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Scuola a pressione: gli studenti sono svogliati o stressati?

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Chiedi a Vega, ti sarà dato.

Gentile Vega,

Sono la nonna di due studenti che frequentano le superiori. Ho letto con interesse un articolo del professor Giuseppe Maiolo psicoanalista universitario che era apparso su un quotidiano locale il 28 maggio scorso.

Approvo pienamente e così penso altre famiglie, quanto ha descritto ovvero una scuola che andrebbe rivalutata.

Il professore ha elencato una situazione direi catastrofica, chi ha più figli in età scolastica vive un vero dramma: insegnanti che valutano lo studente per il voto alto; invece, dovrebbero farsi carico di chi fa fatica e arranca, aiutandolo a raggiungere i risultati ottimali. Questa è la vera capacità dell’insegnante! 

Tutto ciò fa meditare, la scuola non diventi uno spauracchio ma un luogo di apprendimento formativo. I nostri giovani devono varcare l’aula con serenità e senza ansia. Solo così eviteremo l’abbandono scolastico.

Nonna Gemma

Risponde VEGA:

Cara nonna Gemma, ho letto anch’io con molta attenzione l’articolo del professor Maiolo, che ha avuto il merito di evidenziare quanto ormai da troppo tempo sento riportare da numerose famiglie con ragazzi adolescenti che affrontano le superiori.

Non sono certo un’esperta ma ho come l’idea che il sistema scolastico sia rimasto ingessato nel tempo per quanto riguarda le pretese formative, o addirittura abbia fatto un passo indietro sulla valutazione effettiva dell’apprendimento dello studente.

Dico questo perché alcune applicazioni rigorose degli attuali sistemi valutativi (come il peso dei voti) a mio avviso lasciano il tempo che trovano.

Ricordo qualche tempo fa un lungo colloquio con gruppo di mamme, anche sì i padri al giorno d’oggi partecipano di più nell’affiancare i figli nel loro percorso scolastico.

Ebbene queste madri erano inferocite perché una professoressa aveva affermato davanti agli studenti la frase che è il voto che fa la persona.

Frase questa, sempre che sia reale, a mio avviso agghiacciante, e che riporta al Medio Evo, ai secoli bui del sistema scolastico, la persona nulla ha a che fare con il voto.

Forse poteva al massimo affermare che è il voto che fa il professore, visto che ci campa. Un sistema scolastico che a parer mio troppo spesso si basa sullo slittamento da “Cogito ergo sum “ a “Digito ergo sum”.

Da quanto mi raccontano molti genitori, e che ricordo io stessa, i temi di italiano influivano per larghissima parte sulle valutazioni delle capacità cognitive e l’attitudine allo studio dello studente. Se uno studente prendeva 10 nei temi liberi non veniva bocciato a prescindere, anche se su alcune materie tecniche o scientifiche era insufficiente.

Questo perché, una proprietà di linguaggio ed una sensibilità di pensiero già bastavano al collegio insegnanti a capire il la ragazza o il ragazzo si sarebbero comunque fatti strada nella vita o all’università.

E questo valeva anche per il contrario, ovvero chi eccelleva nelle materie scientifiche ma totalmente carente in quelle umanistiche non veniva martirizzato da norme esattissime.

Non solo le interrogazioni orali, se fatte psicologicamente più che severamente, permettevano di comprendere se lo studente aveva studiato e soffriva di un blocco emotivo o non aveva aperto libro e meritava l’insufficienza.

In più mi è stato riportato che le attuali verifiche vengono fatte col sistema a domande e crocette, se è così l’impossibilità di descrivere le risposte e un successivo contraddittorio può avere effetti negativi su un giudizio basato sulla persona piuttosto che sul voto, come deve essere.

Ora, seri studi comparativi evidenziano come gli studenti italiani convivano il larga parte con una forte ansia (circa il 70%) a fronte a verifiche e compiti in classe, e con percentuale ancora maggiore vive costante paura di fronte alla possibilità di prendere brutti voti.

Da ciò ne consegue che larga parte degli studenti italiani, ansia a parte, siano anche insoddisfatti e di riflesso infelici rispetto agli studenti di altri paesi, dato che la dice lunga sull’effettiva efficacia del sistema scolastico così come viene rappresentato.

