Il Comodino Archivi - La voce del Trentino https://www.lavocedeltrentino.it/category/home/arte-e-cultura/il-comodino/ Quotidiano online indipendente Tue, 20 Aug 2024 17:39:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Anticonformisti formali: “A quattro zampe”, il nuovo libro di Miranda July https://www.lavocedeltrentino.it/2024/08/21/anticonformisti-formali-a-quattro-zampe-il-nuovo-libro-di-miranda-july/ Wed, 21 Aug 2024 04:02:42 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=475408 Anticonformisti formali: “A quattro zampe”, il nuovo libro di Miranda July

Miranda July è una scrittrice e artista contemporanea a mio parere non proprio indimenticabile, almeno per quel che si è visto nella sua recente mostra alla Fondazione Prada, ma indimenticabile nel bene e nel male lo può diventare con il suo ultimo libro “A Quattro Zampe” ed. Feltrinelli 2024. Il libro narra di una famiglia […]

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Anticonformisti formali: “A quattro zampe”, il nuovo libro di Miranda July

Miranda July è una scrittrice e artista contemporanea a mio parere non proprio indimenticabile, almeno per quel che si è visto nella sua recente mostra alla Fondazione Prada, ma indimenticabile nel bene e nel male lo può diventare con il suo ultimo libro “A Quattro Zampe” ed. Feltrinelli 2024.

Il libro narra di una famiglia californiana benestante e di tendenza, marito e moglie fanno i soliti lavori alla moda, lui produttore e lei scrittrice, hanno oltrepassato la quarantina ed hanno una figlia di sette anni ma guai a parlarne al femminile perché con scrupolo i genitori informano chiunque, la bambina per prima, che è non binaria, ovvero né maschio né femmina, ci penserà da grande a decidere.

E nel libro il genere della bimba viene scritto sempre con la Schwa, la “e” rovesciata che indefinisce il genere.

Forse bastava dirlo una volta senza premurarsi di ram mentarlo ogni pagina, o forse la July ha inaugurato un nuovo stile, la rarefazione dell’essere.

Un anticonformismo a mio avviso formalissimo, come iperformali sono spesso gli americani bianchi ed elitari, che non escono dai loro schemini esistenziali nemmeno in preda a cocente passione, affrontata con la diligenza del secchione in un compito in classe.

Lei, la scrittrice (non viene mai citato il nome e se c’era mi è sfuggito), decide di partire per New York in macchina, chiamata a tenere alcuni incontri letterari per due o tre settimane, ma dopo un quarto d’ora d’auto si fermerà in uno squallido motel di una cittadina a pochi chilometri da casa sua. 

Non è immediatamente comprensibile quale motivazione ci sia dietro la scelta della donna, però è rimasta folgorata da un giovanissimo e bellissimo ragazzo che le ha lavato il parabrezza mentre faceva rifornimento, e che in cuor suo confida di rivedere in zona.

E nel motel la scrittrice farà cambiare radicalmente la stanza dove alloggia, trasformandola in una lussuosissima suite, dove dimorerà fino al suo ritorno a casa dal mai avvenuto viaggio a New York.

Nella suite la Milf intellettuale incontrerà tutti i giorni il ragazzo, con il quale passerà ore contrattare con lui se fare sesso o meno, perché pomiciare no ma la penetrazione è tradimento. Secondo gli schemini esistenziali.

Il libro poi si dipana in divagazioni sulla premenopausa e sulla condizione femminile fisica e mentale durante la mezza età, di donna costretta ad accettare, pensiero suo, un declino inarrestabile dopo g con l’accessorio del calo di libido e il marito che guarda altrove.

È un libro divertente, soprattutto se non lo si prende sul serio, perché è molto radical-chic e anticonformista all’americana, un anticonformismo così formale che marito moglie e amante si siederanno assieme per decidere come appellarsi e come affrontare i vari ménage o i vari convenevoli prima di fare sesso, il tutto credendo faccia “modern o trendy” mentre uccide solo la passione.

