Telescopio Universitario Archivi - La voce del Trentino https://www.lavocedeltrentino.it/category/home/societa/telescopio-universitario/ Quotidiano online indipendente Mon, 02 Sep 2024 11:29:40 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Green e ad alta tecnologia: UniTrento svela l’Edificio 10 https://www.lavocedeltrentino.it/2024/09/02/green-e-ad-alta-tecnologia-unitrento-svela-ledificio-10/ Mon, 02 Sep 2024 11:29:40 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=477581 Green e ad alta tecnologia: UniTrento svela l’Edificio 10

L’edificio 10, nel compendio dell’ex Manifattura Tabacchi a Borgo Sacco, ha subito una significativa trasformazione nel corso degli anni. Dove un tempo si trovava un capannone metallico degli anni Settanta, ora sorge una struttura moderna e all’avanguardia, progettata per ospitare attività di ricerca avanzata. Questo nuovo edificio, inaugurato recentemente, rappresenta un importante passo avanti per […]

L'articolo Green e ad alta tecnologia: UniTrento svela l’Edificio 10 proviene da La voce del Trentino.

]]>
Green e ad alta tecnologia: UniTrento svela l’Edificio 10

L’edificio 10, nel compendio dell’ex Manifattura Tabacchi a Borgo Sacco, ha subito una significativa trasformazione nel corso degli anni.

Dove un tempo si trovava un capannone metallico degli anni Settanta, ora sorge una struttura moderna e all’avanguardia, progettata per ospitare attività di ricerca avanzata.

Questo nuovo edificio, inaugurato recentemente, rappresenta un importante passo avanti per la città di Rovereto, grazie alla sua architettura sostenibile e alle tecnologie innovative che incorpora.

L’Edificio 10 è stato concepito come un polo di attrazione per la ricerca nel campo del neuroimaging, ospitando attrezzature scientifiche di grande valore. È l’unica struttura in Italia interamente dedicata alla ricerca di base sulle neuroimmagini, un settore in cui l’Università di Trento ha già ottenuto un riconoscimento internazionale.

Durante la cerimonia di inaugurazione, il rettore Flavio Deflorian ha sottolineato l’importanza di questa nuova fase di crescita per l’università e per il CIMeC, mentre la sindaca Giulia Robol ha evidenziato la continuità di investimenti in ricerca e innovazione per lo sviluppo di Rovereto.

Anche l’assessore provinciale Achille Spinelli ha rimarcato il ruolo centrale dei laboratori e delle infrastrutture nel sistema trentino della ricerca e innovazione.

Il progetto architettonico dell’edificio ha richiesto una complessa esecuzione dei lavori, con un’attenzione particolare alla sostenibilità e al comfort ambientale. Il fabbricato si sviluppa su tre livelli, con una superficie complessiva di 3.314 metri quadrati.

Gli spazi sono stati progettati per garantire elevate prestazioni energetiche, grazie all’uso di materiali innovativi e tecnologie avanzate come pannelli fotovoltaici e sistemi di riscaldamento a pompa di calore aerotermica. Inoltre, sono state adottate soluzioni per il comfort acustico e visivo, con spazi che favoriscono la condivisione e la relazione tra i ricercatori.

L’intervento sull’edificio 10 è parte di un più ampio piano di riqualificazione della ex Manifattura Tabacchi, un’area storica di Rovereto che ha visto investimenti significativi per trasformarsi in un centro di eccellenza nella ricerca e nell’innovazione.

Il progetto ha richiesto anni di lavoro e la collaborazione di numerose figure professionali, ma ora l’edificio è pronto a diventare un simbolo del progresso scientifico e tecnologico, non solo per Rovereto, ma per l’intero territorio trentino.

L'articolo Green e ad alta tecnologia: UniTrento svela l’Edificio 10 proviene da La voce del Trentino.

]]>
UniTrento: cosa c’è nel microbioma di quello che mangiamo? https://www.lavocedeltrentino.it/2024/08/31/unitrento-cosa-ce-nel-microbioma-di-quello-che-mangiamo/ Sat, 31 Aug 2024 03:52:53 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=477119 UniTrento: cosa c’è nel microbioma di quello che mangiamo?

Il cibo che mangiamo contiene microbi che possono influenzare sia la qualità del cibo, sia il microbioma umano, vale a dire il patrimonio di microorganismi proprio di ogni persona. Fino ad ora, sapevamo però poco sui microbi presenti negli alimenti. Un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal Dipartimento Cibio dell’Università di Trento ha creato un […]

L'articolo UniTrento: cosa c’è nel microbioma di quello che mangiamo? proviene da La voce del Trentino.

]]>
UniTrento: cosa c’è nel microbioma di quello che mangiamo?

Il cibo che mangiamo contiene microbi che possono influenzare sia la qualità del cibo, sia il microbioma umano, vale a dire il patrimonio di microorganismi proprio di ogni persona. Fino ad ora, sapevamo però poco sui microbi presenti negli alimenti.

Un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal Dipartimento Cibio dell’Università di Trento ha creato un database del “microbioma alimentare” con i metagenomi di 2.533 alimenti diversi. Questo ha permesso di identificare 10.899 genomi di microbi associati al cibo, metà dei quali appartenenti a specie fino ad ora sconosciute.

La ricerca ha inoltre dimostrato che i microbi associati al cibo rappresentano in media fino al 3% del microbioma intestinale di una persona adulta e al 56% del microbioma intestinale di un bambino. Lo studio è stato pubblicato il 29 agosto sulla rivista “Cell”.

