Chiedi a Vega Archivi - La voce del Trentino https://www.lavocedeltrentino.it/category/chiedi-a-vega/ Quotidiano online indipendente Fri, 16 Aug 2024 06:59:00 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Ma dove sono finite le femministe? https://www.lavocedeltrentino.it/2024/08/18/ma-dove-sono-finite-le-femministe/ Sun, 18 Aug 2024 03:55:28 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=474658 Ma dove sono finite le femministe?

Ma dove sono finite le femministe? Cara Vega, Sono figlia di una madre protofemminista, come amava chiamarsi, ed ho un figlio adolescente. Non ho mai avuto un buon rapporto con mia madre, ed ho sempre sospettato fosse perché ero una figlia, l’unica, probabilmente non voluta, dal momento che mio padre mi ha riconosciuta che ero […]

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Ma dove sono finite le femministe?

Ma dove sono finite le femministe?

Cara Vega,

Sono figlia di una madre protofemminista, come amava chiamarsi, ed ho un figlio adolescente. Non ho mai avuto un buon rapporto con mia madre, ed ho sempre sospettato fosse perché ero una figlia, l’unica, probabilmente non voluta, dal momento che mio padre mi ha riconosciuta che ero già grande.

È sempre stata rigida e distaccata con me, e la mia infanzia e adolescenza le ho passate con la nonna. Forse per ricambiare la sua anaffettività non mi sono mai interessata del suo attivismo quasi da esaltata e delle sue battaglie per i diritti delle donne, combattute fino alla sua morte.

Ora però inizio a chiedermi dove siano finite le femministe, e lo faccio a causa della musica che ascolta mio figlio, il Rap o Trap o quel genere lì insomma.

È una musica che oltre ad esaltare il drogarsi, lo spaccio, il crimine e la violenza, parla delle donne in termini di buchi. Mio figlio assieme ai suoi amici e alle sue amiche non ascoltano altro tutto il giorno, e le rime sono agghiaccianti, incitano persino a farsi le madri che sono considerate anche loro oggetti del piacere.

E che tristezza vedere che persino le amiche di mio figlio ascoltano questa musica senza reagire alle strofe che le vedono come prede da usare o peggio. Non vedo però reazioni da parte dei genitori e delle associazioni femministe, però vedo questi cantanti tutti tatuati e pieni di piercing invitati in televisione come divi. Non so più cosa pensare. È vergognoso.

Isabella

Risponde Vega:

Gentile Isabella, conosco il problema e la ringrazio per averlo sollevato, anche se non è esatto dire che tutto il Rap sia così e che i genitori non se ne accorgano. Stranamente, in un paese dove la libertà di stampa è collocata piuttosto in basso e si ha quasi paura a dire “sciocchino” per non finire querelati, certi contenuti dei testi di alcuni rapper viaggiano tranquilli ovunque ci sia un media.

Dove sono finite le femministe? Bella domanda.

Trento era all’avanguardia nell’idea femminista, basti pensare al Cerchio Spezzato; lei probabilmente non era ancora nata ma sua madre di sicuro ha dato il suo contributo da attivista della prima ora (in realtà c’erano le Suffragette nell’800 e Olympe de Gouges nel ‘700).

In Italia tra le tante c’era Lina Mangiacapre, artista e regista d’avanguardia, nonché attivista femminista, o per meglio dire: ecofemminista. Morta giovane, prima dei sessant’anni, era considerata un’icona già da viva. Le hanno dedicato una sezione al National Museum of Women in Arts di Washington, un belvedere a Napoli, un premio alla Biennale di Venezia, mostre, documentari…

Questo per farle capire l’importanza dell’attivismo femminista a cui sua madre ha contribuito, che ha portato alle pari opportunità oltre ad una caterva di conquiste sociali. E siamo ancora indietro, e quasi ogni giorno c’è un femminicidio.

Nell’omologazione della cultura, dove quasi non si distingue più tra quella maschile e quella femminile, può starci che delle adolescenti ascoltino con indifferenza strofe che tacciano le donne come oggetti sessuali o buchi, come dice lei.