Per non parlare dell’uscire a cena con una nuova conoscenza, perché anche in questo caso bisogna distinguere se è un “appuntamento” o una cena tra amici, formalizzando come costume anche il modo di incontrarsi.

Al suo corpo che crede già in disfacimento, la scrittrice risponde ammazzandosi in palestra e frequentando solo donne, anche sessualmente, seguendo il bizzarro teorema che con la menopausa la donna, non essendo più utile a procreare, sarà finalmente libera.

Un libro senza pretese di alta letteratura ma con qualche idea, che può essere interessante leggere se si è donne – con o senza lo schwa che definisce il genere- e anche uomini, che magari ne rideranno, per poi piangere sconsolati o dall’invidia.

 

 

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Nazismo Magico: il soprannaturale nel Terzo Reich tra Lupi Mannari e SS https://www.lavocedeltrentino.it/2024/07/18/nazismo-magico-il-soprannaturale-nel-terzo-reich-tra-lupi-mannari-e-ss/ Thu, 18 Jul 2024 11:36:16 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=469815 Nazismo Magico: il soprannaturale nel Terzo Reich tra Lupi Mannari e SS

Esiste, nella storia del Nazismo, un aspetto poco conosciuto e che ha dello sbalorditivo. Ci volevano le 600 pagine di libro scritto dal professore della Stetson University (tra le migliori al modo) Eric Kurlander “I mostri di Hitler” (ed. Mondadori,2018), per fare luce sullo spazio mistico di cui erano infarciti i fondatori divenuti in seguito […]

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Nazismo Magico: il soprannaturale nel Terzo Reich tra Lupi Mannari e SS

Esiste, nella storia del Nazismo, un aspetto poco conosciuto e che ha dello sbalorditivo.

Ci volevano le 600 pagine di libro scritto dal professore della Stetson University (tra le migliori al modo) Eric Kurlander “I mostri di Hitler” (ed. Mondadori,2018), per fare luce sullo spazio mistico di cui erano infarciti i fondatori divenuti in seguito i principali gerarchi del partito Nazista.

Diciamo subito che il libro è talmente accurato e interessante che per riassumerne con dovizia già solo i punti di interesse più salienti ci vorrebbero decine e decine di pagine, perché i punti di maggior interesse sono presenti pressoché in ogni pagina.

Si pensi solo che le note e la bibliografia occupano più di 200 pagine, Kurlander quindi non ha tirato ad indovinare o proporre supposizioni, ha fatto una ricerca storica rigorosa come poche per un libro anche divulgativo.

Ma il libro non deve spaventare, perché scorre bene e si legge a bocca aperta, sbalorditi nell’apprendere la messe di presunte sette esoteriche tedesche a cui – si legge – facevano capo fondatori, membri e leader del partito Nazista.

Kurlander, ad esempio, ci spiega che il fondatore delle SS Heinrich Himmleroltre che di paganesimo nordico e culti orientali lesse anche molto nell’ambito delle Scienze di Confine” (le scienze di confine sono quelle che si pongono ai limiti delle scienze accademiche), e consultò testi di astrologia, ipnosi, spiritismo e telepatia, e varie monografie sull’uso del pendolo.

Himmler – si apprende – studiò inoltre la trasmigrazione delle anime ed era fermamente convinto che fosse possibile comunicare con i morti.

Era affascinato dalla massoneria e dalla storia degli Ordini Segreti cui si ispirò nell’ideazione dell’Ordine Nero: le SS.

Ma quello che più colpisce è che nell’immaginario di Himmler rientrava anche una cieca passione per i Licantropi, letteralmente Uomini-Lupo o lupi mannari.

Passione non solo di Himmler, come vedremo più avanti, perché va premesso che nel paganesimo tedesco i Lupi Mannari erano visti in un ruolo perlopiù positivo.

