L Editoriale
Orso, il Trentino ostaggio di minoranze opportuniste e incompetenti

Quando un popolo intero sta raggiungendo una maggioranza imbarazzante nelle intenzioni se tenerci gli orsi o meno. (qui ultima indagine Doxa)
Quando un popolo intero ha modificato le proprie abitudini, riferite, ovviamente, all’andare per boschi (perché se togliamo chi ama solo il lago o il mare il 53% si trasforma inevitabilmente in una cifra bulgara data da coloro che amano i boschi), al tenere i propri bambini vicino ai boschi, all’andare a correre lungo i sentieri tanto amati.
Quando un popolo intero come i trentini (amanti e conoscitori dell’ambiente come pochi) è esausto da questa attesa del prossimo sbranato e dalla inerzia di chi deve prendere decisioni a mio personalissimo parere “membrute”.
Ebbene, la politica, da Roma a Bruxelles, dopo essersi leccata le ferite dalla vergogna, dovrebbe dare atto della volontà popolare e toglierci ti torno gli animali pericolosi che con scelleratezza hanno forzatamente e a costi enormi non solo di vite ripopolato il territorio.
Le tanto vituperate chiacchiere da bar, termometro del popolo che subisce ma non tace, almeno davanti ad un Teroldego, ci raccontano la rabbia con cui si spera che ad essere azzannati dalle fauci di animali siano – perdonate la schiettezza – le chiappe di qualche animalista o leguleio, in modo da convertire istantaneamente fanatismo e interpretazioni giuridiche e permettere a trentini e turisti di tornare a fruire del territorio.
La situazione venutasi a creare in Trentino è a dir poco surreale. Tutti i Trentini, i cittadini, i sindaci e le comunità di valle, i politici, i turisti che vengono sulla nostre montagne e coloro che sono proprietari di seconde case non vogliono assolutamente gli orsi perché sono pericolosi, perché aggrediscono, c’è rischio concreto che uccidano e hanno fatto cambiare le abitudini di tutta a comunità che per secoli è vissuta beatamente senza nessun problema.
E niente, nonostante una maggioranza imbarazzante non li voglia ce li dobbiamo tenere per le proteste di una minoranza esigua di soggetti che sono più fastidiosi delle zanzare. Bella democrazia.
C’è però una novità. In un mondo dove nessuno si prende le responsabilità su nulla, arriva chi dice di essere il «padre» del progetto «Life ursus».
Finalmente quindi sappiamo almeno con chi possiamo prendercela, ricordando che questa idea bislacca di riportare gli orsi e i lupi in Trentino è stata della sinistra trentina che ora ha il coraggio anche di gridare «attenti al lupo». Una follia politica di altri tempi.
Mi rendo conto che criticare il partito democratico trentino è come sparare sulla croce rossa, ma arrivare a sentire quelli del PD che sono la causa del ritorno dell’Orso in Trentino proporre soluzioni è a dir poco inquietante. È come il medico che ti rovina e poi vuole curarti. Fenomenali.
Il papà del Life Ursus comunque si chiama Andrea Mustoni (nella foto sotto) ed è stato il responsabile tecnico scientifico dal 1998 al 2004, quando il programma è stato ufficialmente chiuso. È uscito allo scoperto facendo una sorta di outing sulla pagine dell’Adige l’altro giorno.
Tra le libere interpretazioni date nell’intervista sul perché è stato realizzato il progetto Life Ursus, sulle quali sorvolo, Mustoni dice anche delle cose vere. Come per esempio che il progetto non mirava a utili economici o ad attrarre nuovi turisti. Conferma che l’orso si è definitivamente estinto nel 1997.
Conferma che alcuni intellettuali, naturalisti, appassionati di montagna come il presidente della Sat Giovanni Pedrotti o l’alpinista Renzo Videsott si resero conto che era necessario creare una zona dove l’orso potesse essere protetto. Sempre quelle maledette minoranze.
Mustoni dice che allora per tanti trentini era impossibile rinunciare alla presenza dell’orso nelle nostre valli. E sottolinea come la cultura dell’orso potesse essere importante per la nostra regione. Obiettivo raggiunto, ma al contrario.
Aldilà dei numeri, delle interpretazioni, delle idee tutte da rispettare e dell’ironia non si vedono ancora strade pratiche e percorribili per togliere il sonno dalla ragione di chi ci condiziona la vita e che per il momento ha messo ko un’intera provincia.
E a proposito di ko, gli orsi, così come la pugilessa algerina, sono gli unici attori delle loro vicende delle quali non hanno colpe. E cito la pugile accanto agli orsi perché entrambi sono vittime dell’ insensatezza di chi governa e che vuole forzare le cose a danno della maggior parte della popolazione. E le superstiti dei pugni dell’algerina devono aver pensato più o meno la stessa cosa, una volta ritornate sulla terra.
Sono due esempi nel pericoloso senso del ridicolo che accostano Life Ursus a Paris 2024, e vien quasi da pensare che nei due progetti ci siano magari consulenti comuni, oppure qualcuno che abbia partecipato alla stesura della famosa canzone interpretata dalla mitica Mina insieme al compianto Alberto Lupo, «Parole parole….».
Insomma, in attesa del «giorno del giudizio» l’unico che può salvarci è Dio, che come dice la vignetta di Giannelli non si fida molto dei media e dei politici. Ai posteri come sempre l’ardua sentenza.
A cura di Roberto Conci – direttore editoriale
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