Noi adulti siamo forse troppo occupati per distinguere le parole di ritmi che sembrano tutti uguali con voci distorte da autotune e quasi annoiate tanto da provocare, non solo negli adulti, il sonno della ragione. Non ci badiamo troppo è vero, anche se molti di questi artisti sono divenuti modelli da imitare per più adolescenti.

O forse siamo intellettualmente tutti troppo arroganti e non diamo importanza a certe culture maschili che consideriamo inferiori e stupide.

Ma la stupidità spesso non è innocua, a proposito di femminicidio. Siamo comunque madri, magari a volte disattente ma senz’altro più pericolose delle femministe, e non vorrei essere nei panni di chi predica per poi attuare violenza sulle loro figlie o figli. Fossi in loro passerei al melodico per non finire come Farinelli, acclamato come Voce Regina, e castrato.

Un saluto caro.

Vega.

Le prescrivo:

il fuoco che ti porti dentro” di Antonio Franchini, ed. Marsilio 2024.

“A quattro zampe” di Miranda July”, ed. Feltrinelli 2024.

“Voce Regina” film di Gerard Corbiau, 1994. Pellicola candidata all’Oscar e al Golden Globe con un’interpretazione strepitosa di Stefano Dionisi, e grande musica, finalmente.  

 

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Scuola a pressione: gli studenti sono svogliati o stressati? https://www.lavocedeltrentino.it/2024/05/30/scuola-a-pressione-gli-studenti-sono-svogliati-o-stressati/ Thu, 30 May 2024 13:23:16 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=460957 Scuola a pressione: gli studenti sono svogliati o stressati?

Chiedi a Vega, ti sarà dato. Gentile Vega, Sono la nonna di due studenti che frequentano le superiori. Ho letto con interesse un articolo del professor Giuseppe Maiolo psicoanalista universitario che era apparso su un quotidiano locale il 28 maggio scorso. Approvo pienamente e così penso altre famiglie, quanto ha descritto ovvero una scuola che andrebbe […]

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Scuola a pressione: gli studenti sono svogliati o stressati?

Chiedi a Vega, ti sarà dato.

Gentile Vega,

Sono la nonna di due studenti che frequentano le superiori. Ho letto con interesse un articolo del professor Giuseppe Maiolo psicoanalista universitario che era apparso su un quotidiano locale il 28 maggio scorso.

Approvo pienamente e così penso altre famiglie, quanto ha descritto ovvero una scuola che andrebbe rivalutata.

Il professore ha elencato una situazione direi catastrofica, chi ha più figli in età scolastica vive un vero dramma: insegnanti che valutano lo studente per il voto alto; invece, dovrebbero farsi carico di chi fa fatica e arranca, aiutandolo a raggiungere i risultati ottimali. Questa è la vera capacità dell’insegnante! 

Tutto ciò fa meditare, la scuola non diventi uno spauracchio ma un luogo di apprendimento formativo. I nostri giovani devono varcare l’aula con serenità e senza ansia. Solo così eviteremo l’abbandono scolastico.

Nonna Gemma

Risponde VEGA:

Cara nonna Gemma, ho letto anch’io con molta attenzione l’articolo del professor Maiolo, che ha avuto il merito di evidenziare quanto ormai da troppo tempo sento riportare da numerose famiglie con ragazzi adolescenti che affrontano le superiori.

Non sono certo un’esperta ma ho come l’idea che il sistema scolastico sia rimasto ingessato nel tempo per quanto riguarda le pretese formative, o addirittura abbia fatto un passo indietro sulla valutazione effettiva dell’apprendimento dello studente.

Dico questo perché alcune applicazioni rigorose degli attuali sistemi valutativi (come il peso dei voti) a mio avviso lasciano il tempo che trovano.

Ricordo qualche tempo fa un lungo colloquio con gruppo di mamme, anche sì i padri al giorno d’oggi partecipano di più nell’affiancare i figli nel loro percorso scolastico.

Ebbene queste madri erano inferocite perché una professoressa aveva affermato davanti agli studenti la frase che è il voto che fa la persona.

