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Correva l anno

39 anni fa l’immane tragedia di Stava: per non dimenticare!

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La tragedia causò la perdita di 268 vite umane, la distruzione di 3 alberghi, 53 case d’abitazione, 6 capannoni, 8 ponti furono demoliti e 9 edifici gravemente danneggiati. Nessuno ha mai scontato la pena

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Domani venerdì 19 luglio 2022 ricorre il 39° anniversario della tragedia di Stava. Nel primo pomeriggio di 39 anni fa i primi lanci delle agenzie parlarono di tragedia di grandi proporzioni in val di Fiemme, anche se nessuno ancora si rendeva conto di quanto successo.

Poi, quando il dramma ha cominciato a prendere i suoi contorni più cupi, arrivarono notizie certe. La colata di fango, iniziata alle 12.22, provocò la perdita di 268 vite umane, la distruzione di 3 alberghi, 53 case d’abitazione, 6 capannoni, 8 ponti furono demoliti e 9 edifici gravemente danneggiati.

Venne cancellata quasi completamente la frazione di Stava, località di villeggiatura gremita di turisti; il paese di Tesero venne gravemente danneggiato. La più grande tragedia di sempre che il Trentino ricordi.

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Come ogni anno sono previsti alcuni momenti in memoria delle vittime, il principale è la messa di suffragio che si terrà alle 18.30 di venerdì 19 luglio, nel cimitero monumentale delle Vittime della Val di Stava presso la chiesa di San Leonardo a Tesero. Alla fine della celebrazione sarà consegnato un riconoscimento ai Vigili del Fuoco Volontari di Tesero nel 150° anniversario della costituzione del Corpo. Seguirà la deposizione di un mazzo di fiori al monumento dono delle Popolazioni del Vajont antistante la chiesetta della Palanca di Stava per iniziativa degli Alpini dei Gruppi ANA di Tesero e Longarone.

Oggi, 18 luglio, vigilia dell’anniversario, si terrà la Via Crucis lungo la val di Stava che prenderà le mosse alle ore 20.30 dalla località Pesa per concludersi davanti alla chiesetta della Palanca a Stava.

Domenica 21 luglio alle ore 21 nella sala Bavarese presso il Teatro Comunale di Tesero si terrà il concerto in memoria delle Vittime della Val di Stava a cura dell’Associazione “Giuliano per l’organo” di Tesero ed eseguito da Ai Yoshida e dall’ Ensemble Boutique Classique.

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Le celebrazioni di luglio, come da consuetudine, sono il cuore di vari eventi legati dal filo conduttore della memoria dei fatti di Stava del 1985. Fra questi si segnala che ogni lunedì dal 24 giugno al 2 settembre 2024, alle 16.15 dal Centro Stava 1985 prende avvio una breve camminata sul territorio per raggiungere i luoghi dove l’impianto di lavorazione e l’area della discarica mineraria sono ancora testimoni degli eventi del 1985, che si conclude al Centro Stava 1985 con visita al percorso informativo

PERCHÈ SI ARRIVÒ ALLA TRAGEDIA – La causa del crollo è imputabile sostanzialmente all’’instabilità delle discariche, soprattutto del bacino superiore. Entrambe le discariche, infatti, non possedevano coefficienti di sicurezza minimi per evitare il franamento. La Commissione ministeriale d’inchiesta ed i periti nominati dal Tribunale di Trento hanno accertato che tutto l’impianto di decantazione costituiva una continua minaccia incombente sulla vallata

L’impianto è crollato essenzialmente perché progettato, costruito, gestito in modo da non offrire quei margini di sicurezza che la società civile si attende da opere che possono mettere a repentaglio l’esistenza di intere comunità umane. L’argine superiore in particolare era mal fondato, mal drenato, staticamente al limite. Non poteva che crollare alla minima modifica delle sue precarie condizioni di equilibrio.

Le cause dell’instabilità sono state individuate in particolare nel fatto che i limi depositati non erano consolidati a causa della natura acquitrinosa del terreno su cui sorgevano le discariche che non consentiva la decantazione dei fanghi, dell’errata costruzione dell’argine del bacino superiore che non consentiva un adeguato drenaggio al piede, della costruzione del bacino superiore a ridosso del bacino inferiore: crescendo, l’argine venne a poggiare in parte sui limi non consolidati del bacino inferiore, peggiorando così ulteriormente il drenaggio e la stabilità; nell’altezza e nella pendenza eccessive del rilevato:l’argine del bacino superiore aveva un’altezza di 34 metri, la pendenza raggiungeva l’80 per cento, pari ad un angolo di 40 gradi, le discariche erano costruite su un declivio con pendenza media del 25 per cento circa; nella decisione di accrescere l’argine con il sistema “a monte”, il più rapido e il più economico ma anche il più insicuro;nell’errata collocazione delle tubazioni di sfioro delle acque di decantazione:sul fondo dei bacini e attraverso gli argini.

CHI HA PAGATO PER TUTTI I MORTI – Il processo di primo grado si svolse a Trento e si concluse l’8 luglio 1988 con la condanna di 10 imputati giudicati colpevoli dei reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo e cioè: dei responsabili della costruzione e gestione del bacino superiore che crollò per primo: i direttori della miniera e alcuni responsabili delle società che intervennero nelle scelte circa la costruzione e la crescita del bacino superiore dal 1969 al 1985 e dei responsabili del Distretto minerario della Provincia Autonoma di Trento che omisero del tutto i controlli sulle discariche.

Durante tutto il processo campeggiò in fondo al sala del tribunale una tabella con scritti tutti i nomi dei 268 morti e con la frase: «Chiedono giustizia»

Il procedimento penale si è concluso dopo altri 4 gradi di giudizio con la seconda sentenza della Corte di Cassazione, emessa il 22 giugno 1992, che ha confermato le condanne pronunciate in primo grado.

Le pene di reclusione sono state ridotte e condonate nel corso dei vari gradi di giudizio. Nessuno dei condannati ha scontato la pena detentiva.


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