«Questa è la più grande indagine sui microbi negli alimenti mai realizzata», racconta Nicola Segata, co-senior author dello studio e microbiologo computazionale dell’Università di Trento e dell’Istituto europeo di Oncologia (Ieo) di Milano.

«Ora, potremo utilizzare questi dati per comprendere meglio come la qualità, la conservazione, la sicurezza e altre caratteristiche degli alimenti siano collegate ai microbi che contengono».

Tradizionalmente, i microbi presenti negli alimenti sono coltivati uno a uno in laboratorio, con un processo molto lento e non adatto a tutti i tipi di microrganismo.

Per caratterizzare il microbioma alimentare in modo più completo ed efficiente, il gruppo di ricerca di Segata e il team internazionale hanno invece sfruttato la metagenomica, uno strumento molecolare che permette di sequenziare simultaneamente l’intero materiale genetico di un campione alimentare. Complessivamente, sono stati analizzati oltre 2.500 metagenomi provenienti da 50 paesi, inclusi 1.950 metagenomi sequenziati per la prima volta.

Attraverso lo studio, sono stati individuati 10.899 genomi di microbi associati agli alimenti, classificati in 1.036 specie batteriche e 108 specie fungine. Il gruppo di ricerca ha inoltre osservato che alimenti simili tendono a ospitare microbi simili ma non identici, con una maggiore varietà tra i latticini.

Nonostante siano stati individuati pochi batteri potenzialmente patogeni, la ricerca ha identificato alcuni microbi meno desiderabili per l’impatto sul sapore o sulla conservazione del cibo. Queste informazioni potrebbero servire per migliorare la qualità di ciò che mangiamo, ma anche aiutare chi si occupa di regolamentazione alimentare o deve determinare l’identità e le origini di un alimento.

«Una cosa sorprendentecontinua Segata – è che alcuni microbi sono presenti con funzioni simili in alimenti molto diversi. Allo stesso tempo, abbiamo dimostrato che gli alimenti che provengono da una specifica struttura o azienda agricola presentano caratteristiche uniche. Questo potrebbe aiutare a determinare le specificità e le eccellenze di una singola zona di produzione. Potremmo addirittura usare la metagenomica per identificare gli alimenti provenienti da un determinato luogo e un determinato processo produttivo».

Comprendere il microbioma alimentare può avere implicazioni anche per la salute umana poiché alcuni dei microbi che mangiamo potrebbero entrare stabilmente nel nostro microbioma. Per esaminare le sovrapposizioni tra i microbi associati al cibo e il microbioma umano, il team ha confrontato il nuovo database con 19.833 metagenomi umani precedentemente sequenziati.

Ne è risultato che le specie microbiche associate agli alimenti compongono circa il 3% del microbioma intestinale adulto e oltre il 50% del microbioma intestinale dei neonati.

«Questo suggerisce che alcuni dei nostri microbi intestinali potrebbero essere acquisiti direttamente dal cibo, o che storicamente le popolazioni umane hanno ottenuto questi microbi dal cibo e poi questi microbi si sono adattati per diventare parte del microbioma umano», spiega Segata.

«Potrebbe sembrare una piccola percentuale, ma quel 3% può essere estremamente rilevante per funzione e ruolo all’interno del nostro organismo. Con questo database possiamo iniziare a studiare su larga scala il modo in cui le proprietà microbiche degli alimenti influiscono sulla nostra salute».

Lo studio è stato uno dei principali risultati del consorzio of MASTER (Microbiome Applications for Sustainable food systems through Technologies and EnteRprise), un’iniziativa finanziata dall’Unione europea che comprende 30 partners in 14 paesi e mira a caratterizzare la presenza e la funzione dei microbi lungo l’intera catena alimentare.

La ricerca è stata sostenuta da Horizon H2020, dal Ministero italiano degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, dal Consiglio europeo della Ricerca, dal National Cancer Institute of the National Institutes of Health, dal Ministero spagnolo della Scienza e dell’Innovazione, dalla Science Foundation Ireland e dall’Irish Department of Agriculture, Food and the Marine.

L’articolo scientifico è stato pubblicato sulla rivista Cell Press e può essere consultato al link https://doi.org/10.1016/j.cell.2024.06.018. I dati sono disponibili in open access.

L'articolo UniTrento: cosa c’è nel microbioma di quello che mangiamo? proviene da La voce del Trentino.

]]>
UniTrento: elettroni e fotoni, relazioni senza più segreti https://www.lavocedeltrentino.it/2024/08/26/unitrento-elettroni-e-fotoni-relazioni-senza-piu-segreti/ Mon, 26 Aug 2024 08:33:21 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=476351 UniTrento: elettroni e fotoni, relazioni senza più segreti

La ricerca di nuove molecole o materiali con potenziali applicazioni tecnologiche o mediche parte anche dallo studio della fisica quantistica. Quando molecole o composti chimici interagiscono con la luce, possono modificare sostanzialmente le loro proprietà fisiche. Partendo da questa idea, il nuovo campo della chimica polaritonica ha l’obiettivo di produrre nuove reazioni chimiche utilizzando la […]

L'articolo UniTrento: elettroni e fotoni, relazioni senza più segreti proviene da La voce del Trentino.

]]>
UniTrento: elettroni e fotoni, relazioni senza più segreti

La ricerca di nuove molecole o materiali con potenziali applicazioni tecnologiche o mediche parte anche dallo studio della fisica quantistica. Quando molecole o composti chimici interagiscono con la luce, possono modificare sostanzialmente le loro proprietà fisiche.