Frase questa, sempre che sia reale, a mio avviso agghiacciante, e che riporta al Medio Evo, ai secoli bui del sistema scolastico, la persona nulla ha a che fare con il voto.

Forse poteva al massimo affermare che è il voto che fa il professore, visto che ci campa. Un sistema scolastico che a parer mio troppo spesso si basa sullo slittamento da “Cogito ergo sum “ a “Digito ergo sum”.

Da quanto mi raccontano molti genitori, e che ricordo io stessa, i temi di italiano influivano per larghissima parte sulle valutazioni delle capacità cognitive e l’attitudine allo studio dello studente. Se uno studente prendeva 10 nei temi liberi non veniva bocciato a prescindere, anche se su alcune materie tecniche o scientifiche era insufficiente.

Questo perché, una proprietà di linguaggio ed una sensibilità di pensiero già bastavano al collegio insegnanti a capire il la ragazza o il ragazzo si sarebbero comunque fatti strada nella vita o all’università.

E questo valeva anche per il contrario, ovvero chi eccelleva nelle materie scientifiche ma totalmente carente in quelle umanistiche non veniva martirizzato da norme esattissime.

Non solo le interrogazioni orali, se fatte psicologicamente più che severamente, permettevano di comprendere se lo studente aveva studiato e soffriva di un blocco emotivo o non aveva aperto libro e meritava l’insufficienza.

In più mi è stato riportato che le attuali verifiche vengono fatte col sistema a domande e crocette, se è così l’impossibilità di descrivere le risposte e un successivo contraddittorio può avere effetti negativi su un giudizio basato sulla persona piuttosto che sul voto, come deve essere.

Ora, seri studi comparativi evidenziano come gli studenti italiani convivano il larga parte con una forte ansia (circa il 70%) a fronte a verifiche e compiti in classe, e con percentuale ancora maggiore vive costante paura di fronte alla possibilità di prendere brutti voti.

Da ciò ne consegue che larga parte degli studenti italiani, ansia a parte, siano anche insoddisfatti e di riflesso infelici rispetto agli studenti di altri paesi, dato che la dice lunga sull’effettiva efficacia del sistema scolastico così come viene rappresentato.

Il professor Maiolo non è l’unico a coniugare l’ansia da prestazione con l’insoddisfazione e il timore di un giudizio negativo da parte dei genitori, che spesso sfocia in disturbi psicosomatici da non sottovalutare per la salute dei ragazzi.

Una scuola di pensiero di alcuni docenti universitari che mi è stata riportata direttamente da loro, la trovo interessante e per certi versi risolutoria: si tratta d rivedere tutto il sistema codificato quasi immobile e scolpito nel tempo delle materie a cui debbono farvi fronte gli studenti per avanzare nel loro corso scolastico.

La proposta è quella di offrire più alternative. – Alternative si badi bene parametrate con la serietà che caratterizza la scuola italiana che comunque, con i suoi difetti, rimane sempre una delle migliori al mondo se non la migliore, anche se con i professori tra i meno pagati.

Alternative che possono permettere allo studente di trovare una via affine a certe materie considerate ostiche ma adattabili al tipo di intelligenza che gli appartiene.

Intelligenza che non è omologata e identica per tutti ma assume varie forme che se perseguite in modo coincidente permettono al ragazzo di trovare con successo la sua via nella vita.

In sostanza non si tratta come spesso accade nei college statunitensi di offrire come alternativa ad un corso di letteratura un corso di ceramica, ma di presentare un ventaglio di proposte, tra le quali ciascuno, se ha desiderio gli ottenere un diploma e a seguire una laurea, può trovare quella più aderente alle sue inclinazioni.

Si pensi solo a quanto Latino e Greco scoraggino tanti studenti nelle loro scelte scolastiche, perdendo così potenziali ottimi professori di materie umanistiche.

Ma il luogo comune dice che Greco e Latino aprono la mente e insegnano il metodo.

In un mondo che va a rotta di collo verso l’Intelligenza Artificiale si può provocatoriamente affermare che è quasi meglio essere ferrati in Fortnite (Ndr – Videogioco) che nelle due nobili lingue, stando a quanto affermato da più studi circa il risultato sulla capacità mentale e metodologica.

