L Editoriale
Aggressioni dei balordi col coltello: la legge c’è ma ne facciamo le spese tutti

Una pattuglia ferma un uomo con addosso una pistola senza licenza. Viene condannato a 5 mesi e 10 giorni di reclusione. Poco dopo viene casualmente fermato un uomo con in tasca un coltellino svizzero che non ha mai usato. Viene condannato a due anni.
Il paradosso è teoricamente possibile ed è dovuto al Decreto-Legge 123/23, noto come “Decreto Caivano,” che comporta diverse modifiche significative alle leggi italiane in materia di armi, criminalità minorile e sicurezza digitale.
L’esempio è provocatorio – l’uomo con la pistola aveva la licenza appena scaduta – ma, come spiega l’esperto d’armi Alessandro Caponeri, serve ad indicare la sproporzione dovuta ad un nuovo articolo, il 4 bis della legge sulle armi, che introduce il delitto di porto di un’arma per cui non viene rilasciata licenza.
E tra le armi per cui non viene rilasciata licenza vi sono anche coltello a serramanico e scatto, coltello a punta ecc.…
Ne consegue che il porto in tasca o in auto di un coltellino svizzero comporta, con il 4 bis, la modifica da contravvenzione a delitto, punito con l’arresto da 1 a 3 anni e l’ammenda da 25 a 100 euro. Osserva ironicamente Caponeri in un articolo su una rivista della Polizia di Stato che metà dei cittadini rischia l’arresto, magari per aver dimenticato in macchina una roncola o il coltello da sub.
E gli operatori di Polizia, fors’anche per non incorrere in una omissione d’atti d’ufficio, magari preferiscono lasciare che sia il magistrato a decidere se procedere.
Nulla da dire sul Decreto, affronta anche la criminalità minorile, estendendo l’avviso orale ai minorenni a partire dai 14 anni e introducendo misure restrittive come il divieto di utilizzo di servizi informatici e dispositivi di comunicazione per i minori condannati per determinati reati.
Inoltre, è previsto che i genitori o tutori che non impediscono comportamenti illeciti dei minori possano essere multati.
Il Decreto-Legge 123/23 rappresenta un rafforzamento significativo delle misure di controllo e sicurezza relative alle armi in Italia. Le modifiche introdotte mirano a migliorare la sicurezza pubblica, ridurre il rischio di reati commessi con l’uso di armi e garantire un uso più responsabile delle armi da parte dei cittadini.
In particolare, le pene sono aumentate se il reato è commesso da più persone o in prossimità di scuole, banche o parchi pubblici – come le Albere – visto quanto succede regolarmente negli ultimi tempi. Ma in questi giorni tiene banco anche il mistero Sharon Verzeni.
Inoltre, vengono introdotte misure più severe per il porto d’armi, includendo anche situazioni di emergenza segnalate dalle guardie giurate.
Quanti cacciatori abbiamo in Trentino? Circa 6.000. Ebbene le autorità hanno il potere di effettuare controlli più frequenti e approfonditi sulle persone autorizzate a detenere o portare armi.
Questi controlli includono verifiche presso abitazioni private e luoghi di lavoro, nonché durante il trasporto di armi, ma confidiamo che l’attenzione delle Forze dell’Ordine si concentri su autoctoni ed extracomunitari privi di fissa dimora o scopi leciti nella vita, e sulle baby-gang, più che sul cacciatore di mezza età che da sempre maneggia con diligenza armi e persegue la sua passione.
La piaga dell’abitudine al coltello facile di certe frange della popolazione più o meno legalmente presenti sul territorio, e sappiamo di chi parlo, ci riguarda sempre più da vicino e sempre più spesso.
Molti non hanno nulla da perdere ad estrarre un coltello, molti hanno pericolose fragilità psichiche o di dipendenza, molti hanno un odio viscerale nei nostri confronti, ed i motivi sono risaputi, si veda il massacro di Solingen.
Molti si chiederanno adesso cosa dice la legge in caso di minaccia col coltello. Lo dico perché, come sappiamo bene, in Italia si fa presto a passare dalla parte del torto. Ebbene, nel caso di minaccia con coltello, le cose cambiano rispetto al resto: in gioco, infatti, potrebbe esservi la vita stessa dell’aggredito.
Chi brandisce una lama contro una persona, infatti, per definizione sta minacciando l’incolumità di quest’ultima. Pertanto, se la vittima sente che la sua vita o la sua integrità fisica sono in pericolo, può reagire in maniera violenta, a mani nude (pugni, calci, ecc.) oppure con un’arma, anche con una pistola: non c’è scritto da nessuna parte, infatti, che le armi che si “confrontano” debbano essere dello stesso tipo.
La proporzionalità di cui parla la legge, infatti, riguarda i beni giuridici messi a repentaglio, non i mezzi utilizzati (mani nude, pistola, coltello, bastone, ecc.).
La persona minacciata con un coltello è quindi autorizzata a difendersi, anche usando la forza, se non ci sono alternative valide, come ad esempio la fuga oppure l’intervento immediato della polizia.
In sostanza mentre dobbiamo essere accorti ed avere scrupolo di non girare con un coltellino svizzero in tasca se non si è in un campo scout, allo stesso modo dobbiamo temere di essere o rapinati, o minacciati, o alla peggio sgozzati da chi il coltello lo porta per abitudine, per offesa, e per odio, infischiandosene delle nostre leggi, e non stiamo certo parlando del cacciatore d mezza età.
E i furti costanti e continui? Stendiamo un pietoso velo…
A cura di Roberto Conci – direttore editoriale
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