Politica
Elezioni in Europa e in Italia: «La sinistra che “scappa” con il pallone»

Ve lo ricordate quel bambino goffo, con gli occhiali, quello che con spocchia non perdeva occasione di far sapere ai suoi amichetti che lui era il primo della classe, quello che nella partita di calcio, dove lui non toccava palla, poi se ne andava portandosi via il pallone?
Ecco quel bambino – a mio personale parere – assomiglierebbe alla Sinistra, quella che dopo i segnali inequivocabili giunti dalle Elezioni Europee, continua a reclamare per se’ e per i suoi una continuità, in piena discontinuità dal risultato delle urne, in barba alla democrazia delle urne di cui ha sempre parlato.
Oggi, che i segnali giunti dal basso dal popolo votante in Francia, sono divenuti ancora più chiari, la democratica sinistra, sempre in barba alla volontà degli elettori, ha pensato bene non solo di banalizzare e criminalizzare il popolo votante (bollato come inadeguato ed ignorante) ma ha pensato di fare argine comune tra forze che sino ad ieri si sono “scannate” sui temi più disparati, al solo scopo di fermare il fronte conservatore che in questo momento raccoglie consensi dal popolo su temi concreti, quelli che toccano da vicino tutti.
Esercizio, per carità, legittimo in democrazia, ma che nasconderebbe – a mio pensiero – un molteplice ordine di problemi, di coerenza e di credibilità: cioè il mancato rispetto della volontà popolare e del popolo votante.
Ma non solo: la mancata autocritica per il fallimento delle proprie proposte politiche, la malafede nel nascondere agli elettori le proprie divisioni sui programmi e sui temi concreti e in ogni caso la totale dismissione delle tematiche proprie della sinistra, avendole sostituite con una conservazione pervicace del potere a braccetto dei cosiddetti poteri forti bancari ed industriali, con il lassismo, con l’immigrazionismo incontrollato e con l’ideologismo militante di facciata.
Questa è la linea che non solo va maturando in Francia ed a Bruxelles, ma che anche in Italia va prendendo piede, da Salis e Fratoianni a Calenda, passando per PD e 5S, sempre al traino di qualcun altro, mai con una propria originalità politica, con una visione di programma solida.
Il tutto – a mio parere – non per il bene del nostro disgraziato Paese, che ben di altro avrebbe bisogno (cioè di coesione nel proprio interesse nazionale e di sostegno e rispetto della volontà popolare) ma per quella che personalmente definirei una sorta di vendetta verso il governo in carica uscito democraticamente dalle urne.
E il popolo? Beh, quello, si ritrova quindi a dover essere “rieducato” e ricondotto al suo ruolo di elettore che vota “bene” e, se proprio non ci riesce, che almeno riesca a digerire in silenzio un qualche governo tecnico o dei “migliori” o del Presidente (della Repubblica).
a cura di Stefano Sforzellini
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