La differenza sta nel digitare anziché cogitare, ed è più divertente – Molti genitori concordano con il generale Vannacci per quanto riguarda una separazione delle classi tra coloro che hanno difficoltà di apprendimento e coloro che hanno spiccate attitudini allo studio. Sulla carta questa idea potrebbe anche funzionare, ma ritengo sarebbe la rovina d’Italia.

Con tale sistema si creerebbero due poli opposti: l’Elite e il coloro che sono rimasti al palo, in mezzo il nulla.

Ora, quando lo stato emana le norme può accadere facilmente che le élite proprio perché si considerano superiori possono discostarsene, mentre la massa rimasta al palo dell’apprendimento non le osserva perché non è in grado culturalmente di tenerne conto.

Con l’attuale sistema, pur con tutte le difficoltà che comporta l’inclusione e l’avanzare con il programma scolastico, si crea una classe intermedia che permette così di osservare le norme e far funzionare il nostro paese.

E l’inclusione non è così negativa come pensano gli autoctoni, semplicemente ci vuole tempo ma alla lunga potrà rivelarsi efficace.

I ragazzi italiani imparano a confrontarsi con culture altre e questo non sempre è negativo come si può pensare, ma quello che emerge, a parte episodi che per fortuna nel novero globale rimangono pur sempre dentro parametri fisiologici di una società, è che i ragazzi stranieri imparano a conoscere gli italiani, e da sempre gli italiani dominano sul piano dell’empatia e di una cultura tradizionalmente accogliente e poco incline agli integralismi.

Al di là di tutto a mio personale avviso bisogna tenere conto di una cosa fondamentale: i ragazzi, oggi più che mai visti gli sconvolgimenti epocali che stanno vivendo, debbono essere il più possibile felici.

Se alla loro cronica infelicità contribuisce in larga parte la scuola forse è il caso che chi emana le linee guida vada con umiltà a sedersi tra i banchi ed impari dagli studenti e dalle famiglie cosa effettivamente sia necessario per entusiasmare i giovani allo studio senza che muoiano di stress tra le braccia deluse dei genitori.

Le prescrivo: L’ascolto della registrazione della conferenza di Paolo Crepet in rete con il titolo: Educare oggi. Il Coraggio, vivere, amare, educare di Paolo Crepet. Dopo aver letto il Coraggio, l’ascolto dell’album di Baby Gang : Innocente.

Mi stia bene.

Vega

 

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Dio c’è. E forse anche le prove https://www.lavocedeltrentino.it/2024/05/11/dio-ce-e-forse-anche-le-prove/ Sat, 11 May 2024 10:41:22 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=457165 Dio c’è. E forse anche le prove

Chiedi a Vega e ti sarà dato...

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Dio c’è. E forse anche le prove

Cara Vega,

Non so più a chi credere.

Mi spiego, sono sempre stata cattolica, fino a pochi anni fa praticante, e riponevo massima fiducia nella mia incrollabile fede, ma qualche tempo fa mio figlio di quasi 13 anni mi ha chiesto: “Mamma Dio esiste?”

Ho risposto di sì e lui ha replicato: “Come fai a saperlo?”.

Presa alla sprovvista ho risposto a mia volta che all’ora di Religione e a Catechesi glie lo avevano già spiegato e non occorre che lo ripeta io, e che comunque bisogna avere fede perché Dio ci vede e ci aiuta, e se si prega lo si sente dentro e ci conforta.

Lui mi ha guardata in modo patetico e mi ha detto sprezzante che lui non crede, come non credono tutti i suoi amici, tranne quelli musulmani. Abbiamo troncato la conversazione con la scusa da parte mia che avevo faccende da sbrigare.

Tutto questo mi ha fatto riflettere, e con l’amaro in bocca. Non sono una teologa ma un’impiegata, però ho capito che la mia fede è nata dalla consuetudine, da una certezza inculcata già da piccola dai miei genitori ferventi cattolici, e che è sempre stata un paracadute nei momenti di sconforto, perché sono nata credente e non mi sono mai posta domande.

