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Riflessioni fra Cronaca e Storia

Il clamoroso retroscena: Hamas si addestrava in Trentino per l’uso del parapendio?

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Nel luglio dello scorso anno l’ambasciatore tedesco e UE in Palestina Sven Kuhn von Burgsdorff compiva un volo dimostrativo con un parapendio a Gaza.

Intervistato, il giovane ambasciatore dichiarava che a Gaza si può volare, andare in Kayak, nuotare e fare surf.

Il governo israeliano per via dell’intervista si infuriò, tacciando il volo del diplomatico come un atto provocatorio e di fare propaganda per le organizzazioni terroristiche. 

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Tre mesi dopo Hamas attaccherà Israele anche con i parapendii. Ma dove avevano imparato a volare? Forse in Trentino, ma andiamo per gradi.

Nel luglio del 1990 il poliziotto siciliano Gianni Palagonia, un bravo investigatore e cacciatore di mafiosi, si trovava in Questura quando vennero a cercarlo due persone.

I due uomini erano agenti del SISMI, l’allora servizio segreto militare, e dissero a Palagonia che avevano bisogno del suo aiuto per individuare una località sconosciuta che si trovava probabilmente in Italia.

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Gli agenti del SISMI diedero a Palagonia una fotografia – probabilmente avuta da qualche loro fonte informativa – che ritraeva tre uomini vicini ad un deltaplano.

Ai lati e sullo sfondo della fotografia c’era molto verde e si notavano alberi e piloni dall’alta tensione. Palagonia disse loro che non aveva mai visto questo luogo, che in tutta evidenza non era in Sicilia.

Gli agenti concordarono asserendo che di certo non era un luogo in Sicilia ma che poteva essere il Trentino o la Lombardia o il Piemonte.

I due proseguirono spiegando che lo avevano dedotto dagli alberi di Cirmolo, pianta che cresce nelle regioni alpine.

Ma i due agenti più che Palagonia volevano arrivare ad un suo grande amico: Angelo d’Arrigo.

Angelo (mai nome più azzeccato) d’Arrigo è stato uno dei più grandi protagonisti del volo libero di tutti i tempi, detentore di vari primati mondiali di volo sportivo.

Istruttore di deltaplano e parapendio, d’Arrigo divenne famoso in tutto il mondo per aver compiuto imprese estreme in volo libero, come la traversata della Siberia, del Sahara, del Mediterraneo, il sorvolo dell’Everest, della Cordigliera delle Ande e tante altre prima di schiantarsi da un’altezza di duecento metri a Comiso, nel 2006, mentre era a bordo di un piccolo aeroplano pilotato da un generale dell’aereonautica in pensione, morto anch’egli.

Gli agenti volevano arrivare a d’Arrigo perché all’epoca faceva a gare di volo libero in tutta Italia e a loro parere era forse l’unico che poteva riconoscere il luogo della fotografia.

Prima di esporre il suo amico a qualche rischio, Palagonia volle sapere di che cosa si trattasse, e concordando con la sua lealtà raccontarono che si trattava di terroristi palestinesi, pericolosi kamikaze che probabilmente stavano frequentando in Italia corsi per imparare il volo libero.

Aggiunsero che i Servizi Segreti erano a conoscenza che Hamas e i Jihadisti islamici avevano comperato grandi quantità di armi da Gheddafi, tra cui razzi leggeri che si potevano trasportare sui deltaplani o parapendii per via del peso ridotto, attorno ai 9 chili.

L’intenzione dei terroristi sarebbe stata quella di sorvolare la Striscia di Gaza per commettere attentati contro gli israeliani.

Ricordiamoci che si sta parlando del 1990.

Non parlarono solo di Israele, erano preoccupati anche per l’Europa che potevano colpire sorvolando il Mediterraneo partendo dalla Tunisia o dalla Libia per arrivare ad esempio in Sicilia, oppure attraversare lo stretto di Gibilterra partendo dal Marocco per arrivare in Spagna, il tutto con deltaplani a motore a marmitta silenziata.

Secondo gli agenti i terroristi si trovavano in Italia come studenti universitari, di più non sapevano ed era necessario scoprire dove.

La sera stessa Palagonia era a casa di Angelo d’Arrigo, che vide la foto, la osservò con attenzione, poi andò a prendere una serie di album fotografici che consultò attentamente.

Si fermò su una serie di foto e disse che il posto poteva essere quello. Si riferiva alla provincia di Trento.

Dopo aver individuato il posto Palagonia contattò gli agenti del SISMI e li incontrò assieme a d’Arrigo in un bar nei pressi di Catania.

Qui i due agenti chiesero a d’Arrigo se fosse disposto a partire con loro per un sopralluogo in Trentino, e ottennero immediatamente la sua disponibilità.

Stando a Palagonia fu il primo e ultimo intervento nella vicenda, e non chiese mai dettagli all’amico d’Angelo.

Se trovarono il posto non si sa, ma di sicuro i servizi segreti italiani avevano visto giusto, anche se l’intuizione ebbe conferma 23 anni dopo.

Gianni Palagonia è ora un Ispettore Superiore in pensione, e scrive libri attingendo alle sue memorie investigative, da dove è tratta la storia appena letta.

Realtà o fantasia? Realtà penso, spesso la vita di un poliziotto supera ogni fantasia, perché non ne ha bisogno.

Che in Trentino possano esserci cellule terroristiche è dimostrato anche dalla condanna  di Mines Hodza, il 22 enne di origini kosovare ma residente in Trentino, che è stato riconosciuto colpevole di terrorismo legato all’ISIS e di possesso di materiali esplosivi.

L’uomo è stato condannato a 3 anni e 8 mesi con rito abbreviato nel mese di marzo 2024. Sua moglie è stata invece assolta. Hodza era stato accusato di pianificare un attacco jihadista in Trentino dopo aver rubato dal laboratorio dove lavorava dei materiali per costruire una bomba.

A cura di Mario Garavellli

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