L Editoriale
Le «Banlieue» di Trento: Iris Setti e Andrea Papi docet (forse)
Vi spiego perché alcuni migranti tengono in scacco città italiane cento volte più piccole di Parigi

I tre recenti episodi di violenza successi a Trento in solo 24 ore mi hanno fatto riflettere molto, stimolato anche dalle molte email condite di disagi e malesseri di numerosi lettori del nostro quotidiano. Chiarisco: anch’io mi sento molto a disagio per questi episodi.
L’atto vandalico del magrebino nudo in centro storico che “impazzito” si è messo a devastare gli specchietti dell’auto parcheggiate, il 18 enne nord africano che ubriaco, drogato e senza patente che dopo aver rubato l’auto si è schiantato sulla colonnina elettrica a Spini di Gardolo ed infine i 3 minori stranieri che strappano le catenine dal collo delle anziane certificano ormai che il sottile filo che divide la legalità e la criminalità è stato superato.
Che tutti noi cittadini ci sentiamo in pericolo è cosa ormai certa. Che a Trento ci siano “mine vaganti” e bombe sociali pronte a scoppiare lo dico dal 2018. Anzi, l’avevo anche scritto, (leggi qui) attirando l’ira del radical chic col rolex e compagnia bella.
In attesa dei blocchi navali e del trasferimento del 5% dei migranti in Albania, la maggior parte dei quali tornerà in Italia a spese nostre e ci mancherebbe, la situazione è questa. Facciamocene una ragione punto e basta, anche se in molti vorrebbero chiedere i danni ai sindaci o alla Meloni per i danni subiti (vedi specchietti e auto distrutta). E sono d’accordo con loro. Non siamo stati noi infatti a volere sul nostro territorio criminali, spacciatori e via dicendo…
Trovare i responsabili è anche troppo facile: coloro che gravitano nella piattaforma della politica. Ma attenzione, non parlo dei poveri Sindaci dei paesini, nemmeno dei governatori delle regioni, ma di coloro che sono nelle stanze del vero potere. Di coloro che dimorano a Roma. Dei premier e dei governi che negli ultimi 20 anni hanno operato le scelte che ci hanno portato a questo. Al rischio della distruzione e del decadimento della nostra società.
L’altro giorno, parlando con alcuni parigini, di italica origine, in vacanza in Trentino, mi sentivo raccontare il loro stupore nel vedere come a Trento, in pieno centro, soffriamo problemi simili a quelli che accadono quotidianamente nelle loro periferie più emarginate e di riflesso meno controllate dalle forze dell’ordine.
Facevo loro notare che a Trento, come in Italia, almeno fino ad ora non ci sono mai stati attentati paragonabili a quelli avvenuti in Francia ed in particolare a Parigi.
Questo, pur comprendendo come da loro l’immigrazione essendo la Francia una potenza colonialista, sia strutturata, cadenzata e agevolata dalle numerose etnie e clanismi presenti sul loro territorio ormai da molti decenni a partire dal secolo scorso.
Per contro, i turisti della Ville Lumiere mi rispondevano che il problema nostro risiederebbe proprio in questo, ovvero non aver mai avuto attentati così eclatanti e sanguinosi come quelli avvenuti in Francia.
E mi spiegavano che sono stati proprio questi attentati che hanno man mano modificato nell’opinione pubblica, compresa l’intelligenza più liberale e di sinistra radicata in Francia fin dal sessantottismo post gollista, arrivando, oltreché a votare in massa per le destre come da previsione, a tollerare senza nessun tipo di riserva sia la ruvidità della polizia francese (l’unica Polizia europea nel mirino di Amnesty International) sia la presenza dell’esercito (Operation Sentinelle) in ogni città a rischio, e con molti più poteri, compresa una consistente fornitura di quest’ultimo ente di equipaggiamenti e addestramento militare alla Polizia (in particolere alla PPUs, la polizia paramilitare specializzata).
Ciò rispetto, o a dispetto, della tanto vituperata e debolmente normata operazione “Strade Sicure” che piace a tutti gli italiani, la vorrebbero con più poteri per le nostre forze armate, ma non piace alla maggioranza dei sindaci di sinistra ed in generale alle opposizioni, che fanno un’opposizione di default a tutto, comprese le loro stesse proposte politiche di quando erano al governo.