Insomma, un rifugio comodo e sempre disponibile.

Ora i tempi sono cambiati, le prediche sono quasi sempre le stesse e danno per scontato che Dio, Spirito Santo e tutti i Santi del Paradiso compresi gli Angeli ci sono, ci vedono e ci proteggono.

Ma i tempi non dicono questo, se parliamo di misericordia e protezione, i tempi ci raccontano di eterna ferocia a livello mondiale e cattiveria insita nell’uomo, e della consueta miseria e sfortuna degli ultimi della Terra, e di ricchi sempre più ricchi, che si dicono religiosissimi.

Per non parlare dello scandalo dei preti pedofili, che spero Papa Francesco affronti con determinazione, ma è stata una ulteriore ragione per cui, almeno per ora, non frequento più la Messa domenicale.

Il mio compagno non crede e campa benissimo senza fede, anche se rispetta la mia, ma non è un gran conversatore e non abbiamo mai ragionato più di tanto su questo. Non crede nemmeno nel matrimonio ma ha comunque permesso a mio figlio di fare religione e frequentare Catechesi all’oratorio.

Non credo che i dubbi di mio figlio siano stati suggeriti da mio marito, non sarebbe in grado di argomentare il perché Dio non dovrebbe esistere.

Ma andando verso la terza età, pur lontana, penso alla morte e anziché rafforzare il mio credo sto avendo sempre più dubbi. E questo mi fa molta paura. Paura di perdere la fede.

Beatrice

RISPONDE VEGA

Mia cara Beatrice, le do subito una buona notizia: secondo recenti studi scientifici credere e pregare (di riflesso anche andare in chiesa) fa campare circa quattordici anni in più; quindi, avrà tutto il tempo di invecchiare serena ragionando sulla sua fede.

Anche avere dubbi fa bene, perché la fanno pensare, e pensare profondo tiene sveglio il cervello e anche questo allunga la vita. Inoltre, per avere fede è necessario interrogarsi sul perché si crede.

Se Dio esista o meno non lo so neanch’io, non vi è risposta certa se non dall’ascolto del cuore, a meno che non si creda ciecamente nelle rivelazioni originarie della Bibbia e i vari testi a seguire, che hanno contribuito a irrobustire la già affollata schiera di Santi e Profeti.

Un testo che sicuramente ha contribuito a migliorare il mondo è il Vangelo, che è stato un importante antidoto alla Bibbia, che fondamentalmente è un libro pieno di apparenti contraddizioni e potenzialmente pericoloso per chi non ha la sufficiente cultura per interpretarlo in modo meno letale di quanto possa essere compreso nei suoi significati strettamente letterari.

Stessa cosa vale per l’idea dell’esistenza o meno di Dio.

Tale esistenza può essere spiegata o negata sia dal punto di vista scientifico che da quello dato dal credo interiore basato su rivelazioni non/o tangibili dal punto di vista empiristico.

Mi spiego meglio, anche se la reputo persona di fine intelligenza ma non mi pensi teologa: una persona può sentire dentro di sé Dio e trarre frutto dalle indicazioni o dalle supposte rivelazioni che questa voce interiore provoca nella sua morale intima.

Stessa cosa vale per una persona che crede fermamente nelle rivelazioni provate dal solo punto di vista reale e scientifico, perché potrà fare più fatica ad avere tale voce interiore in quanto soverchiata dalla voce della ragione.

Tale certezza però non è del tutto pacifica, e per vari ordini di motivi.

Prendiamo il più facile ed attuale: Gli Ebrei. Si ritengono il Popolo Eletto (ed il QI è recentemente stato comunque sviscerato in QI creativo, emotivo ecc. non disperi…).

Questo tipo di intelligenza ab origine spiegherebbe sia molte delle loro capacità di imporsi dal punto di vista finanziario e tecnologico sia il motivo della loro millenaria persecuzione.

La scienza spiega tale elettiva capacità cognitiva al fatto che da sempre, al contrario delle altre religioni, hanno per obbligo morale e religioso dovuto imparare a leggere la Bibbia.

Intellettivamente ritengo che questo sia stato un’enorme Gap dal punto di vista intellettivo a livello mondiale.