Il professor Maiolo non è l’unico a coniugare l’ansia da prestazione con l’insoddisfazione e il timore di un giudizio negativo da parte dei genitori, che spesso sfocia in disturbi psicosomatici da non sottovalutare per la salute dei ragazzi.

Una scuola di pensiero di alcuni docenti universitari che mi è stata riportata direttamente da loro, la trovo interessante e per certi versi risolutoria: si tratta d rivedere tutto il sistema codificato quasi immobile e scolpito nel tempo delle materie a cui debbono farvi fronte gli studenti per avanzare nel loro corso scolastico.

La proposta è quella di offrire più alternative. – Alternative si badi bene parametrate con la serietà che caratterizza la scuola italiana che comunque, con i suoi difetti, rimane sempre una delle migliori al mondo se non la migliore, anche se con i professori tra i meno pagati.

Alternative che possono permettere allo studente di trovare una via affine a certe materie considerate ostiche ma adattabili al tipo di intelligenza che gli appartiene.

Intelligenza che non è omologata e identica per tutti ma assume varie forme che se perseguite in modo coincidente permettono al ragazzo di trovare con successo la sua via nella vita.

In sostanza non si tratta come spesso accade nei college statunitensi di offrire come alternativa ad un corso di letteratura un corso di ceramica, ma di presentare un ventaglio di proposte, tra le quali ciascuno, se ha desiderio gli ottenere un diploma e a seguire una laurea, può trovare quella più aderente alle sue inclinazioni.

Si pensi solo a quanto Latino e Greco scoraggino tanti studenti nelle loro scelte scolastiche, perdendo così potenziali ottimi professori di materie umanistiche.

Ma il luogo comune dice che Greco e Latino aprono la mente e insegnano il metodo.

In un mondo che va a rotta di collo verso l’Intelligenza Artificiale si può provocatoriamente affermare che è quasi meglio essere ferrati in Fortnite (Ndr – Videogioco) che nelle due nobili lingue, stando a quanto affermato da più studi circa il risultato sulla capacità mentale e metodologica.

La differenza sta nel digitare anziché cogitare, ed è più divertente – Molti genitori concordano con il generale Vannacci per quanto riguarda una separazione delle classi tra coloro che hanno difficoltà di apprendimento e coloro che hanno spiccate attitudini allo studio. Sulla carta questa idea potrebbe anche funzionare, ma ritengo sarebbe la rovina d’Italia.

Con tale sistema si creerebbero due poli opposti: l’Elite e il coloro che sono rimasti al palo, in mezzo il nulla.

Ora, quando lo stato emana le norme può accadere facilmente che le élite proprio perché si considerano superiori possono discostarsene, mentre la massa rimasta al palo dell’apprendimento non le osserva perché non è in grado culturalmente di tenerne conto.

Con l’attuale sistema, pur con tutte le difficoltà che comporta l’inclusione e l’avanzare con il programma scolastico, si crea una classe intermedia che permette così di osservare le norme e far funzionare il nostro paese.

E l’inclusione non è così negativa come pensano gli autoctoni, semplicemente ci vuole tempo ma alla lunga potrà rivelarsi efficace.

I ragazzi italiani imparano a confrontarsi con culture altre e questo non sempre è negativo come si può pensare, ma quello che emerge, a parte episodi che per fortuna nel novero globale rimangono pur sempre dentro parametri fisiologici di una società, è che i ragazzi stranieri imparano a conoscere gli italiani, e da sempre gli italiani dominano sul piano dell’empatia e di una cultura tradizionalmente accogliente e poco incline agli integralismi.

Al di là di tutto a mio personale avviso bisogna tenere conto di una cosa fondamentale: i ragazzi, oggi più che mai visti gli sconvolgimenti epocali che stanno vivendo, debbono essere il più possibile felici.

Se alla loro cronica infelicità contribuisce in larga parte la scuola forse è il caso che chi emana le linee guida vada con umiltà a sedersi tra i banchi ed impari dagli studenti e dalle famiglie cosa effettivamente sia necessario per entusiasmare i giovani allo studio senza che muoiano di stress tra le braccia deluse dei genitori.

Le prescrivo: L’ascolto della registrazione della conferenza di Paolo Crepet in rete con il titolo: Educare oggi. Il Coraggio, vivere, amare, educare di Paolo Crepet. Dopo aver letto il Coraggio, l’ascolto dell’album di Baby Gang : Innocente.

Mi stia bene.

Vega

 

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