Partendo da questa idea, il nuovo campo della chimica polaritonica ha l’obiettivo di produrre nuove reazioni chimiche utilizzando la luce come catalizzatore. Più in generale, il controllo delle interazioni luce-materia fornisce un mezzo per manipolare e sintetizzare nuova materia quantistica.

Un lavoro che, come sempre accade nella ricerca scientifica, procede per ipotesi e tentativi. Resi ancora più complessi quando l’oggetto di indagine è un sistema quantistico composto da una moltitudine di elementi diversi, cioè da elettroni, fotoni, fononi.

Difficile calcolare con esattezza la loro “funzione d’onda”, cioè una funzione che contiene tutte le informazioni fisiche rilevanti per fare previsioni accurate riguardo il comportamento delle particelle quantistiche.

Un contributo arriva da un gruppo di ricercatori dell’Università di Chicago, coordinati da Carlos Leonardo Benavides-Riveros, assegnista di ricerca del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, insieme al collega David A. Mazziotti dell’ateneo statunitense.

Quello che gli studiosi hanno formulato è un’ipotesi universale – in fisica il termine esatto è “ansatz” – che possa aiutare a prevedere le interazioni tra tutte le particelle all’interno di un sistema quantistico a molti corpi. Una teoria che sia applicabile quindi non solo agli elettroni, ma anche a fotoni e fononi.

La chiave di lettura è data da un algoritmo quantistico, anch’esso universale, che gli scienziati hanno simulato su un quantum computer IBM, con un errore teorico sostanzialmente nullo.

È questo l’aspetto innovativo della ricerca: lo sviluppo di un unico approccio, valido per produrre ipotesi (“ansatz”, appunto) esponenziali di qualsiasi sistema quantistico a molti corpi che, se implementato su dispositivi quantistici, produce funzioni d’onda precise.

Una soluzione che, secondo i fisici, apre anche a nuove prospettive nello studio degli stati della materia.

«I sistemi che troviamo in natura non contengono mai solo elettroni, non sono isolati dal resto del mondo. La luce può modificarne la struttura», spiega Carlos Leonardo Benavides Riveros. «Quello che abbiamo fatto – prosegue – è stato introdurre altre particelle quantistiche. E seguendo la nostra formulazione universale del problema possiamo comprendere la struttura della sua funzione d’onda e quindi le sue proprietà fisiche».  

Carlos Leonardo Benavides-Riveros è arrivato nel 2022 all’Università di Trento dal Max Planck Institute for the Physics of Complex Systems di Dresda grazie a una borsa di studio individuale Marie-Curie.

Conduce i suoi studi nei laboratori del Pitaevskii BEC Center, il Centro sulla Condensazione di Bose-Einstein, che opera presso l’ateneo trentino congiuntamente all’Istituto Nazionale di Ottica (INO) del CNR.

I suoi interessi di ricerca si concentrano sul problema dei molti corpi della fisica quantistica. Si occupa di migliorare tecniche esistenti o di svilupparne di nuove che permettono lo studio di sistemi quantistici complessi.

L’articolo
Il lavoro “Exact Ansatz of Fermion-Boson Systems for a Quantum Device” è stato pubblicato sulla rivista scientifica Physics Review Letters.
È firmato da Samuel Warren e Yuchen Wang (Department of Chemistry and The James Franck Institute, University of Chicago). I coordinatori sono Carlos Leonardo Benavides Riveros (Pitaevskii BEC Center, CNR-INO and Dipartimento di Fisica, Università di Trento) e David A. Mazziotti (Department of Chemistry and The James Franck Institute, University of Chicago).
Lo studio è disponibile al link: https://doi.org/10.1103/PhysRevLett.133.080202 

L'articolo UniTrento: elettroni e fotoni, relazioni senza più segreti proviene da La voce del Trentino.

]]>
Università Trento: la sonda Juice sfiora Luna e Terra e punta su Venere https://www.lavocedeltrentino.it/2024/08/22/universita-trento-la-sonda-juice-sfiora-luna-e-terra-e-punta-su-venere/ Thu, 22 Aug 2024 04:57:36 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=475597 Università Trento: la sonda Juice sfiora Luna e Terra e punta su Venere

Alle 23:16 Cest di lunedì 19 agosto, Juice, in un’eccezionale notte di Luna piena, Superluna e Luna Blu, la sonda lanciata in orbita dall’Esa con destinazione Giove, si è avvicinata al nostro satellite naturale per sfruttarne la forza di gravità, cambiare traiettoria e puntare verso la Terra. Poco più di 24 ore dopo, alle 23:57 […]

L'articolo Università Trento: la sonda Juice sfiora Luna e Terra e punta su Venere proviene da La voce del Trentino.

]]>
Università Trento: la sonda Juice sfiora Luna e Terra e punta su Venere

Alle 23:16 Cest di lunedì 19 agosto, Juice, in un’eccezionale notte di Luna piena, Superluna e Luna Blu, la sonda lanciata in orbita dall’Esa con destinazione Giove, si è avvicinata al nostro satellite naturale per sfruttarne la forza di gravità, cambiare traiettoria e puntare verso la Terra.

Poco più di 24 ore dopo, alle 23:57 di martedì 20 agosto, la manovra si è ripetuta in prossimità del nostro pianeta, con una virata ancora più decisa in direzione di Venere.