Se la stessa cosa fosse stata imposta ai Cristiani o ad altre religioni non avremmo avuto un mondo nel quale il popolo ebraico da solo ad un certo punto deteneva una larga fetta di ricchezza e sapere rispetto al resto delle popolazioni, con tutto ciò che ne è conseguito e che purtroppo prosegue, nell’incapacità di altri popoli rimasti nella cecità intellettiva data dal non avere una cultura di massa ancorché razionale.

Cultura che non si baserebbe su promesse raccontate da altri sulla base di rivelazioni che solo pochi eletti ritengono di esserne i possessori.

Nello stesso tempo la scienza propone alcuni risultati empirici che hanno messo in dubbio coloro che vivevano nell’assoluta certezza che Dio non esiste.

Prendiamo ad esempio il Bosone di Dio.

Dopo, (ma anche prima in realtà, prevedendone il risultato) l’esperimento di Ginevra che ne ha sancito la sua esattissima misurazione (si chiama apposta di Dio) per molti ha rappresentato l’idea dell’esistenza di un qualcosa di superiore che regola l’Universo.

La Fisica Quantistica ha comportato un ulteriore crollo alle certezze che non vi sia un Ordine Universale ma solo una catena di accadimenti fisici avvenuti per caso.

Personalmente mi piace pensare nel mio immaginario che Dio in sostanza sia dentro di noi, forse come Il Quanto Superiore, che mette in relazione quelli che vogliono il bene e quelli che vogliono il male, facendo dell’amore il grande Net che ci salva e ci rende tutti parte di un disegno universale.

Di universale sì, ma non credo nell’enorme Ur-computer immaginato (e a loro piacerebbe tanto) da alcuni geni della tech, che si credono i nuovi apostoli.

Questo perché, logica vuole, alla originaria Creazione del Mondo non ha certo contribuito una macchina da noi governata, per quanto possiamo venerarla dal punto di vista tecnologico, come il computer, semplicemente perché qualcuno doveva, comunque, generarlo. Farne la Genesi.

Mi piace pensare al contrario che il vero creatore del collegamento positivo moderno sia stato Gesù.

E non è un caso che Steve Jobs venga paragonato al Cristo della Nuova Era, anche se dal punto di vista meramente funzionale pur con tutto quello che ha fatto per migliorare la nostra vita rimane poco più che un chierichetto, al massimo un Diacono.

Vittorio Marchi, grande scienziato e fisico quantistico, alla richiesta cosa ci sia dietro la Creazione ha riposto sicuro e deciso: Il Pensiero. Detto da uno scienziato quantistico della Normale ci si può anche credere.

Per suo figlio le prescrivo, e non si spaventi per l’età, i giovani sono più curiosi di quanto sembra:

–       Confortably Numb dei Pink Floyd e Starway to Heaven dei Led Zeppelin” Edizione Tributo del Kennedy Center”. Pezzi questi che faranno capire a suo figlio come gli Angeli esistano. Eccome, se esistono.

Di più, ma inizialmente solo a lei, prescrivo:

–       Antonino Zichichi. Perché Io credo in Colui che ha fatto il mondo. Tra Fede e Scienza.

–       Cristopher Hitchens: Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa.

Qualora lo desiderasse i due libri le saranno messi a disposizione presso la nostra redazione.

Mi stia bene

VEGA

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Chiedi a Vega, ti sarà dato: «Mi sono innamorato dell’amica di mia figlia» https://www.lavocedeltrentino.it/2024/04/20/chiedi-a-vega-ti-sara-dato-mi-sono-innamorato-dellamica-di-mia-figlia/ Sat, 20 Apr 2024 13:57:23 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=453756 Chiedi a Vega, ti sarà dato: «Mi sono innamorato dell’amica di mia figlia»

Senza pretese di essere onnisciente e infallibile VEGA risponderà ai lettori. Qualche consiglio, un po’ di ironia, un pizzico di proposte culturali… Cara Vega, Ho cinquantasei anni, mi sono separato da poco e ho una figlia di 19 anni che adoro e che di giorno sta spesso da me perché, dice, che la madre è […]

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Chiedi a Vega, ti sarà dato: «Mi sono innamorato dell’amica di mia figlia»

Senza pretese di essere onnisciente e infallibile VEGA risponderà ai lettori. Qualche consiglio, un po’ di ironia, un pizzico di proposte culturali…

Cara Vega,

Ho cinquantasei anni, mi sono separato da poco e ho una figlia di 19 anni che adoro e che di giorno sta spesso da me perché, dice, che la madre è troppo rigida e ci litiga sempre.