Le credenze, infatti, raccontano di creature leggendarie che facevano compagnia ai viandanti la sera e proteggevano le abitazioni dei contadini dai tanti lupi (quelli veri) dimoranti dei boschi, specialmente in Westfalia e nell’Est della Prussia.

Abbiamo detto che Himmler non era il solo appassionato di Licantropi; nel 1923 in risposta all’occupazione francese della Ruhr, venne creata da tale Fritz Kloppe un’organizzazione paramilitare tedesca denominata Wehrwolf che tradotto vuol dire il Licantropo o Lupo Mannaro.

Organizzazione questa che cacciava le sue vittime nel buio della notte, e lo facevano perché ritenevano che nelle loro vene pulsasse il sangue nordico e di conseguenza non potevano vivere senza combattere.

Kloppe era fermamente convinto che “solo a noi Lupi mannari sarà dato di chiamare, chiarire e plasmare i pilastri della fede del tempo che verrà…” parole d’ispirazione per Hitler, solo che al posto dei lupi mannari usava il termine “nazisti”.

Kloppe istituì anche una divisione la “Jung-Wehrwolf” diretta ai minori di 17 anni il cui simbolo era la Testa di Morto.

Simbolo in seguito fatto proprio dalle SS.

L’alto gerarca delle SS Herman Wirth era appassionato studioso di Atlantide e scriveva sull’Ariosofia, un movimento religioso fondato agli inizi del Novecento che si proponeva di approfondire la conoscenza degli ariani;

E a proposito di SS e Wehrwolf, altro loro esponente di spicco nonché comandante della Polizia di Berlino era Wolf-Heinrich von Helldorff già leader dei Wehrwolf-licantropi così come Ernst Roehm, il fondatore delle Camicie Brune, la più importante forza paramilitare nazista, ed entrambi erano immersi nelle dottrine popolari esoteriche.

E, scrive Kurlander nel libro, bisogna tenere a mente che migliaia di Lupi Mannari e membri di altri gruppi esoterici vennero arruolati nelle Camicie Brune denominate anche Truppe d’Assalto (SA) per poi essere assorbite nelle SS, dopo che quest’ultime ne avevano soppresso (fisicamente) i vertici, Rohem compreso, durante la famigerata “notte dei lunghi coltelli”.

Altro importante movimento collocato tra quelli ispiratori nella fondazione del Nazismo erano gli Artamani, un’organizzazione razzista imperialista fondata nel 1924 da Willibald Hentschel e Georg Kenstler (in seguito divenuto nazista) un emigrato di etnia tedesca che veniva dalla Transilvania, la terra di Dracula, e transilvano era anche Hermann Oberth, grande appassionato di occultismo e futuro pioniere del programma missilistico nazista, nonché collocato tra i massimi vertici degli Artamani.

Scopo degli Artamani – si legge – era quello di ristabilire la superiorità razziale e territoriale nella Germania e nell’Europa orientale per mezzo della conquista di spazio vitale, in pratica il disegno di Hitler.

In quattro anni dalla Fondazione gli Artamani avevano raggiunto quasi duemila affiliati, che diffusero preconcetti esoterici e ideali ariosofici che avrebbero definito le concezioni della razza e dello spazio vitale proprie dei nazisti.

Gli Artamani puntavano alla creazione di “una comunità di giovani uomini e donne dotati di una coscienza razziale che aspirasse a liberarsi dell’insalubre, deleteria e superficiale vita cittadina, per abbracciare uno stile di vita sano, duro, ma all’insegna della natura delle campagne”, con ogni mezzo.

Aborrivano alcolici e nicotina e tutto ciò che non contribuiva ad un sano sviluppo della mente e del corpo.

Usavano le antiche Rune germaniche come simboli e portavano in processione la Svastica, sacro simbolo del Sole, poi simbolo germanico della Natura Divina e della purezza del sangue e dello spirito dei Tedeschi.

