Il Comodino
Il comodino vuoto: i migliori libri del 2024 secondo la critica americana

Iniziare una rubrica di recensioni letterarie con libri mai letti, e ancora non tradotti in italiano, almeno per ora, può sembrare insensato. Ma c’è un perché.
Il Time di recente ha raccolto le recensioni di critici d’oltreoceano indubbiamente ferrati in materia, e vale la pena di dare un’occhiata a quali finora sono considerati i migliori libri del 2024 fino ad oggi.
Ne vale la pena per le trame, che indicano come i temi di amicizia, amore e perdita non siano ancora tramontati, trame che per coraggio e un po’ di follia meriterebbero senz’altro la lettura.
La classifica parte dal nuovo libro di Hanif Abdurraqib, che ha scritto There’s Always Next Year: On Basketball and Ascension.
Recensito da Cady Lang, la stessa critica ci racconta di un libro ricco di riflessioni sulla vita attraverso lo sport, e genialmente strutturandone il racconto come i tempi di una partita di basket.
Presente nella narrazione anche la leggenda LeBron James. Nel libro sono comprese riflessioni sull’appartenenza, sulla famiglia, sulla mortalità e persino sulle gestualità dello sport.
Il secondo libro contemplato è recensito da Annabel Guttermann. Si intitola Martir! L’autore è il poeta Kaver Akbar, e questo è il suo romanzo d’esordio.
Un romanzo, osannato dalla critica, che narra di quanto la morte sia stata incisiva nel plasmare la personalità del protagonista fin da quando era un bambino. Narra infatti le vicende di Cyrus, orfano di madre persa in un incidente aereo nel Golfo Persico.
Cyrus si trasferisce da Teheran negli Stati Uniti assieme al padre agricoltore del Midwest, si laurea, e mentre visita una mostra al Brooklyn Museum viene folgorato dall’esibizione di una pittrice la quale, affetta da cancro terminale, sta trascorrendo i suoi ultimi giorni esibendosi in una performance senza lieto fine.
Il libro narra la connessione tra Cyrus e la pittrice, parlando di arte, appartenenza culturale ed etnica e di dipendenze.
La critica Judy Berman propone Beautyland scritto da Marie-Hélène Bertino, e viene descritto come romanzo strano e avvincente, e parla di una donna nata nella Filadelfia degli anni 70 cresciuta da una madre single e povera.
Adina Giorno, la protagonista, è anche un’aliena spaziale e comunica via fax con gli extraterrestri che l’hanno mandata sul nostro pianeta per riferire quanto succede da noi.
La trama offre quindi lo spunto per raccontare l’esperienza di Adina nell’osservare un pianeta e i suoi abitanti che pur simili non fanno parte di chi li osserva, ma è più umana di coloro sui quali deve riferire.
Merrill Fabry presenta il nuovo libro di Percival Everett: James.
In James si narrano “le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain rovesciandone completamente il punto di vista, ovvero quello di uno schiavo, jim, uno dei guardiani di Huckleberry.
Nel libro pur seguendo il succedersi degli episodi in sequenza di quello originale rimane sempre sei binari della narrazione vista da Jim.
Everett prende spunto da queste storie familiari di schiavi raccoglitori per stigmatizzare il razzismo americano e le mancate aspettative sociali.
E anche in questo romanzo, secondo Fabry, così come in Beautyland vi è una sorta di tendenza a camuffarsi, in questo caso nascondendo erudizione e umanità per diventare una c sorta di caricatura amichevole e raccontare dei bianchi che lo circondano.
Rachel Sonis propone un titolo altrettanto intrigante: Anita de Monte Laughs Last, scritto da Xochitl Gonzales, che narra la storia di Anita de Monte un astro nascente e affermato del mondo dell’arte che nel 1985, dopo una rissa con suo marito, lo scultore minimalista Jack Martin, cade da una finestra e muore.
Da quel momento l’eredità artistica di Anita de Monte viene man mano dimenticata, cade nell’oblio.
Questo oblio dura fino a quando una studentessa del terzo anno di storia dell’arte alla Brown University, Raquel Toro, nel 1998 scopre la sua storia e compie un viaggio nella vita dell’artista scomparsa.
Il libro è ispirato alla morte prematura dell’artista cubano-americana Ana Mendieta e al suo rapporto con l’artista Carl Andre.
Stando alla recensione il racconto è esilarante, vivido, un po’ sballato, e racconta di come il potere si manifesti non solo nella storia ma anche nell’arte.
Coming Home di Brittney Griner e recensito da Lucy Feldman, è il racconto della lunga detenzione a suo dire illegale della Star del Basket americano Britney Griner nelle carceri russe.
E’ un libro di memorie che racconta ai lettori passo per passo quanto successo alla famosa cestista, partendo dal suo arresto per droga avvenuto durante i controlli di sicurezza all’aeroporto, proseguendo nella descrizione della sua prima detenzione, il processo, il suo trasferimento in una remota prigione e infine il rilascio, avvenuto grazie ad uno scambio di prigionieri.
Secondo la recensione il testo parte da una notizia internazionale per raccontare una storia intima e commovente di speranza ed esilio.
Splinters di Leslie Jamison è un libro di memorie che parla di quanto possono essere dolenti i lividi della vita partendo da un matrimonio crollato subito dopo la nascita della figlia e dalla difficoltà di crescere un bambino come madre single, specialmente durante i terribili giorni di chiusura a causa del COVID-19.
Nel libro, recensito da Meg Zukin, si leggono riflessioni che secondo lei per l’argomento affrontato già di per sé varrebbe la pena di leggerlo, riflessioni che raccontano tra l’altro della noia di dover insegnare attraverso lo schermo di un computer.
Rachel Khong, scrittrice divenuta famosa nel 2017 con il suo romanzo d’esordio Goodbye Vitamin, che raccontava la storia di una donna alle prese con l’Alzheimer del genitore, in Real Americans racconta una storia multigenerazionale ripercorrendo la vita di una famiglia composta da una madre una figlia e un nipote. E lo fa partendo dalla Cina dell’Era della Rivoluzione Culturale maoista alla ricerca di un futuro a San Francisco.
The Book of Love di Kelly Link ha un titolo romanticamente accattivante, ma racconta di due adolescenti resuscitati dal mondo dei morti e di come le loro vite siano inevitabilmente cambiate.
Le loro capacità soprannaturali influiranno sulla possibilità di invertire la loro sfortuna.
È, stando alla critica letteraria, una narrazione vertiginosa sul dolore l’amore e le possibilità.
We Loved it All di Lidia Millet, altra scrittrice pluripremiata, secondo la critica è un libro che racconta della profonda ammirazione della Millett per la natura, narrando tale passione in questo suo primo libro di memorie.
Nel libro Millet esplora i momenti della sua vita di essere umano rispetto a quella dei non umani, e riflette sull’amore, la maternità, l’ambizione e la terrificante realtà del cambiamento climatico.
Un romanzo-memoriale che è una lettera d’amore alla terra e a tutti coloro che la abitano.
Il Comodino è una rubrica che si propone di recensire libri, strani, rari, e a volte introvabili. Si è pensato di iniziare con quelli più originali, ovvero i libri mai letti.
A cura di Mario Garavelli

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