Il Comodino
L’Uomo Sulfureo: “Il Conoscitore di Segreti, una biografia intellettuale”

Nel 1926 Felix Grosser scriverà in una rivista di storia delle religioni un pezzo che genererà un dibattito tra i massimi classicisti europei, dibattito ancora attuale. Dibattito che scaturisce da una scoperta archeologica avvenuta a Pompei.
Dagli scavi nella villa di Pasquino Proculo verrà alla luce una scritta che darà spazio a migliaia di interpretazioni tra il religioso e l’esoterico.
L’iscrizione latina è composta da cinque parole: Sator Arepo Tenet Opera Rotas. La loro traduzione è persino banale: “Il contadino Arepo governa con fatica le ruote” e per ruote gli studiosi fanno probabile riferimento a quelle accessorie dell’aratro.
Il motivo per cui questa scritta scatenerà congetture che spazieranno in ogni ambito del sapere occulto o spirituale è dato dal fatto che queste cinque parole iscritte in un quadrato possono essere lette indifferentemente dal basso in alto, dall’alto in basso, da sinistra a destra e da destra a sinistra.
Sator Rotas Arepo e Opera sono parole a specchio, la quinta parola Tenet, situata al centro del quadrato è palindroma, ovvero lo specchio di se stessa.
Grosser nel suo scritto del 1926 ne dà una prima congettura, lesse la frase come l’anagramma del Pater Noster ripetuto due volte.
Altra ipotesi è quella delle due A e O ovvero Alfa e Omega.
Di tutto questo avrebbe scritto quarant’anni dopo Elémire Zolla in un articolo intitolato: Custodita in un quadrato magico una parte del mistero di Pompei?
L’articolo è scritto sotto lo pseudonimo di Bernardo Trevisano, nome che fa riferimento al quattrocentesco alchimista Bernardo Trevisano.
Nell’articolo Zolla segnalava che esemplari identici del quadrato magico erano stati rinvenuti in Mesopotamia, Inghilterra e Cappadocia e ipotizzava che questa scritta latina potesse riferirsi alla visione del profeta Ezechiele che assurse in cielo su un carro di fuoco le cui ruote potevano muoversi in quattro direzioni.
Quanto sopra introduce un nuovo volume della rubrica “Il Comodino” ovvero la biografia di Elémire Zolla “Il Conoscitore di Segreti, una biografia intellettuale” di Grazia Marchianò. Marsilio, 2012.
Elémire Zolla è stato uno degli intellettuali più controversi del ventesimo secolo.
Nato a Torino nel 1926 durante un’eclissi, anno coincidente con la pubblicazione degli scritti di Grosser, già da subito le sue origini sono quantomeno insolite.
Suo padre, il pittore anticonformista (ma solo nella vita, i quadri sono rigorosamente tradizionali) Vincenzo Venanzio Zolla originario di Vigevano era nato in Inghilterra, a Colchester, la madre di Elémire, Blanche Smith era del Kent.
Vincenzo Venanzio Zolla si trasferì con la famiglia a Torino (città considerata dagli appassionati di scienze esoteriche un Tempio Magico) dove nacque Elémire.
Nel bel libro di Grazia Marchianò è contenuta sia la biografia di Zolla come tra i più significativi dei suoi scritti, scelti dalla sterminata produzione dello studioso, anche professore universitario emerito ma si legge osteggiato dai suoi colleghi.
Grazia Marchianò, purtroppo deceduta pochi mesi fa, si stava occupando per Marsilo della stesura dell’Opera Omnia di Zolla, sul cui pensiero è nata l’Associazione Internazionale di Ricerca AIREZ.
E’ la stessa Marchianò che riassume Zolla in una descrizione che rafforza l’immagine di questo intellettuale onnivoro di conoscere il tutto, ed in particolare: Alchimia, Storia delle Religioni, Esoterismo, Antropologia culturale, Estetica, Simbolismo, Misticismo e mille altri ambiti del Sapere, oltre ad essere stato critico, criptico e polemico, talvolta verso l’anticonformismo politico imperante negli anni del Boom.
Zolla, secondo Marchianò può descriversi così: “Bellicosità e mansuetudine, fervore e impassibilità, ossequio alla norma e spirito di ribellione, cautela nei rapporti umani ordinari e ardimento nella cognizione degli estremi, amore dell’immobilità e invincibile richiamo all’esodo, attrazione per l’arcaico e voglia gioiosa di sondare il futuro”.
Se ritenente con stupore e orgoglio di riconoscervi in tale descrizione, badate che di persone con tali caratteristiche il mondo ne è fin troppo pieno, ma non tutti sono geni o geni sregolati, parte di essi sono solo sregolati e frequentano istituti psichiatrici.
Zolla questi istituti li ha frequentati da studente, in particolare il noto Cottolengo, citato spesso negli anni passati come indice di scherno.
In essi Zolla annotava meticolosamente i discorsi apparentemente sconclusionati dei pazienti, discorsi patologici chiamati Ideorree.
Infaticabile studioso dell’insondabile i suoi misteri sono sparsi in ogni suo libro, e questa eccellente biografia ne riporta un’ampia raccolta.
E per suscitare ulteriormente la curiosità su quest’uomo enigmatico come un moderno, veggente, asceta o alchimista della parola basta solo citare il titolo del suo primo libro: “Minuetto all’Inferno”.
Per chi lo desiderasse il libro sarà presente su richiesta e come materiale in visione presso la sede della Voce del Trentino.
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