Chiedi a Vega
Ma dove sono finite le femministe?

Ma dove sono finite le femministe?
Cara Vega,
Sono figlia di una madre protofemminista, come amava chiamarsi, ed ho un figlio adolescente. Non ho mai avuto un buon rapporto con mia madre, ed ho sempre sospettato fosse perché ero una figlia, l’unica, probabilmente non voluta, dal momento che mio padre mi ha riconosciuta che ero già grande.
È sempre stata rigida e distaccata con me, e la mia infanzia e adolescenza le ho passate con la nonna. Forse per ricambiare la sua anaffettività non mi sono mai interessata del suo attivismo quasi da esaltata e delle sue battaglie per i diritti delle donne, combattute fino alla sua morte.
Ora però inizio a chiedermi dove siano finite le femministe, e lo faccio a causa della musica che ascolta mio figlio, il Rap o Trap o quel genere lì insomma.
È una musica che oltre ad esaltare il drogarsi, lo spaccio, il crimine e la violenza, parla delle donne in termini di buchi. Mio figlio assieme ai suoi amici e alle sue amiche non ascoltano altro tutto il giorno, e le rime sono agghiaccianti, incitano persino a farsi le madri che sono considerate anche loro oggetti del piacere.
E che tristezza vedere che persino le amiche di mio figlio ascoltano questa musica senza reagire alle strofe che le vedono come prede da usare o peggio. Non vedo però reazioni da parte dei genitori e delle associazioni femministe, però vedo questi cantanti tutti tatuati e pieni di piercing invitati in televisione come divi. Non so più cosa pensare. È vergognoso.
Isabella
Risponde Vega:
Gentile Isabella, conosco il problema e la ringrazio per averlo sollevato, anche se non è esatto dire che tutto il Rap sia così e che i genitori non se ne accorgano. Stranamente, in un paese dove la libertà di stampa è collocata piuttosto in basso e si ha quasi paura a dire “sciocchino” per non finire querelati, certi contenuti dei testi di alcuni rapper viaggiano tranquilli ovunque ci sia un media.
Dove sono finite le femministe? Bella domanda.
Trento era all’avanguardia nell’idea femminista, basti pensare al Cerchio Spezzato; lei probabilmente non era ancora nata ma sua madre di sicuro ha dato il suo contributo da attivista della prima ora (in realtà c’erano le Suffragette nell’800 e Olympe de Gouges nel ‘700).
In Italia tra le tante c’era Lina Mangiacapre, artista e regista d’avanguardia, nonché attivista femminista, o per meglio dire: ecofemminista. Morta giovane, prima dei sessant’anni, era considerata un’icona già da viva. Le hanno dedicato una sezione al National Museum of Women in Arts di Washington, un belvedere a Napoli, un premio alla Biennale di Venezia, mostre, documentari…
Questo per farle capire l’importanza dell’attivismo femminista a cui sua madre ha contribuito, che ha portato alle pari opportunità oltre ad una caterva di conquiste sociali. E siamo ancora indietro, e quasi ogni giorno c’è un femminicidio.
Nell’omologazione della cultura, dove quasi non si distingue più tra quella maschile e quella femminile, può starci che delle adolescenti ascoltino con indifferenza strofe che tacciano le donne come oggetti sessuali o buchi, come dice lei.
Noi adulti siamo forse troppo occupati per distinguere le parole di ritmi che sembrano tutti uguali con voci distorte da autotune e quasi annoiate tanto da provocare, non solo negli adulti, il sonno della ragione. Non ci badiamo troppo è vero, anche se molti di questi artisti sono divenuti modelli da imitare per più adolescenti.
O forse siamo intellettualmente tutti troppo arroganti e non diamo importanza a certe culture maschili che consideriamo inferiori e stupide.
Ma la stupidità spesso non è innocua, a proposito di femminicidio. Siamo comunque madri, magari a volte disattente ma senz’altro più pericolose delle femministe, e non vorrei essere nei panni di chi predica per poi attuare violenza sulle loro figlie o figli. Fossi in loro passerei al melodico per non finire come Farinelli, acclamato come Voce Regina, e castrato.
Un saluto caro.
Vega.
Le prescrivo:
“il fuoco che ti porti dentro” di Antonio Franchini, ed. Marsilio 2024.
“A quattro zampe” di Miranda July”, ed. Feltrinelli 2024.
“Voce Regina” film di Gerard Corbiau, 1994. Pellicola candidata all’Oscar e al Golden Globe con un’interpretazione strepitosa di Stefano Dionisi, e grande musica, finalmente.
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