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Viaggi & Turismo

Passione, conoscenza e competenza: ecco come si diventa accompagnatore di media montagna

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A parlarci della professione sono gli AMM Simone Filippo e Stefano Marchi

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A sinistra l'AMM Simone Filippo, a destra l'AMM Stefano Marchi, entrambi impegnati in un'attività
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In una regione alpina come il Trentino-Alto Adige la figura dell’Accompagnatore di Media Montagna (con acronimo AMM) risulta essere molto richiesta.

Si tratta di professionisti qualificati che svolgono attività naturalistiche e didattiche sul territorio, raccontando la storia e illustrando i dettagli del luogo.

A differenza della guida alpina però, l’accompagnatore non può portare persone lungo sentieri attrezzati.

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Come si diventa AMM?

Il percorso formativo per il conseguimento del titolo professionale di Accompagnatore di Media Montagna è molto impegnativo. Come racconta Sandro Zanghellini docente e membro della commissione durante gli esami di abilitazione, il tutto è coordinato dall’ufficio professioni turistiche della Provincia di Trento.

I candidati sono chiamati a sostenere una serie di prove attitudinali, fra cui una prova di dislivello entro un certo limite di tempo, una prova di orientamento, una prova di camminata su un fondo difficile e un esame scritto riguardante le peculiarità del Trentino.

Sulla base dei risultati ottenuti, vengono scelti 50 candidati che parteciperanno ai corsi di formazione pratica, gestiti dal Collegio delle Guide Alpine. Il percorso dura circa un anno e mezzo ed è fortemente improntato sul Trentino. Il tutto si conclude con un esame finale. Recentemente è stato aggiunto alla formazione un modulo che abilita il professionista ad operare sulla neve.

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Intervista a due giovani liberi professionisti

A parlarci della professione sono gli AMM Simone Filippo di Martignano e Stefano Marchi di Telve Valsugana entrambi 26 enni.

Qual è l’aspetto che più vi piace del vostro lavoro?

Simone:Poter stare all’aria aperta ed avere costantemente dei rapporti umani è per me fonte di stimolo, nonché di scambio e di reciproca conoscenza. Mi capita spesso di leggere negli occhi degli ascoltatori la curiosità e l’interesse verso ciò che sto narrando e questo riscontro mi gratifica sempre moltissimo.”

Qual è stata la soddisfazione più grande?

Simone: Ho recentemente proposto un’attività sugli insetti al Grest di Segonzano, durante la quale ho mostrato ai bambini un apposito manuale per riconoscerli. Quando sono tornato, un paio di settimane dopo, alcuni bambini si erano fatti comprare dai genitori lo stesso libro. In quel momento ho provato una soddisfazione immensa.”

Quali sono invece le responsabilità della vostra professione?

Stefano:Un bravo accompagnatore deve capire chi ha davanti. Dal modo in cui una persona porta lo zaino oppure si allaccia gli scarponi capisco subito se è abituato ad andare in montagna oppure no. Molte volte gli adulti si sopravvalutano e spesso accade che, trovandosi davanti una guida giovane, le manchino di rispetto oppure tendano a dar poca importanza alle sue parole.

Personalmente, mi preoccupa anche la preparazione dell’escursione: non è semplice gestire un percorso e in base al gruppo che sto accompagnando devo capire come organizzare al meglio i tempi e le pause. Credo infatti che un bravo accompagnatore debba essere creativo, malleabile e soprattutto versatile.”

In quanto liberi professionisti, a che progetti state lavorando?

Simone: In vista dell’inverno e ho creato tre proposte da portare nelle scuole. In accordo con la scuola di Faver, sto elaborando un percorso didattico sul monitoraggio della fauna con le fototrappole. Tale progetto prevede degli incontri in classe e delle uscite sul territorio. Vorrei infatti proporre un modo alternativo di far attività anche fuori dalla scuola, per mostrare ai più piccoli come si opera sul campo.

Inoltre, sto lavorando a un progetto sull’entomologia che verrà proposto alle scuole di Meano e ho incominciato a strutturare un’attività sui cambiamenti climatici. Oltre a ciò, al momento collaboro anche con diversi enti, fra cui la Cooperativa Albatros, la Rete delle Riserve della Val di cembra e il Liceo Galilei.”

Stefano:Ho da poco ricevuto l’incarico da parte del comune di Telve di creare un percorso storico-didattico all’interno del territorio comunale. Al momento ho individuato alcune tappe significative e con l’aiuto di uno storico sto lavorando alla scelta di foto d’epoca e alla preparazione dei pannelli illustrativi.

Ho poi preso accordi con un B&B in Valsugana per proporre ai clienti delle uscite. Io mi occuperò di fornire spunti geologici e naturalistici, mentre un insegnante di educazione fisica guiderà degli esercizi lungo il percorso.

Svolgo inoltre molte attività su incarico dell’Ecomuseo Argentario e dell’Ecomuseo del Lagorai. Da qualche mese gestisco anche le visite guidate a Castel Telvana per conto dell’APT di Borgo Valsugana.”

L’errata valutazione del rischio

Al giorno d’oggi le persone che vanno in montagna senza la corretta attrezzatura, oppure sottovalutando la difficoltà di un percorso sono sempre di più: cosa ne pensate?

Simone: “Lo scorso anno stavo accompagnando un gruppo alle Piramidi di Segonzano e ho incontrato una signora che saliva con le ballerine. Mi sono sentito in dovere di farle presente che forse le calzature non erano adatte al fondo su cui stava camminando. La risposta che mi sono sentito dare è stata: “Queste scarpe hanno la suola in gomma e vanno meglio di quelle da ginnastica”. Il problema grave è che queste persone, oltre a sottovalutare il luogo, non accettano nemmeno i consigli.”

Stefano: “Nel pubblicizzare un’uscita vedo spesso scritta la frase “presentarsi con abbigliamento adeguato”. Il problema è che non viene mai specificato quale esso sia. Spesso, nemmeno presso le reception degli alberghi il personale è in grado di fornire delle indicazioni precise sulle varie escursioni.

Questo aumento della disorganizzazione sta crescendo in maniera preoccupante da quando è terminato il COVID. L’utilizzo dei social ha creato nelle persone l’esigenza di uscire e di mostrare dove si è stati, omettendo però un’informazione importante: come ci si è arrivati.”

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