Riunivano in un unico pacchetto di ideali antislavismo, anticristianesimo e xenofobia anti-polacca, antisemitismo radicale e mettevano costantemente in guardia gli adepti e chi li ascoltava dai rischi dell’incrocio tra le razze, visto come tentativo di attaccare e sopprimere l’esistenza pura dell’uomo nordico.

Gli Artamani furono la piattaforma alla quale si ispirarono i principi fondamentali della fede nazionalsocialista e i fondamenti organizzativi del lavoro della colonizzazione dell’Est Europa.

Himmler pare fosse un fervente adepto degli Artamani tanto che ne divenne, a metà degli anni Venti, uno dei loro principali capi in Baviera.

Proprio in Baviera Himmler conobbe, a quanto si legge, tra le fila degli Artamani, molti futuri alti gerarchi nazisti, tra cui: il teorico del Nazismo e futuro spietato ministro dei Territori Occupati Alfred Rosenberg, l’alto funzionario delle SS Wolfram Sievers, il capo della Gioventù Hitleriana Baldur von Schirach, che introdusse le Rune degli Artamani nelle cerimonie della Hitlerjunged, Rudolf Hoess che Himmler avrebbe in seguito nominato comandante SS ad Auschwitz, e molti altri.

Il numero due del Nazismo, quel Rudolf Hess, che compirà il misterioso volo in Inghilterra nel 1941, appassionato di astrologia e occultismo, faceva parte, come altri di cui sopra, della setta mistica dell’Ordine del Nuovo Tempio.

Attraverso gli Artamani Himmler conobbe Walter Darré capo dell’Ufficio Centrale della Razza e del reinsediamento.

Darrè, considerato un precursore e promotore dell’agricoltura biodinamica e dei movimenti ecologici, era ben inserito nel contesto esoterico tedesco ed era un fanatico delle opere di Antroposofia di Rudolf Steiner.

Per Darrè i tedeschi avrebbero dovuto ripudiare il Cristianesimo in virtù dell’incapacità di riconoscere il sangue e la razza e aderire solo a quei miti trasmessi dal saggio al credente che hanno mantenuto desta la fede originaria del mito nordico.

Man mano che cresceva il partito Nazista esso inglobava la quasi totalità dei membri delle sette esoteriche più importanti, come la Thule, il Wehrwolf e gli Artamani.

Già da giovanissimo – si legge – Hitler nutriva una profonda ammirazione nei confronti della mitologia norrena e del folklore germanico a cui si ispiravano alcune opere di Wagner, venne inoltre a contatto con le teorie sulla razza e con la demagogia antisemita di Georg von Schoenerer e della società esoterica “Guido von List”, intitolata ad uno dei massimi ispiratori del nazismo, morto nel 1919, che Hitler definì uno dei più grandi tedeschi di tutti i tempi.

Si sarebbe quindi formato nella sua mente il dualismo manicheo di biondi e bruni, eroi e sotto-uomini, ariani e inferiori, un dualismo ben descritto in una tra le pubblicazione che più lo appassionavano, la rivista esoterico-nazionalista Ostara, fondata nel 1905 dall’occultista Lanz von Liebenfels.

Nella biblioteca personale del Fuehrer, scoperta dagli americani nel 1945 in una miniera, si legge dai rapporti che quasi non c’erano volumi di teoria politica o di filosofia, ma moltissimi volumi su Wotan (Odino) e le divinità della mitologia tedesca, sui simboli magici, sull’occulto, sulla medicina popolare, cure miracolose, cucina vegetariana e diete speciali.

Questa è solo una minuscola parte della miniera d’oro di informazioni storiche anche inedite del libro di Kurlander, perché per riassumerlo ci vorrebbero settimane, e nel libro si trova di tutto: dalle società per la navigazione spaziale, a laboratori per produrre armi segrete come i dischi volanti a levitazione magnetica, il raggio della morte, alla Bomba Atomica.