Ora di fronte ai recenti episodi che hanno visto il centro di Trento messo in serio pericolo da extracomunitari privi di controllo, sotto l’effetto di alcol e droghe, dove solo la fortuna ha evitato guai più seri ai cittadini bisognerebbe come minimo creare una vera strategia.
L’omicidio Iris Setti insegna. Una donna barbaramente uccisa perché colpevole solo di essere stata per puro caso e nel momento sbagliato sulla traiettoria di uno dei vari soggetti extracomunitari che come “mine vaganti” vagano indisturbati e privi di misure efficaci, ma protetti da provvedimenti – a mio parere sterili – di espulsione o denuncia a piede libero.
In loro spesso e per loro stessa ammissione nei deliri hanno insita una rabbia ed un livore nei confronti dell’occidente, a volte alimentata non solo da alcol o droghe ma da problemi psichici facilmente rilevabili, ma mai concretizzati in provvedimenti per la ancor più difficile attuazione di contenimenti come il TSO.
Il paragone con gli orsi è fin troppo facile: voluti dal centrosinistra, aderendo ad un progetto insensato fin dalla stesura fatto da alcuni studenti e ricercatori molto allegri riguardo alla altrui sicurezza (vedasi l’intervista del padre di Papi a Radio24 il Sole Ventiquattrore) cui hanno subito aderito gli allora governanti forse dopo aver visto il budget complessivo dei finanziamenti europei.
C’è quindi stato il primo morto, dopo che gli innumerevoli ferimenti venivano forse un po’ troppo sottovalutati. È come un ciclo che si ripete e si ripete nuovamente senza che nessuno riesca ad interromperlo.
Gravi ferimenti quelli compiuti dagli orsi, e non solo fisici ma anche in termini di shock, a volte imputati dagli animalisti più estremi, alla sventatezza delle vittime nell’aver voluto passeggiare, come hanno sempre fatto prima di questo scellerato progetto.
Gli orsi non vivono più nei boschi, ma dentro i nostri paesi non troppo distanti dalle città, vedasi l’orso sul balcone di Calliano oppure quelli che si avventurano ormai tutte le notti nei paesi della val di Sole.
La patata bollente è stata servita, comprese le braci ardenti, agli inevitabili governi di destra succedutisi in Trentino dopo il totale fallimento di quelli di sinistra, che avevano approvato questa follia. Sono stati quindi presi dei provvedimenti tuttora purtroppo poco efficaci, ma almeno messi in cantiere.
E, tornando alle mine vaganti, provvedimenti radicali e drastici andrebbero presi anche per loro. Sia dal punto di vista preventivo come dal punto di vista progettuale e di contenimento di alcune deviazioni pericolose, dovute alla potenziale pericolosità di certi extracomunitari che abbinano la loro fragilità psicologica ad accostamenti di pericolosa deriva religiosa e radicalista.
Si riterrebbero a questo punto necessari, alla stregua di una richiesta corale, utilizzare gli stessi mezzi politici democratici e costituzionali che vorrebbero utilizzare le opposizioni per fermare le scelte progressiste e tutt’altro che conservatrici dell’attuale governo.
Fintanto che persisterà questo attendismo, che pare non veda l’ora di agire solo quando passerà, non sul Gange ma sull’Adige, un ennesimo cadavere ucciso proprio dall’attendismo, saremo sempre più alla mercé di una percezione dell’insicurezza che ci pervade.
Ci pervade da cittadini in prima persona, e da figli, genitori, familiari e amici ogni volta che sappiamo avere qualcuno dei nostri cari passeggiare per il centro di Trento, a qualsiasi ora, ed è opinione comune presente in più interviste, a dispetto delle statistiche.
Percezione dell’insicurezza a quanto pare molto lontana dal pensiero dei cittadini di Parigi centro, che per assurdo si sentono più insicuri nelle grandi, medie, piccole, e addormentate città italiane.
Schlein docet. Iris Setti e Andrea Papi pure. Che la pace e la ragione cada su di loro.
A cura di Roberto Conci – direttore editoriale
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