Si tratta del primo lunar-Earth flyby (sorvolo ravvicinato di Luna e Terra) mai realizzato, una scorciatoia per puntare su Giove attraverso il Sistema solare interno. La manovra, particolarmente delicata, ha permesso alla sonda non solo di cambiare velocità e direzione, ma anche di risparmiare fino a 150 kg di carburante.

Un piccolo patrimonio fondamentale per ridurre la massa totale necessaria alla fase di crociera verso Giove e rendere possibile lo sviluppo della missione.

Il doppio sorvolo ravvicinato ha inoltre dato modo di testare alcuni degli strumenti a bordo, per raccogliere dati preziosi sulla Luna e sulla Terra, ma anche per calibrare la strumentazione in vista dell’impiego sulle lune di Giove.

Tra gli strumenti in orbita con Juice c’è anche Rime, il radar spaziale progettato da un team internazionale coordinato da Lorenzo Bruzzone del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione (Disi) dell’Università di Trento.

«I flyby della Luna e della Terra – spiega il professor Bruzzone – sono stati un momento particolarmente emozionante perché legati ad una manovra complessa e rischiosa. Durante i sorvoli dei due corpi celesti, Rime ha effettuato misurazioni fondamentali per calibrare lo strumento e mettere a punto le tecniche di analisi dei segnali necessarie per comprendere i dati scientifici sulle lune ghiacciate di Giove. Le misure raccolte permetteranno inoltre di ottimizzare gli algoritmi di elaborazione per ridurre gli effetti dei disturbi generati dalla sonda sul radar. Non escludiamo che possano emergere risultati scientifici di rilievo anche dall’elaborazione dei dati lunari e terrestri».

Il viaggio di Juice prosegue in direzione di Venere, dove la sonda arriverà nell’agosto 2025. La navicella volerà poi di nuovo vicino alla Terra nel settembre 2026 e ancora nel gennaio 2029 per ottenere l’accelerazione finale verso il sistema gioviano. L’arrivo su Giove è previsto per luglio 2031.

La missione

Juice – Jupiter Icy Moons Explorer – è la missione lanciata dall’Agenzia spaziale europea nel Sistema solare esterno per esplorare Giove ed effettuare osservazioni dettagliate sulle sue tre grandi lune ghiacciate, Ganimede, Callisto ed Europa.

A bordo di Juice viaggiano dieci strumenti scientifici, tre dei quali sono stati sviluppati da team di ricerca a guida italiana: il radar Rime (coordinato dall’Università di Trento), la camera Janus, lo strumento di Radio Scienza 3Gm. Grazie a questi strumenti, Juice monitorerà in profondità il complesso ambiente magnetico e radiativo di Giove e la sua interazione con le lune ghiacciate e la loro geologia e geofisica, studiando il sistema del pianeta come archetipo dei sistemi dei giganti gassosi in tutto l’Universo.

Juice è stato lanciato su un Ariane 5 dallo spazioporto europeo di Kourou (Guyana francese) nell’aprile 2023. Il suo viaggio durerà otto anni con ulteriori sorvoli della Terra e di Venere.

L'articolo Università Trento: la sonda Juice sfiora Luna e Terra e punta su Venere proviene da La voce del Trentino.

]]>
Laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche: aperte le iscrizioni https://www.lavocedeltrentino.it/2024/08/20/laurea-magistrale-in-scienze-infermieristiche-e-ostetriche-aperte-le-iscrizioni/ Tue, 20 Aug 2024 04:58:44 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=475244 Laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche: aperte le iscrizioni

Foto di Hush Naidoo Jade Photography su UnsplashSono aperte le iscrizioni per il corso di laurea magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, promosso dall’Università di Verona presso il Polo Universitario delle Professioni Sanitarie di Trento. Le iscrizioni sono aperte fino al 5 settembre, mentre il test di ammissione si terrà a Trento il 27 settembre. Il corso biennale post-laurea è rivolto a […]

L'articolo Laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche: aperte le iscrizioni proviene da La voce del Trentino.

]]>
Laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche: aperte le iscrizioni

Foto di Hush Naidoo Jade Photography su Unsplash

Sono aperte le iscrizioni per il corso di laurea magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, promosso dall’Università di Verona presso il Polo Universitario delle Professioni Sanitarie di Trento.

Le iscrizioni sono aperte fino al 5 settembre, mentre il test di ammissione si terrà a Trento il 27 settembre. Il corso biennale post-laurea è rivolto a chi possiede già una laurea o un diploma abilitante alle professioni di infermiere, infermiere pediatrico, ostetrica o titoli equipollenti, con un focus su cure primarie e assistenza familiare in ambito infermieristico e ostetrico.

Questo percorso formativo, in linea con le direttive del PNRR, mira a rafforzare la medicina territoriale attraverso la formazione di professionisti capaci di operare in contesti come l’assistenza domiciliare, le case di comunità e gli ospedali di comunità.

Il corso si propone di sviluppare competenze clinico-assistenziali, di ricerca, formative e di management, con l’obiettivo di formare professionisti in grado di gestire situazioni di salute complesse, promuovere il self-management delle malattie croniche e garantire la continuità assistenziale tra ospedale e territorio.

Particolare attenzione verrà posta all’innovazione tecnologica e agli strumenti di gestione e valutazione a distanza dei pazienti. Inoltre, il corso svilupperà competenze in leadership professionale, integrazione organizzativa e qualità delle prestazioni.

I laureati saranno figure chiave nei team sanitari, con autonomia operativa e possibilità di ricoprire ruoli di coordinamento, dirigenza o alta specializzazione. Il bando completo e i dettagli sono disponibili sul sito dell’Università di Verona: link.