A questo proposito il libro spiega come dopo la distruzione dei serbatoi e dei rifornimenti di acqua pesante, necessaria alla lavorazione della Bomba Atomica, il progetto fu abbandonato  da Hitler maggiormente orientato allo sviluppo dei primi aviogetti in servizio operativo al mondo, quei Messerschmitt 262 costruiti nelle gallerie del Garda, ed in particolare a Torbole.

Nel libro si narra anche di Ghiaccio Cosmico, di spedizioni per la ricerca dell’eredità ancestrale e per la ricerca della conoscenza sull’elettricità degli antichi popoli nordici; si narra di partigiani vampiri e soldati immortali, streghe, maghi al servizio di Hitler  e tanto altro, tutto con il massimo rigore scientifico.

Ma chi limita il Nazismo ad una mera banda di pazzi fanatici deve tenere conto che avevano una loro religione ed una loro crociata, tutte cose presenti sia nel passato che attuali.

Di più, i Nazisti accanto alla presa di potere reale si erano impadroniti delle coscienze dei tedeschi, manipolando mentalmente milioni di cittadini, che come ipnotizzati avevano seguito Hitler fino alla Caduta degli Dei, titolo dell’opera di Wagner che tanto piaceva al Fuehrer.

Una cosa risalta agli occhi infine, Hitler, tra tutti i potenti gerarchi che lo circon, era il meno fanatico di occultismo, scienze esoteriche e magie varie.

Il libro sarà presente in redazione dietro richiesta come materiale in visione.

A cura di Mario Garavelli

 

 

 

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L’Uomo Sulfureo: “Il Conoscitore di Segreti, una biografia intellettuale” https://www.lavocedeltrentino.it/2024/06/18/luomo-sulfureo-il-conoscitore-di-segreti-una-biografia-intellettuale/ Tue, 18 Jun 2024 05:07:03 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=464515 L’Uomo Sulfureo: “Il Conoscitore di Segreti, una biografia intellettuale”

Nel 1926 Felix Grosser scriverà in una rivista di storia delle religioni un pezzo che genererà un dibattito tra i massimi classicisti europei, dibattito ancora attuale. Dibattito che scaturisce da una scoperta archeologica avvenuta a Pompei. Dagli scavi nella villa di Pasquino Proculo verrà alla luce una scritta che darà spazio a migliaia di interpretazioni tra […]

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L’Uomo Sulfureo: “Il Conoscitore di Segreti, una biografia intellettuale”

Nel 1926 Felix Grosser scriverà in una rivista di storia delle religioni un pezzo che genererà un dibattito tra i massimi classicisti europei, dibattito ancora attuale. Dibattito che scaturisce da una scoperta archeologica avvenuta a Pompei.

Dagli scavi nella villa di Pasquino Proculo verrà alla luce una scritta che darà spazio a migliaia di interpretazioni tra il religioso e l’esoterico.

L’iscrizione latina è composta da cinque parole: Sator Arepo Tenet Opera Rotas. La loro traduzione è persino banale: “Il contadino Arepo governa con fatica le ruote” e per ruote gli studiosi fanno probabile riferimento a quelle accessorie dell’aratro.

Il motivo per cui questa scritta scatenerà congetture che spazieranno in ogni ambito del sapere occulto o spirituale è dato dal fatto che queste cinque parole iscritte in un quadrato possono essere lette indifferentemente dal basso in alto, dall’alto in basso, da sinistra a destra e da destra a sinistra.

Sator Rotas Arepo e Opera sono parole a specchio, la quinta parola Tenet, situata al centro del quadrato è palindroma, ovvero lo specchio di se stessa.

Grosser nel suo scritto del 1926 ne dà una prima congettura, lesse la frase come l’anagramma del Pater Noster ripetuto due volte.

Altra ipotesi è quella delle due A e O ovvero Alfa e Omega.

Di tutto questo avrebbe scritto quarant’anni dopo Elémire Zolla in un articolo intitolato: Custodita in un quadrato magico una parte del mistero di Pompei?