Non sono contento di stare solo ma per ora non cerco altre storie perché separarmi è stato un disastro e non perché mi manca la mia ex ma economico, con tante spese condivise e alimenti ecc.

Il problema è che mi sono innamorato perdutamente della compagna di università di mia figlia, con la quale studia assieme con profitto.

Quando non c’è mi manca talmente tanto al punto da insistere perché la inviti più spesso a casa e si fermi anche a cena, e confesso che mi piacerebbe si fermasse anche a dormire ma è impossibile perché purtroppo vivo in un miniappartamento.

Mi sento un po’ in colpa e un po’ ridicolo, perché quando so che dopo il lavoro le trovo a casa a studiare e che si fermano a cena corro a comperare le cose che so che a loro piacciono, in rosticceria, in pasticceria, e spendo tanto per le bottiglie più costose perché a loro piace lo spumante, mentre a me è sempre piaciuta di più la birra.

Cerco di vestirmi giovanile, anche se per lavoro sono in cravatta, e comunque sia non mi piacciono giubbotti, jeans, scarpe da ginnastica ecc.… Cerco di imparare lo slang dei ragazzi, anche se cambia di anno in anno, e cerco di imitarli tipo, che so…amo’, scialla, bro ecc.…

La loro musica non mi piace ma quando ci sono la ascolto e faccio finta che mi piaccia parecchio.

Mi sono iscritto in palestra anche se torno a casa stanco dal lavoro, solo perché mia figlia davanti alla sua amica mi ha schernito dicendo che ho le spalle spioventi e la pancetta. Sono persino arrivato a scurirmi i capelli.

Per loro compro tutto quello che vogliono obbedendo ad ogni richiesta, come i biglietti per i concerti che mi costano tantissimo ed ho raddoppiato la paghetta settimanale a mia figlia, perché così possa pagare anche per la sua amica, che proviene da una famiglia con più figli e limitate possibilità economiche.

Quando non accompagnate da amici faccio sempre il loro tassista portandole in città dalla valle dove abito e andando a prenderle a qualsiasi ora, anche a notte fonda dopo la discoteca, a volte per portarle dalla mia ex che abita anche lei fuori città.

Penso sempre a questa ragazza giorno e notte.

Lei è gentile con me ma niente di più, e quando è a casa mia sto a guardarla rapito anche quando studia, stando attento a non farmi scoprire.

Spendo un sacco di soldi tanto che faccio fatica a pagare gli alimenti mensili, mi sto privando di tante cose, come pescare o lo spritz serale con gli amici e ho iniziato a fare prestiti perché ho un lavoro che, pur ben retribuito, dopo la separazione mi permette di arrivare a malapena a fine mese e devo stare attento con le spese.

Con questa ragazza ricordo le cotte da giovane e quanto facevano soffrire!

In relazione alle relazioni tormentate confesso che la mia ex l’ho sposata per non soffrire dopo essere stato lasciato e per paura di stare solo, e lei ha lenito le mie ferite esistenziali, era in gamba, ma non ne ero particolarmente innamorato, però mi sentivo al sicuro ed ero tranquillo anche se passati i primi anni vivevamo come indifferenti uno all’altro, da lei mai più un regalo o una coccola affettuosa.

Poi ritengo che lei abbia trovato un altro, anche se non lo so per certo e non lo ha mai ammesso, ma io ne sono quasi sicuro, perché ha iniziato a curare attentamente il suo aspetto, la sua forma fisica, il trucco, il vestire.

Proprio come sto facendo io ora per via di questa cotta bruciante.

Insomma, sto male e non riesco a farmela passare ma non posso permettermi uno psicologo.

