Bilanci delle famiglie: il 42% dei consumi sono spese obbligate

Il 42% dei consumi sono spese obbligatorie così sempre meno reddito può essere disponibile per beni e servizi. L’indagine promossa dall’Ufficio Studi di Confcommercio lascia davvero poco spazio alle interpretazioni.

Prima di tutto le famiglie italiane devono pensare a saldare bollette, affitti o rata del mutuo, sanità e carburante e solo dopo possono concentrarsi sui consumi commerciali per una quota che negli anni si è sempre più assottigliata.

Dal 1995 l’incremento supera il 5%, ma il minore potere d’acquisto è crescente.

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Cosa si può fare per invertire questa tendenza negativa? A disposizione c’è un’unica strada: la riduzione in maniera strutturale del carico fiscale, cioè meno tasse.

L’andamento è chiaro: a causa dei prezzi fortemente crescenti e di quantità che si riducono meno che proporzionalmente, le spese obbligate occupano quote crescenti del bilancio famigliare.

I primi a rimetterci saranno i negozi fisici specialmente quelli di prossimità che saranno sempre più succubi del commercio online che al contrario andrà sempre più a rinforzarsi.

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Dall’indagine emerge anche che su un totale di circa 21.800 euro pro capite per famiglia, più di 9mila euro se ne vanno per le spese obbligate, 348 in più rispetto al 2019.

Nel dettaglio 4830 euro per la voce abitazione dei quali 1721 sono per l’energia, gas e carburanti. Del resto tra il 1995 ed il 2024 l’indice dei prezzi degli obbligati è cresciuto del 122,7% ed i beni commercializzabili del 55,6%.

L’inflazione gioca un ruolo primario nell’erodere i redditi famigliari, in più nel settore degli obbligati la concorrenza è minima. Sul lungo termine le dinamiche appaiono abbastanza chiare: famiglie sempre più piccole contrapposto all’invecchiamento in buona salute della popolazione.

Un’ultima considerazione. Questi fenomeni hanno inciso sul benessere economico o sul disagio sociale riducendo la libertà di scelta sui consumi. 

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