L’articolo è scritto sotto lo pseudonimo di Bernardo Trevisano, nome che fa riferimento al quattrocentesco alchimista Bernardo Trevisano.

Nell’articolo Zolla segnalava che esemplari identici del quadrato magico erano stati rinvenuti in Mesopotamia, Inghilterra e Cappadocia e ipotizzava che questa scritta latina potesse riferirsi alla visione del profeta Ezechiele che assurse in cielo su un carro di fuoco le cui ruote potevano muoversi in quattro direzioni.

Quanto sopra introduce un nuovo volume della rubrica “Il Comodino” ovvero la biografia di Elémire Zolla “Il Conoscitore di Segreti, una biografia intellettuale” di Grazia Marchianò. Marsilio, 2012.

Elémire Zolla è stato uno degli intellettuali più controversi del ventesimo secolo.

Nato a Torino nel 1926 durante un’eclissi, anno coincidente con la pubblicazione degli scritti di Grosser, già da subito le sue origini sono quantomeno insolite.

Suo padre, il pittore anticonformista (ma solo nella vita, i quadri sono rigorosamente tradizionali) Vincenzo Venanzio Zolla originario di Vigevano era nato in Inghilterra, a Colchester, la madre di Elémire, Blanche Smith era del Kent.

Vincenzo Venanzio Zolla si trasferì con la famiglia a Torino (città considerata dagli appassionati di scienze esoteriche un Tempio Magico) dove nacque Elémire.

Nel bel libro di Grazia Marchianò è contenuta sia la biografia di Zolla come tra i più significativi dei suoi scritti, scelti dalla sterminata produzione dello studioso, anche professore universitario emerito ma si legge osteggiato dai suoi colleghi.

Grazia Marchianò, purtroppo deceduta pochi mesi fa, si stava occupando per Marsilo della stesura dell’Opera Omnia di Zolla, sul cui pensiero è nata l’Associazione Internazionale di Ricerca AIREZ.

E’ la stessa Marchianò che riassume Zolla in una descrizione che rafforza l’immagine di questo intellettuale onnivoro di conoscere il tutto, ed in particolare: Alchimia, Storia delle Religioni, Esoterismo, Antropologia culturale, Estetica, Simbolismo, Misticismo e mille altri ambiti del Sapere, oltre ad essere stato critico, criptico e polemico, talvolta verso l’anticonformismo politico imperante negli anni del Boom.

Zolla, secondo Marchianò può descriversi così: “Bellicosità e mansuetudine, fervore e impassibilità, ossequio alla norma e spirito di ribellione, cautela nei rapporti umani ordinari e ardimento nella cognizione degli estremi, amore dell’immobilità e invincibile richiamo all’esodo, attrazione per l’arcaico e voglia gioiosa di sondare il futuro”.

Se ritenente con stupore e orgoglio di riconoscervi in tale descrizione, badate che di persone con tali caratteristiche il mondo ne è fin troppo pieno, ma non tutti sono geni o geni sregolati, parte di essi sono solo sregolati e frequentano istituti psichiatrici.

Zolla questi istituti li ha frequentati da studente, in particolare il noto Cottolengo, citato spesso negli anni passati come indice di scherno.

In essi Zolla annotava meticolosamente i discorsi apparentemente sconclusionati dei pazienti, discorsi patologici chiamati Ideorree.

Infaticabile studioso dell’insondabile i suoi misteri sono sparsi in ogni suo libro, e questa eccellente biografia ne riporta un’ampia raccolta.

E per suscitare ulteriormente la curiosità su quest’uomo enigmatico come un moderno, veggente, asceta o alchimista della parola basta solo citare il titolo del suo primo libro: “Minuetto all’Inferno”.

Per chi lo desiderasse il libro sarà presente su richiesta e come materiale in visione presso la sede della Voce del Trentino.