L'articolo Laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche: aperte le iscrizioni proviene da La voce del Trentino.

]]>
UniTrento: Sociologia e Ricerca sociale: Marco Brunazzo nuovo direttore https://www.lavocedeltrentino.it/2024/07/29/unitrento-sociologia-e-ricerca-sociale-marco-brunazzo-nuovo-direttore/ Mon, 29 Jul 2024 14:25:31 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=471658 UniTrento: Sociologia e Ricerca sociale: Marco Brunazzo nuovo direttore

Il docente, ordinario di Scienza politica, eletto alla guida del dipartimento di via Verdi. Inizierà il suo mandato di tre anni il prossimo primo ottobre

L'articolo UniTrento: Sociologia e Ricerca sociale: Marco Brunazzo nuovo direttore proviene da La voce del Trentino.

]]>
UniTrento: Sociologia e Ricerca sociale: Marco Brunazzo nuovo direttore

Marco Brunazzo, professore ordinario in Scienza politica, è il nuovo direttore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento. Le elezioni si sono svolte in modalità telematica dalle 10 alle 15 di oggi.

Unico candidato, il docente ha ottenuto 53 preferenze. I voti espressi sono stati 77 su 80 aventi diritto. 24 le schede bianche.

Brunazzo, che succede al direttore uscente Giuseppe Sciortino, entrerà in carica il primo ottobre e guiderà il dipartimento di via Verdi per i prossimi tre anni.

Marco Brunazzo, dopo la laurea in Sociologia all’Università di Trento nel 1998, ha conseguito due master all’Università di Siena, il primo nel 2000 in “Politica in Europa: interazioni tra arene nazionali e sovranazionali”; il secondo l’anno successivo in “Politica europea e comparata”. Nel 2004, sempre all’Università di Siena, ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca in “Politica europea e comparata”.

Nello stesso anno torna a Trento, al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale come assegnista di ricerca prima e ricercatore poi in Scienza politica, per diventare infine, nel 2021, professore ordinario.

Tra i vari incarichi istituzionali accademici ricoperti, dal 2011 al 2017 è stato direttore del Centro di Eccellenza Jean Monnet dell’Università di Trento. Dal 2023 è responsabile del corso di laurea magistrale in Global and Local Studies del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale.

È stato membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.  Si occupa principalmente di politica europea e italiana, integrazione differenziata, moduli di simulazione in studi sull’Ue, democrazia partecipativa.

Nel suo curriculum ha la partecipazione a molti progetti di studio e programmi di ricerca sui temi di suo interesse con università di tutto il mondo, dall’Europa agli Usa, dal Sud America all’Asia

È componente di comitati editoriali di numerose riviste scientifiche che si occupano di studi politici, ricerche sociali e relazioni internazionali. Autore di molteplici articoli e papers su riviste di settore, ha scritto diversi libri dedicati alla politica europea.

Le elezioni di oggi al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale chiudono la tornata elettorale di queste settimane che ha visto il rinnovo delle cariche nei dipartimenti di Economia e Management; Lettere e Filosofia; Biologia cellulare, computazionale e integrata; Ingegneria industriale; Psicologia e Scienze cognitive; Matematica; Ingegneria e Scienza dell’Informazione; Ingegneria civile, ambientale e meccanica.

L'articolo UniTrento: Sociologia e Ricerca sociale: Marco Brunazzo nuovo direttore proviene da La voce del Trentino.

]]>
Individuato meccanismo biologico per cui l’autismo si riscontra più frequentemente nei maschi https://www.lavocedeltrentino.it/2024/07/25/individuato-meccanismo-biologico-per-cui-lautismo-si-riscontra-piu-frequentemente-nei-maschi/ Thu, 25 Jul 2024 09:01:55 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=470956 Individuato meccanismo biologico per cui l’autismo si riscontra più frequentemente nei maschi

Lo studio realizzato nei laboratori di Ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto, dell’Università di Trento e dell’Università di Pisa è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.

L'articolo Individuato meccanismo biologico per cui l’autismo si riscontra più frequentemente nei maschi proviene da La voce del Trentino.

]]>
Individuato meccanismo biologico per cui l’autismo si riscontra più frequentemente nei maschi

Un team di ricercatori e ricercatrici dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto, coordinato da Alessandro Gozzi e in collaborazione con le Università di Trento e di Pisa, ha identificato un meccanismo biologico in modelli preclinici che spiegherebbe perché l’autismo si riscontra più frequentemente in individui di sesso maschile.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, fornisce nuove importanti informazioni per la ricerca di base sull’autismo, evidenziando dei meccanismi biologici fino ad oggi per la gran parte sconosciuti, che contribuiscono a questa prevalenza di genere.

I disturbi dello spettro autistico sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale in molteplici contesti e tipi di comportamento.

In Italia si stima che circa 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza nei maschi 4,4 volte superiore rispetto alle femmine (“Progetto Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico” co-coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute, ultimo aggiornamento 14/03/2024).

Il team di ricercatori ha identificato un nuovo meccanismo biologico legato al gene Ube3a, noto alla comunità scientifica per codificare un enzima chiave nel processo di degradazione delle proteine.

Le persone con una diagnosi di autismo spesso presentano sovraespressione cromosomica di questo gene e circa l’1-2% dei casi totali di autismo è associato a questo tipo di alterazione genetica.

