
Tutti, non solo negli Stati Uniti nutrono un’ansia latente su cosa ne sarà delle istituzioni se Trump ricevesse un secondo mandato.
Le premesse di fuochi d’artificio, non solo innocui, ci sono tutte, ad esempio il mondo accademico è estremamente preoccupato per le promesse di Trump di sostituire ad un sistema di accreditamento intellettualmente aperto ad uno più filoamericano, anche installando un regime fiscale punitivo contro le scuole più libertarie e autonome dai dettami di Washington.
Secondo il TIME, i college e le università tendono ad essere luoghi lontani dal trumpismo e maggiormente accoglienti verso il pensiero democratico, spazi sicuri e al riparo da presunte derive populiste nel senso pericoloso del termine. Ora i leader universitari si sentono sotto minaccia.
In breve, Trump nel precedente mandato ha emanato norme che ai più sono sembrate un attacco al libero pensiero.
Senza indugiare sul restringimento giuridico della definizione di violenza sessuale nei campus conferendo più ampie garanzie giuridiche per gli accusati di violenza sessuale, ricordiamo che nelle intenzioni Trump ha limato fondi alle università più impegnate, ha reso difficile per gli studenti stranieri frequentare i campus statunitensi, ha correlato i dollari per la ricerca ad un aumentato diritto di libertà del pensiero conservatore.
Ha considerato una truffa la riforma Obama ed ha minacciato l’esenzione fiscale dei college delegando al Tesoro di indagare sugli sforzi di indottrinamento nei campus.
Ha semplificato la parificazione delle università online e a scopo di lucro rendendole istituzioni a pieno titolo.
Le principali istituzioni accademiche hanno visto come la precedente agenda di Trump sia andata contro la loro, e nella campagna elettorale del 2024 l’ex-presidente promette un atteggiamento ancora più aggressivo contro i principi fondamentali del mondo accademico e persino contro la loro sopravvivenza.
E una guerra aperta con il trumpismo, in vista di un potenziale suo imminente ritorno alla Casa Bianca è una guerra che il mondo accademico non può vincere.
Secondo Michael Itzkowitz, vicecapo dello staff per l’ufficio per l’istruzione superiore presso il Dipartimento dell’Istruzione dell’era Obama un secondo mandato di Trump potrebbe significare un disastro per coloro che hanno a cuore il successo degli studenti. “Un secondo mandato di Trump apre le porte a cattive politiche e istituzioni scadenti”.
Il TIME paventa che se Trump dovesse vincere di nuovo, riconquisterebbe un enorme potere sulle università del paese per altri quattro anni e lascerebbe la sua impronta sui laureati per molto più tempo.
Questo considerando oltretutto che la ristrutturazione dei prestiti studenteschi del 2013 ha ridotto la quota dei finanziatori privati nel mercato dell’istruzione di grado superiore solo al 13%, distribuendo la maggior parte del debito studentesco sul registro federale dando quindi al Dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti una flessibilità senza eguali, spesso in merito all’equità.
L’Ufficio per i diritti civili del dipartimento è spesso considerato la seconda più grande agenzia secondaria di questo tipo in tutto il governo, con un elenco di cose da fare che tocca tutto, dai programmi delle lezioni, agli sport scolastici, dai bagni, al bullismo e alla spesa equa, dalla scuola materna alla laurea.
In sostanza sembrerebbe che se le università e i loro studenti vogliono contanti, devono rispettare alcuni editti governativi.
Un rapporto pubblicato lo scorso anno, evidenzia come più della metà dei 90 miliardi di dollari di spesa accademica totale annua per la ricerca e lo sviluppo nel paese provengono dal bilancio federale, ed è la linfa vitale delle principali università e dei college di arti liberali.
L’agenda del secondo mandato di Trump comprende una serie di idee contro le quali i dirigenti di alto livello si stanno già preparando.
I “Consigli di accreditamento” del sistema federale statunitense sono una delle garanzie più ampiamente rispettate contro le organizzazioni inaffidabili che mirano a truffare studenti e contribuenti.
La Trump University, ad esempio, non è mai stata accreditata e quindi dichiarata non idonea a ricevere aiuti o finanziamenti federali agli studenti, e in base a un accordo doveva rimborsare 21 milioni di dollari ai partecipanti che avevano denunciato frode e 4 milioni di dollari all’ufficio del procuratore generale di New York.
Come ha reagito Trump? Ha promesso di licenziare gli accreditatori esistenti e di ordinare al suo Dipartimento dell’Istruzione di considerare solo i verdetti dei suoi revisori preferiti, presumibilmente punendo le università d’élite e premiando le fabbriche di titoli di destra.
Oltre a ciò, Trump ha chiesto alle università di di prevedere un curriculum studi che promuova “la tradizione americana e la civiltà occidentale”.
E ha promesso di eliminare “fanatici radicali e marxisti” dal Dipartimento dell’Istruzione, anzi ha promesso l’inverosimile: abolire completamente il Dipartimento dell’Istruzione.
L’idea più audace di Trump è un’Accademia nazionale americana, un’università online gratuita, che rilasci titoli di studio completi, che costituirebbe una zavorra contro le università che ritiene troppo intellettualizzate.
Un simile sforzo sarebbe insostenibile anche in un Congresso controllato dai repubblicani; semplicemente non è possibile finanziare il progetto “tassando, multando e facendo causa” ai rivali esistenti.
Anche il comitato editoriale conservatore del Wall Street Journal l’ha definita una pessima idea.
Un unico programma di studio nazionale è follia anche per la maggior parte dei conservatori, e per i democratici come l’ennesima agenda di indottrinamento “Make America Great Again”.
Michael Brickman uno dei principali consiglieri del sottosegretario all’Istruzione durante gli anni di Trump afferma: “Non penso che molte persone stiano facendo piani seri affinché il governo federale avvii un’università. Ci sono molte altre cose da fare”.
Alla luce di tutto questo cosa dobbiamo aspettarci dal momento che l’istituzione universitaria statunitense sotto più aspetti è comunque interfacciata in qualche modo con quella Europea?
A nostro avviso nulla di particolarmente eclatante.
Trump è “una vecchia volpe“, la maggioranza del suo elettorato è composta da cittadini che la sua squadra chiamava: “quelli con un’istruzione molto scarsa”, e Trump nel 2016 aveva un vantaggio di ben sette punti su tutti gli elettori senza istruzione universitaria.
Persone di ceto medio o basso delle quali Trump ha alimentato il livore verso quella classe radical-chic e molto snob che imperversa nei campus in prevalenza ad indirizzo umanistico e come opinion leader nel rivendicare diritti che spesso ignorano le problematiche degli elettori di Trump.
Sovviene da pensare che Trump si attenga a due principi che hanno fatto storia, ovvero cambiare tutto perché nulla cambi e che il fine giustifica i mezzi.
Sarà pure spregiudicato, ma ha già vinto una volta delle elezioni che lo vedevano deriso solo per essersi candidato.

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