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Il comodino vuoto: i migliori libri del 2024 secondo la critica americana https://www.lavocedeltrentino.it/2024/06/10/il-comodino-vuoto-i-migliori-libri-del-2024-secondo-la-critica-americana/ Mon, 10 Jun 2024 12:19:27 +0000 https://www.lavocedeltrentino.it/?p=462872 Il comodino vuoto: i migliori libri del 2024 secondo la critica americana

Iniziare una rubrica di recensioni letterarie con libri mai letti, e ancora non tradotti in italiano, almeno per ora, può sembrare insensato. Ma c’è un perché. Il Time di recente ha raccolto le recensioni di critici d’oltreoceano indubbiamente ferrati in materia, e vale la pena di dare un’occhiata a quali finora sono considerati i migliori libri […]

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Il comodino vuoto: i migliori libri del 2024 secondo la critica americana

Iniziare una rubrica di recensioni letterarie con libri mai letti, e ancora non tradotti in italiano, almeno per ora, può sembrare insensato. Ma c’è un perché.

Il Time di recente ha raccolto le recensioni di critici d’oltreoceano indubbiamente ferrati in materia, e vale la pena di dare un’occhiata a quali finora sono considerati i migliori libri del 2024 fino ad oggi.

Ne vale la pena per le trame, che indicano come i temi di amicizia, amore e perdita non siano ancora tramontati, trame che per coraggio e un po’ di follia meriterebbero senz’altro la lettura.

La classifica parte dal nuovo libro di Hanif Abdurraqib, che ha scritto There’s Always Next Year: On Basketball and Ascension.

Recensito da Cady Lang, la stessa critica ci racconta di un libro ricco di riflessioni sulla vita attraverso lo sport, e genialmente strutturandone il racconto come i tempi di una partita di basket.

Presente nella narrazione anche la leggenda LeBron James. Nel libro sono comprese riflessioni sull’appartenenza, sulla famiglia, sulla mortalità e persino sulle gestualità dello sport.

Il secondo libro contemplato è recensito da Annabel Guttermann. Si intitola Martir! L’autore è il poeta Kaver Akbar, e questo è il suo romanzo d’esordio.

Un romanzo, osannato dalla critica, che narra di quanto la morte sia stata incisiva nel plasmare la personalità del protagonista fin da quando era un bambino. Narra infatti le vicende di Cyrus, orfano di madre persa in un incidente aereo nel Golfo Persico.

Cyrus si trasferisce da Teheran negli Stati Uniti assieme al padre agricoltore del Midwest, si laurea, e mentre visita una mostra al Brooklyn Museum viene folgorato dall’esibizione di una pittrice la quale, affetta da cancro terminale, sta trascorrendo i suoi ultimi giorni esibendosi in una performance senza lieto fine.

Il libro narra la connessione tra Cyrus e la pittrice, parlando di arte, appartenenza culturale ed etnica e di dipendenze.

La critica Judy Berman propone Beautyland scritto da Marie-Hélène Bertino, e viene descritto come romanzo strano e avvincente, e parla di una donna nata nella Filadelfia degli anni 70 cresciuta da una madre single e povera.

Adina Giorno, la protagonista, è anche un’aliena spaziale e comunica via fax con gli extraterrestri che l’hanno mandata sul nostro pianeta per riferire quanto succede da noi.

La trama offre quindi lo spunto per raccontare l’esperienza di  Adina nell’osservare un pianeta e i suoi abitanti che pur simili non fanno parte di chi li osserva, ma è più umana di coloro sui quali deve riferire.

Merrill Fabry presenta il nuovo libro di Percival Everett: James.

In James si narrano “le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain rovesciandone completamente il punto di vista, ovvero quello di uno schiavo, jim, uno dei guardiani di Huckleberry.

Nel libro pur seguendo il succedersi degli episodi in sequenza di quello originale rimane sempre sei binari della narrazione vista da Jim.

Everett prende spunto da queste storie familiari di schiavi raccoglitori per stigmatizzare il razzismo americano e le mancate aspettative sociali.