In questo studio, i ricercatori hanno dimostrato come la sovraespressione di Ube3a, in presenza di ormoni sessuali maschili, attivi un meccanismo di disregolazione a cascata di centinaia di geni chiave coinvolti nell’autismo, paragonabile al knockout genico.

Il team multidisciplinare ha condotto analisi su un modello murino con sovraespressione del gene Ube3a.

Utilizzando test comportamentali e studi di mappatura cerebrale non invasiva tramite risonanza magnetica, i ricercatori hanno individuato che nel campione composto da maschi e femmine, solo i maschi manifestavano stereotipie comportamentali e alterazioni nella connettività cerebrale riconducibili allo spettro dell’autismo.

Questo dato suggerisce che la maggiore prevalenza di autismo in individui di sesso maschile è determinata da meccanismi genetici sesso dipendenti.

“Il nostro studio dimostra quello che si sospettava da tempo: ovvero che meccanismi genetici controllati dagli ormoni sessuali contribuiscono in modo fondamentale allo squilibrio diagnostico tra maschi e femmine che si osserva nell’autismo” ha dichiarato Alessandro Gozzi, coordinatore dello studio. “La sfida è ora capire quanti e quali altri meccanismi contribuiscono alla prevalenza di genere in autismo”.

“Questo risultato rappresenta un passo avanti verso la comprensione del complesso puzzle genetico che si cela dietro l’autismo” spiega Michael Lombardo, ricercatore IIT coinvolto nello studio.

Lo studio ha coinvolto Alessandro Gozzi, coordinatore del Centro di Neuroscienze e Sistemi Cognitivi (CNCS) di IIT a Rovereto, Michael Lombardo, ricercatore senior di IIT, Prof. Yuri Bozzi dell’Università di Trento (coordinatore del progetto strategico TRAIN-Trentino Autism Initiative dell’Università di Trento), Giovanni Provenzano (ricercatore presso il Dipartimento CIBIO dell’Università di Trento) e il Prof. Massimo Pasqualetti dell’Università di Pisa.

Gozzi e Lombardo conducono le proprie ricerche sul cervello e sulle neurodivergenze anche grazie a finanziamenti da parte dell’European Research Council (ERC) e della Simons Foundation Autism Research Initiative (SFARI).

Per approfondimento: “Sex-biasing influence of autism-associated Ube3a gene overdosage at connectomic, behavioral, and transcriptomic levels”

 

L'articolo Individuato meccanismo biologico per cui l’autismo si riscontra più frequentemente nei maschi proviene da La voce del Trentino.

]]>
Università di Trento al top: per il secondo anno consecutivo prima fra i medi atenei italiani https://www.lavocedeltrentino.it/2024/07/25/universita-di-trento-al-top-per-il-secondo-anno-consecutivo-prima-fra-i-medi-atenei-italiani/ Thu, 25 Jul 2024 04:49:59 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=470856 Università di Trento al top: per il secondo anno consecutivo prima fra i medi atenei italiani

Torna l’appuntamento con la classifica Censis delle Università italiane, giunta quest’anno alla ventiquattresima edizione. Ogni anno, nel mese di luglio, il Centro studi pubblica un’articolata analisi del sistema universitario italiano esaminando parametri come i servizi, le borse di studio, le strutture, la comunicazione e i servizi digitali, il livello di internazionalizzazione e l’occupabilità. A ciascuno […]

L'articolo Università di Trento al top: per il secondo anno consecutivo prima fra i medi atenei italiani proviene da La voce del Trentino.

]]>
Università di Trento al top: per il secondo anno consecutivo prima fra i medi atenei italiani

Torna l’appuntamento con la classifica Censis delle Università italiane, giunta quest’anno alla ventiquattresima edizione.

Ogni anno, nel mese di luglio, il Centro studi pubblica un’articolata analisi del sistema universitario italiano esaminando parametri come i servizi, le borse di studio, le strutture, la comunicazione e i servizi digitali, il livello di internazionalizzazione e l’occupabilità. A ciascuno di questi aspetti è assegnato un valore che forma poi la media generale.

Con un punteggio di 94,5, l’Università di Trento si conferma per il secondo anno consecutivo primo ateneo in Italia tra quelli di dimensioni medie, cioè con una popolazione studentesca tra le 10mila e le 20mila persone.

Seguono nella classifica del Censis gli atenei di Udine e Sassari. UniTrento si posiziona bene anche nella classifica generale degli atenei italiani, al terzo posto dopo l’Università di Camerino e il Politecnico di Milano.

A premiare l’ateneo trentino è in particolare il punteggio legato all’internazionalizzazione, 110, il più altro tra tutte le università italiane. L’internazionalizzazione – lo ricordiamo – misura l’investimento dell’Ateneo nella mobilità internazionale, la quota di corsi offerti in lingua inglese, i corsi di studio a doppia laurea o titolo congiunto, il numero di studenti e studentesse internazionali iscritti e di coloro che hanno trascorso un periodo all’estero.

Buona la performance di UniTrento anche per quanto riguarda le categorie “strutture” – definita dai posti disponibili nelle aule, nelle biblioteche e nelle sale informatiche e dal loro livello di adeguatezza – e “comunicazione e servizi digitali”, assegnato ai siti internet degli atenei sulla base della funzionalità e dei contenuti.

