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Si torna a parlare del delitto di Melania Rea: l’ultimo bacio che incastrò il suo assassino

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Torna sul Nove sabato 3 agosto alle 21:25 «Crimini italiani” con la puntata dedicato all’omicidio di Melania Rea. Una brutta storia fatta di tradimenti e bugie sfociata poi con la terribile morte della 29 enne Melania Rea.

L’omicidio di Melania Rea, avvenuto nel 2011, ha sconvolto non solo le Marche, ma l’intera Italia. Questo brutale femminicidio, che continua a suscitare discussioni, ha portato alla condanna di Salvatore Parolisi, marito della vittima.

In primo grado, Parolisi fu condannato all’ergastolo, con tre aggravanti: crudeltà, minorata difesa e vilipendio di cadavere. Gli venne anche tolta la potestà genitoriale sulla figlia, che fu affidata alla famiglia materna. Nel 2015, con l’esclusione dell’aggravante della crudeltà, la pena fu ridotta a 20 anni, diventando definitiva.

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L’omicidio di Melania Rea è tornato alla ribalta alla fine del  2023 quando Parolisi ha ottenuto un permesso premio dopo aver scontato dodici anni di carcere.

Questo ha provocato la rabbia della famiglia Rea, che tramite il proprio legale ha cercato di cambiare la situazione. “Dodici anni: la vita di una persona, di una mamma, di una ragazza uccisa in quel modo vale così poco?” ha dichiarato il fratello di Melania.

La situazione è stata ulteriormente aggravata da un’intervista rilasciata da Parolisi al programma televisivo “Chi l’ha visto?”, in cui ha ribadito la propria innocenza. “Ho tradito Melania più volte, ma non l’ho uccisa. E con Ludovica era solo una scappatella,” ha detto. “Se trovassi un lavoro potrei uscire, ma chi me lo dà un lavoro? Quando sentono il mio nome e cognome, scappano, fanno il deserto. Mi hanno dato 12 ore di permesso dopo 12 anni.”

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Queste dichiarazioni hanno indignato la famiglia Rea: “Dicono che il carcere riabiliti, soprattutto nelle relazioni interpersonali, ma crediamo che lui sia peggiorato in questi anni e lo ha dimostrato. Non mi sembra il caso che dopo 12 anni un assassino del genere possa uscire, rifarsi una vita e avere contatti con altre persone, con la società. Tanto si è fatto in questi anni per il femminicidio, ma tanto si deve ancora fare”. Con l’aiuto di un legale, la famiglia Rea è riuscita a ottenere dal Tribunale la revoca dei permessi concessi a Parolisi.

Dopo l’intervista, il magistrato di sorveglianza è stato informato dei comportamenti di Parolisi, ritenuti incompatibili con i benefici concessi. Di conseguenza, tutti i 15 permessi già concessi fino a ottobre sono stati revocati, nonostante Parolisi continui a sostenere di essere stato “ingiustamente condannato”.

Melania, madre di una bambina, è stata uccisa a soli 29 anni a Colle San Marco, in provincia di Ascoli Piceno. Dopo la segnalazione della sua scomparsa, il suo corpo martoriato è stato ritrovato nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto.

Il marito, Salvatore Parolisi, istruttore del 235° Reggimento Piceno e padre della piccola Vittoria, aveva denunciato la scomparsa della moglie. Due giorni dopo, grazie a una telefonata anonima, i carabinieri trovarono il corpo di Melania, seminudo e colpito da 35 coltellate. Le indagini portarono rapidamente alla dichiarazione di colpevolezza di Parolisi, che nonostante la condanna all’ergastolo, continua a proclamarsi innocente.

Secondo le indagini, Parolisi avrebbe attaccato Melania mentre si era appartata, accoltellandola più volte. Successivamente, avrebbe cercato di depistare le indagini manipolando la scena del crimine e cambiandosi d’abito. Tuttavia, i sospetti si concentrarono su di lui, portando alla condanna definitiva.

Il movente? La scoperta di Melania dell’amante di Parolisi, Ludovica. Melania aveva deciso di perdonarlo, a patto che la relazione finisse, ma Parolisi aveva continuato a vedere l’altra donna, aggravando il loro rapporto. Le tracce di DNA rinvenute nella bocca di Melania furono determinanti per la condanna di Parolisi.

Ad incastrarlo proprio quell’ultimo bacio dato alla moglie poco prima che morisse. Una traccia di Dna che con la saliva in pochi minuti sarebbe scomparita ma che invece è rimasta perché la donna quando ha ricevuto il bacio era morta. 

Allora destò particolare impressione il cadavere straziato di Melania quando venne ritrovato. Oltre alle coltellate, l’assassino aveva infatti inciso simboli particolari sulla sua pelle (pare delle svastiche) e conficcato una siringa nel petto. Gli inquirenti si trovarono di fronte ad una scena dell’orrore.

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