E anche in questo romanzo, secondo Fabry, così come in Beautyland vi è una sorta di tendenza a camuffarsi, in questo caso nascondendo erudizione e umanità per diventare una c sorta di caricatura amichevole e raccontare dei bianchi che lo circondano.

Rachel Sonis propone un titolo altrettanto intrigante: Anita de Monte Laughs Last, scritto da Xochitl Gonzales, che narra la storia di Anita de Monte un astro nascente e affermato del mondo dell’arte che nel 1985, dopo una rissa con suo marito, lo scultore minimalista Jack Martin, cade da una finestra e muore.

Da quel momento l’eredità artistica di Anita de Monte viene man mano dimenticata, cade nell’oblio.

Questo oblio dura fino a quando una studentessa del terzo anno di storia dell’arte alla Brown University, Raquel Toro, nel 1998 scopre la sua storia e compie un viaggio nella vita dell’artista scomparsa.

Il libro è ispirato alla morte prematura dell’artista cubano-americana Ana Mendieta e al suo rapporto con l’artista Carl Andre.

Stando alla recensione il racconto è esilarante, vivido, un po’ sballato, e racconta di come il potere si manifesti non solo nella storia ma anche nell’arte.

Coming Home di Brittney Griner e recensito da Lucy Feldman, è il racconto della lunga detenzione a suo dire illegale della Star del Basket americano Britney Griner nelle carceri russe.

E’ un libro di memorie che racconta ai lettori passo per passo quanto successo alla famosa cestista, partendo dal suo arresto per droga avvenuto durante i controlli di sicurezza all’aeroporto, proseguendo nella descrizione della sua prima detenzione, il processo, il suo trasferimento in una remota prigione e infine il rilascio, avvenuto grazie ad  uno scambio di prigionieri.

Secondo la recensione il testo  parte da una notizia internazionale per raccontare una storia intima e commovente di speranza ed esilio.

Splinters di Leslie Jamison è un libro di memorie che parla di quanto possono essere dolenti i lividi della vita partendo da un matrimonio crollato subito dopo la nascita della figlia e dalla difficoltà di crescere un bambino come madre single, specialmente durante i terribili giorni di chiusura a causa del COVID-19.

Nel libro, recensito da Meg Zukin, si leggono riflessioni che secondo lei per l’argomento affrontato già di per sé varrebbe la pena di leggerlo, riflessioni che raccontano tra l’altro della noia di dover insegnare attraverso lo schermo di un computer.

Rachel Khong, scrittrice divenuta famosa nel 2017 con il suo romanzo d’esordio Goodbye Vitamin, che raccontava la storia di una donna alle prese con l’Alzheimer del genitore, in Real Americans racconta una storia multigenerazionale ripercorrendo la vita di una famiglia composta da una madre una figlia e un nipote. E lo fa partendo dalla Cina dell’Era della Rivoluzione Culturale maoista alla ricerca di un futuro a San Francisco.

The Book of Love di Kelly Link ha un titolo romanticamente accattivante, ma racconta di due adolescenti resuscitati dal mondo dei morti e di come le loro vite siano inevitabilmente cambiate.

Le loro capacità soprannaturali influiranno sulla possibilità di invertire la loro sfortuna.

È, stando alla critica letteraria, una narrazione vertiginosa sul dolore l’amore e le possibilità.

We Loved it All di Lidia Millet, altra scrittrice pluripremiata, secondo la critica è un libro che racconta della profonda ammirazione della Millett per la natura, narrando tale passione in questo suo primo libro di memorie.

Nel libro Millet esplora i momenti della sua vita di essere umano rispetto a quella dei non umani, e riflette sull’amore, la maternità, l’ambizione e la terrificante realtà del cambiamento climatico.

Un romanzo-memoriale che è una lettera d’amore alla terra e a tutti coloro che la abitano.

Il Comodino è una rubrica che si propone di recensire libri, strani, rari, e a volte introvabili. Si è pensato di iniziare con quelli più originali, ovvero i libri mai letti.

A cura di Mario Garavelli

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