Soddisfatto il rettore Flavio Deflorian: «Ancora una volta, il Censis premia l’Università di Trento non solo tra gli atenei di dimensioni comparabili, ma anche nella classifica generale. Una conferma importante è anche quella sul livello di internazionalizzazione. Questo rende merito allo sforzo compiuto in questi anni per allargare lo sguardo a una dimensione europea e mondiale, costruendo reti di relazioni scientifiche destinate a durare nel tempo. Il nostro impegno è quello di continuare a lavorare in questa direzione, per offrire ai nostri studenti e alle nostre studentesse un ambiente sempre più ricco di stimoli e possibilità».

Arrivano anche i complimenti della Giunta per voce dell’assessore Spinelli: “Ancora complimenti all’università trentina e a tutta la sua comunità accademica per il primo posto, confermato anche quest’anno, nella classifica dei medi atenei italiani. Un ottimo risultato, affatto scontato, che ci permette di sottolineare l’importanza del sistema dell’alta formazione e della ricerca per lo sviluppo del nostro territorio, presente e futuro, e per tutta la comunità. Pensiamo alle potenzialità positive legate alla Scuola di Medicina e Chirurgia, al progetto del nuovo polo ospedaliero e universitario, ma in generale a tutta l’ampia e ramificata realtà dell’università trentina. Le istituzioni sono attente a questa essenziale risorsa dell’Autonomia trentina: lo confermano anche le recenti scelte compiute attraverso l’assestamento di bilancio con l’incremento degli stanziamenti dedicati proprio all’ateneo”.

“Questa conferma è una soddisfazione in più per il Trentino – termina l’assessore –  orgoglioso del suo ateneo che si pone sempre ulteriori traguardi, come del resto deve fare tutto il territorio. Il futuro che ci aspetta guarda di più all’internazionalizzazione delle menti, a un maggiore investimento sul capitale umano, a trattenere e valorizzare meglio i giovani e a fare tanta buona ricerca: in questa sfida l’università è una risorsa chiave e rappresenta uno dei motori più forti della crescita. Ecco perché nel concreto l’Amministrazione provinciale, lo si legge nelle voci dell’assestamento di bilancio, si è impegnata sull’aumento degli stanziamenti in materia”.

L'articolo Università di Trento al top: per il secondo anno consecutivo prima fra i medi atenei italiani proviene da La voce del Trentino.

]]>
Università di Trento: dimostrata per la prima volta l’esistenza di un tunnel lunare https://www.lavocedeltrentino.it/2024/07/16/universita-di-trento-dimostrata-per-la-prima-volta-lesistenza-di-un-tunnel-lunare/ Tue, 16 Jul 2024 05:06:50 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=469325 Università di Trento: dimostrata per la prima volta l’esistenza di un tunnel lunare

L’Università di Trento ha pubblicato uno studio su una scoperta che segna una pietra miliare nella conoscenza della Luna. Per la prima volta, infatti, è stata dimostrata l’esistenza di un tunnel nel sottosuolo lunare. Si tratterebbe di un condotto di lava svuotato. Il lavoro è stato pubblicato dalla rivista scientifica Nature Astronomy. «Queste strutture erano […]

L'articolo Università di Trento: dimostrata per la prima volta l’esistenza di un tunnel lunare proviene da La voce del Trentino.

]]>
Università di Trento: dimostrata per la prima volta l’esistenza di un tunnel lunare

L’Università di Trento ha pubblicato uno studio su una scoperta che segna una pietra miliare nella conoscenza della Luna.

Per la prima volta, infatti, è stata dimostrata l’esistenza di un tunnel nel sottosuolo lunare. Si tratterebbe di un condotto di lava svuotato. Il lavoro è stato pubblicato dalla rivista scientifica Nature Astronomy.

«Queste strutture erano state ipotizzate da oltre 50 anni, ma è la prima volta in assoluto che ne dimostriamo l’esistenza» chiarisce Lorenzo Bruzzone, dell’Università di Trento e coordinatore della ricerca. Come si è arrivati a questa dimostrazione? Bruzzone spiega: «Nell’ambito di una missione della Nasa il radar Miniature Radio-Frequency (Mini-RF) nel 2010 ha catturato una serie di immagini della superficie lunare. A distanza di tanti anni abbiamo analizzato queste immagini con complesse tecnologie di elaborazione dei segnali sviluppate recentemente nel nostro laboratorio e abbiamo scoperto che una parte delle riflessioni radar provenienti da un’area del mare della Tranquillità può essere attribuita a un condotto sotterraneo. Questa scoperta fornisce la prima prova diretta di un tunnel roccioso accessibile sotto la superficie della Luna». «L’analisi dei dati ha permesso di costruire un modello che rappresenta la parte iniziale del tunnel», prosegue Leonardo Carrer, ricercatore dell’Università di Trento e primo autore. «È molto probabile che si tratti di un condotto di lava svuotato».

Il principal investigator del Mini-RF Wes Patterson, del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory, aggiunge: «Questa ricerca dimostra sia come i dati radar della Luna possano essere utilizzati in modi nuovi per rispondere a domande fondamentali per la scienza e l’esplorazione, sia quanto sia cruciale continuare a raccogliere dati telerilevati sulla Luna. Ciò considerando l’attuale missione LRO, e auspicabilmente, le future missioni orbitanti».

Allo studio, in parte finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, hanno partecipato anche ricercatori dell’Università di Padova e di La Venta Geographic Explorations APS che hanno contribuito in particolare all’analisi geologica e alla modellazione della cavità identificata.

Lo studio ha impatto scientifico, ma anche implicazioni per lo sviluppo delle missioni sulla Luna, dove l’ambiente è ostile per la vita umana.