Sergio di Trento

RISPONDE VEGA

Gentile Sergio,

premetto che ora lo psicologo possono permetterselo tutti o quasi, persino online e con i bonus statali, personalmente non sono troppo convinta della loro efficacia, così come ritengo che la mente umana sia troppo complessa per arrivare ad una risposta accademica risolutoria, meglio la fede, per chi ha fede.

Comunque, lei non sembra mancare di pensiero organizzato ma la sua confusione deriva dal cuore, sta prevalendo sulla ragione e su questo la psicologia a mio avviso può far ben poco, almeno nell’immediato, e lei è in pericolo, perché sentirsi inadeguato, escluso e accorgersi di sfiorare il ridicolo provoca quell’amarezza che spesso si accompagna alla depressione.

Un amore platonico non è un dramma anzi la tiene vivo, specie se è solo, basta non cadere nel patetico.

Si sforzi pure di fare palestra che alla sua età fa bene, ma lo faccia per la sua salute e cerchi di restare il più possibile fedele a sé stesso. Già il solo essere innamorati rende più belli, si accontenti e non si renda ridicolo trasformandosi in quello che non è mai stato o sfidare le leggi della fisica che muove l’inevitabile decadenza dovuta all’età.

Le è mai capitato di incontrare dopo decenni ragazze o donne delle quali era attratto se non innamorato perché le considerava bellissime e trovarle sfatte e irriconoscibili? Si pensi così e si consoli, la terza età non è sempre così male perché si scoprono cose altrettanto seducenti che da giovani non venivano nemmeno prese in considerazione.

Se non si ritiene un uomo interessante buone letture, frequentare eventi culturali e natura immersiva, Yoga e meditazione assistita ritengo siano più efficaci e seduttive della tintura per capelli.

Le donne, specie le donne giovani, sono più sottili e intuitive di quanto si pensi, ed è vero che spesso sono anche più ciniche; quindi, non si illuda che il suo rimbambimento amoroso non passi inosservato, ma può suscitare interesse ammirazione e rispetto per lei, se non si trasforma in un servo lumacone convinto di essere ancora un ventenne.

Piuttosto sia più distaccato, ironico e ci rida sopra su questa cotta, la farà sentire meglio e rallegrerà anche loro.

Rifletta invece su una cosa: sicuro che in tutto questo c’entri solo l’amica? O è un modo inconscio per cancellare alcuni sensi di colpa dovuti alla sua assenza come padre?

Se sua moglie è ritenuta troppo rigida da sua figlia può anche essere che abbia dovuto sopperire alla sua mancanza come un genitore e marito che di norma agisce in coppia nell’educazione. Magari per godersi più Spritz con gli amici.

Se fosse così a mio avviso dovrebbe benedire la sua ex e baciare dove pesta se sua figlia non ha particolari problemi, è serena e studia con profitto all’università.

Stia inoltre attento a captare se arrivano segnali seduttivi da parte della ragazza di cui si è, dice lei, innamorato perdutamente, o magari infatuato, se sì se la metta via e tagli di netto.

Di questi tempi andare dove ti porta il cuore è avventurarsi in campi minati, se non si resta entro certi canoni.

Stessa cosa se le capitano pruriti incontenibili a cui aderisce per momentanea incoscienza, nove volte su dieci è un azzardo che porta al precipizio e rischia di perdere chi ama, e potenzialmente anche quelle che potrebbe amare in futuro, e a volte anche la reputazione e la libertà.

Per voler andare comunque verso il termine della notte e dichiararsi senza tema, rischiando imbarazzi e non di vedere più la ragazza bisogna avere un coraggio leonino ed essere psicologicamente attrezzati, cosa che non coincide con il suo comportamento, e pochi i maschi nella sua condizione lo sono.

Meglio l’amore platonico, vero, puro come un bel sogno senza fine.   

Per infonderle coraggio e limare i sensi di colpa le prescrivo il film “Appassionata” (1974) di Gianluigi Calderone, e il libro “L’Animale morente” di Roth, che poi presterà alla sua amata.

Mi stia bene

VEGA

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