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Riflessioni fra Cronaca e Storia

Il dopo 8 settembre 1943 in Trentino

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Dopo l’8 settembre 1943 quello che è oggi il Trentino e l’ ‘ Alto Adige, nonchè l’ attuale provincia di Belluno, fece parte della “zona di operazione delle Prealpi” (Alpenvorland) e venne posta sotto il comando militare del Gauleiter di Innsbruck, Franz Hofer.

A differenza che nella zona di Belluno, nel Feltrino e nel Vicentino, che ebbero una storia del tutto diversa, i nazisti attuarono una politica prudente basata su alcuni semplici caposaldi: proibizione in Trentino e in Alto Adige delle organizzazioni fasciste, chiusura delle loro sedi, divieto alle milizie repubblichine di oltrepassare i confini della attuale regione – che, quindi, venne di fatto, anzi manu militari, sottratta alla sovranità della neocostituita Repubblica di Salò -, leva obbligatoria dei giovani trentini e altoatesini in un corpo militare con compiti però esclusivamente di sicurezza – un plotone di essi venne attaccato a Roma in via Rasella, provocando la rappresaglia tedesca ben nota -, mantenimento dei rifornimenti alimentari alla popolazione, ancorchè razionati, nomina a capo della amministrazione civile quale Prefetto dell’ avv. Adolfo de Bertolini, figura liberale ed antifascista di Trento cui va il merito di avere attutito gli effetti dell’ occupazione tedesca in regione, assieme al Colonnello dei Carabinieri Michele de Finis, mantenuto nella carica.

La costruzione polico-militare anzidetta di fatto impedì il sorgere di un movimento di resistenza armata organizzata come nel resto del Nord Italia, essendo assente la principale spinta data dalla necessità politica di scontrarsi con le forze repubblichine, di fatto estromesse dal territorio trentino.

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Questa particolarità è stata acutamente messa in luce dallo storico prof. Vincenzo Calì (*) (in atti della conferenza tenuta a Riva del Garda il 9 maggio 1994, sul tema: “La Resistenza in una provincia di confine”) il quale ha poi osservato che solo dall’ estate 1944 la resistenza trentina ebbe a formarsi nella esclusiva ottica della guerra di liberazione dal tedesco invasore, e solo di riflesso contro il fascismo di fatto non più esistente da tempo in Trentino.

Ma l’operazione politica sopra accennata produsse altri più rilevanti effetti, non solo riconducibili alla sola dimensione militare, e cioè all’esigenza di garantire la sicurezza del Brennero come via di rifornimento al fronte italico. In realtà i nazisti miravano probabilmente a porre i fondamenti politici e amministrativi di una futura  completa annessione del Trentino al Reich.

L’incontro del Gauleiter Hofer subito dopo l’8 settembre 43 con l’amministrazione trentina di allora, doveva lasciare ai trentini l’ illusione di una sorta di “autonomia” all’interno del Terzo Reich.

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L’evento, anche se la questione è dibattuta, fu comunque accolto favorevolmente dall’opinione pubblica trentina (**) ( così Giuseppe Ferrandi, “Resistenza armata e resistenza civile, riflessioni sul caso trentino” in “Archivio Trentino di Storia Contemporanea” 1. – 1995 ).

Sul punto non è da dimenticare che i trentini avevano conosciuto l’Italia dopo la Prima Guerra mondiale unicamente attraverso l’ esperienza dei legionari fiumani e poi con l’ amministrazione fascista, realtà queste quanto più distanti dal carattere e dai sentimenti della popolazione trentina. Esperienza dunque mai decollata appieno in Trentino ed ancor meno in Alto Adige, con l’ eccezione delle zone metropolitane di Bolzano e Merano,

Non vi è quindi da stupirsi che la proposta di Hofer apparisse loro come un vero e proprio ritorno ai tempi dell’Impero Austroungarico, pur sempre ben visto dalla popolazione ed avversato a suo tempo unicamente per motivi ideologici solo dalla minoranza progressista benestante delle città.

Con questa operazione politica le autorità germaniche riuscirono con astuzia a neutralizzare ogni ostilità concreta nella maggioranza della popolazione, che fino giugno 1944 rimase indifferente sia all’ occupazione, sia agli sparuti ed esigui gruppi partigiani, i quali sul piano militare ebbero effetti pressochè nulli ad onta del contributo di sangue profuso.

Per contro l’atteggiamento della popolazione durante l’occupazione tedesca e la limitata autonomia amminstrativa sopra accennata, con il passare del tempo e con l’ intensificarsi della pressione alleata con i bombardamenti a tappeto nei fondovalle, mutò da indifferenza ad insofferenza, non tanto, o solo di riflesso, verso l’ invasore tedesco, quanto contro gli effetti della guerra stessa.

La paura e la fame, ma anche la furbizia, diedero occasione a saccheggi di strutture e depositi lesionati dai bombardamenti e non più presidiati dai militari tedeschi, alimentando accaparramenti, fenomeni di borsa nera e traffico di armi e materiale esplodente da parte di molti profittatori, di cui è esistente tutt’ oggi ampia traccia e documentazione negli archivi dei Tribunali di Trento e Rovereto.

Le zone più interessate senz’ altro furono il basso Sarca, il roveretano e i fondovalle perginese e di Trento ed a poco servirono i presidi locali delle amministrazioni comunali e dei Carabinieri.

Man mano che divenne chiaro che la sorte del conflitto andava verso la direzione ben nota, si ebbero finalmente anche episodi insurrezionali di limitata consistenza in concomitanza con l’ arrivo delle truppe alleate, anche se vi furono in precedenza autentici episodi di valore partigiano quali quelli del battaglione “Gherlenda”in Valsugana tra cui spiccano le due donne medaglie d’oro Ancilla Marighetto “Ora” e Clorinda Menguzzato “Veglia”. E la Valsugana fu teatro non casuale, in quanto in diretto contatto con il Veneto rimasto fuori dalla costruzione politco-geografica dell’ Alpenvorland e soggetto all’ autorità di Salò

In questo quadro poco noto ed ancor meno raccontato è interessante invece osservare che la costruzione degasperiana dell’ autonomia trentina non sarebbe dunque una novità e trae elementi di continuità con quella imposta dall’ occupante tedesco, e prima ancora con quella concessa dall’ impero Austroungarico, e di ciò è doveroso fare ampia e meditata riflessione.

a cura di Stefano Sforzellini – Trento

(*) cfr atti della conferenza tenuta a Riva del Garda il 9 maggio 1994, sul tema: “La Resistenza in una provincia di confine”.
(**)  -Giuseppe Ferrandi, “Resistenza armata e resistenza civile, riflessioni sul caso trentino” in “Archivio Trentino di Storia Contemporanea” 1. – 1995

Per chi volesse approfondire:
– “La resistenza, la popolazione, la memoria ” in Questo Trentino, 13 ottobre 2001
-“Ribelli di confine – la Resistenza in Trentino” in Questo Trentino, 13 ottobre 2001

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