Con il lato esposto al Sole che può raggiungere 127°C e quello opposto che scende fino a -173°C. Con una radiazione cosmica e solare fino a 150 volte più potente di quella che si sperimenta sulla Terra.

E una minaccia costante di meteoriti. Di qui l’esigenza di trovare soluzioni per siti di allunaggio delle sonde o per la costruzione di infrastrutture protette, come potrebbero essere quelle realizzate nelle profondità della Luna. Le prove radar dei tunnel lunari diventano, quindi, di estrema importanza per approfondire le conoscenze sull’estensione e sulla forma dei condotti in vista dell’esplorazione delle grotte seleniche attraverso future missioni robotiche.

Gli autori sono Lorenzo Bruzzone e Leonardo Carrer (Università di Trento); Riccardo Pozzobon (Università di Padova, La Venta Geographic Explorations APS); Francesco Sauro (La Venta Geographic Exploration APS, Treviso), Davide Castelletti (Capella Space Corporation, CA, USA); Gerald Wesley Patterson (Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory, Laurel, MD, USA).
L’articolo “Radar Evidence of an Accessible Cave Conduit below the Mare Tranquillitatis Pit” (doi: 10.1038/s41550-024-02302-y) è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Astronomy ed è disponibile su https://www.nature.com/articles/s41550-024-02302-y

L'articolo Università di Trento: dimostrata per la prima volta l’esistenza di un tunnel lunare proviene da La voce del Trentino.

]]>
UniTrento/UniPadova/Fbk – La fisica per pianificare le città https://www.lavocedeltrentino.it/2024/07/14/unitrento-unipadova-fbk-la-fisica-per-pianificare-le-citta/ Sun, 14 Jul 2024 04:30:50 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=468266 UniTrento/UniPadova/Fbk – La fisica per pianificare le città

Il traffico urbano, le relazioni sociali e le strutture dei trasporti condividono una complessità che spesso sfugge ai metodi di analisi convenzionali. I sistemi complessi, caratterizzati da dinamiche che non emergono dalla semplice somma delle parti, richiedono approcci innovativi per essere compresi e, talvolta, ottimizzati per una determinata funzione. Un gruppo di ricerca delle università […]

L'articolo UniTrento/UniPadova/Fbk – La fisica per pianificare le città proviene da La voce del Trentino.

]]>
UniTrento/UniPadova/Fbk – La fisica per pianificare le città

Il traffico urbano, le relazioni sociali e le strutture dei trasporti condividono una complessità che spesso sfugge ai metodi di analisi convenzionali.

I sistemi complessi, caratterizzati da dinamiche che non emergono dalla semplice somma delle parti, richiedono approcci innovativi per essere compresi e, talvolta, ottimizzati per una determinata funzione.

Un gruppo di ricerca delle università di Trento e Padova e della Fondazione Bruno Kessler, guidato dal professor Manlio De Domenico del Dipartimento di Fisica e Astronomia di Padova, ha sviluppato un modello computazionale, basato sulla fisica statistica delle reti complesse, che riproduce le strutture labirintiche di sistemi di trasporto urbano come la metropolitana di Londra. Lo studio è stato pubblicato su Physical Review X, la rivista dell’American Physical Society.

«La nostra ricerca si distacca dalle analisi strutturali convenzionali, integrando le condizioni ambientali e i comportamenti umani per ottimizzare la rete di trasporto», spiega Sebastiano Bontorin, dottorando all’Università di Trento e alla Fondazione Bruno Kessler e primo autore dello studio. «Questo modello non solo è in grado di riprodurre le configurazioni complesse delle metropolitane urbane, ma può essere esteso per migliorare l’efficienza del trasporto pubblico attuale».

Il modello si basa su una mappa di nodi interconnessi che rappresentano vari aspetti spaziali di un’area urbana, come la distribuzione della popolazione e delle attività commerciali. Ogni connessione tra nodi possiede un “peso” che indica la rapidità di transito, ottimizzato fino a minimizzare il tempo di viaggio tra tutte le coppie di nodi, tenendo conto di comportamenti realistici di viaggio e congestione del traffico.

Utilizzando dati sulla densità di popolazione e servizi nell’area della Greater London, il gruppo di ricerca ha generato un sistema di metropolitana ottimizzato che mostra sorprendenti somiglianze con il sistema di trasporto attuale.

«Il modello è in grado di produrre risultati comparabili all’evoluzione complessa del trasporto urbano avvenuta nell’arco di decenni, con un approccio trasparente, tipico della fisica statistica, che può costituire la base per lo sviluppo di modelli dedicati di intelligenza artificiale per la pianificazione urbana», racconta Manlio De Domenico, professore di Fisica delle reti complesse dell’Università di Padova.

«Il nostro approccio potrebbe essere esteso per migliorare le reti di trasporto esistenti o per progettare nuove infrastrutture in altre metropoli. Sarebbe interessante applicarlo all’attuale pianificazione della rete di trasporto di Padova».

Questa ricerca apre nuove prospettive nella pianificazione urbana, permettendo di prevedere e mitigare i problemi di trasporto prima che si manifestino, assicurando un futuro più sostenibile e funzionale per le aree urbane in crescita, uno degli obiettivi del progetto del professor De Domenico recentemente finanziato dal Fondo italiano per la scienza – Fis.

Link alla ricerca: https://journals.aps.org/prx/abstract/10.1103/PhysRevX.14.021050

L'articolo UniTrento/UniPadova/Fbk – La fisica per pianificare le città proviene da La voce del Trentino.

]]>