Trento
«No» alla scuola d’infanzia a luglio: in 1.300 maestre dichiarano lo stato di agitazione

Mai così unite, mai così tante. Le maestre della scuola dell’infanzia protestano. Ed è una protesta che si sente lontano. Dicono un secco “no” al prolungamento degli asili al mese di luglio che bollano come «operazione elettorale per racimolare qualche voto».
Ieri all’auditorium santa Chiara di Trento in quasi 1.300 hanno partecipato all’assemblea sindacale forse più grande della storia della nostra scuola trentina.
Molte quelle che hanno assistito all’assemblea dai corridoi del teatro, oppure collegate in video conferenza da remoto dall’aula magna dell’ITT Buonarroti. Al centro del dibattit soprattutto oltre alla contestata apertura nel mese di luglio la presentazione dei dati di partecipazione da parte dell’assessore Mirko Bisesti.
Alla base della grande protesta quindi il rispetto del contratto collettivo e il riconoscimento della professionalità e del part time involontari.«Se il prolungamento a Luglio dell’apertura delle scuole materne aveva un senso durante la pandemia in un momento di grave emergenza ora non ha più senso» – hanno spiegato molte maestre.
Durante l’incontro si è parlato anche del contratto collettivo delle cooperative sociali che ad oltre tre anni è stato rinnovato solo ad una parte del personale.
Roberta Piersanti della FP CGIL del Trentino ed Ermanno Ferrari della Fisascat Cisl spiegano che “questo avviene malgrado per i nuovi appalti gli Enti Locali hanno stanziato le risorse per coprire il corretto inquadramento della manodopera”.
Con oltre due anni di ritardo, «e senza alcun riferimento agli arretrati, a gennaio 2022 le Cooperative hanno inquadrato correttamente le sole laureate, escludendo le altre educatrici in possesso di titoli diversi dalla laurea ma ugualmente validi ad esercitare la professione” continuano Piersanti e Ferrari “e ciò ha causato comprensibili mal di pancia in chi ha un titolo precedente, come il baby life, che sino a qualche anno fa era il solo che in Trentino consentiva di accedere alla professione di educatrice nei nidi».
Secondo i sindacati è’ proprio il personale con maggiore anzianità di servizio ed esperienza ad essere fortemente penalizzato poiché la scelta unilaterale di non riconoscere la qualifica di educatrici con titolo, disattendendo le previsioni di legge che individuano tutta una serie di titoli idonei, penalizza proprio coloro che da più tempo operano nel settore.
Si tratta di lavoratrici e lavoratori con contratti part time per la quasi totalità, che si occupano di bambini molto piccoli, con responsabilità enormi e con retribuzioni che a stento raggiungono i mille Euro.
Per i sindacati «anche per il personale ausiliario, spesso inquadrato come personale addetto alle pulizie, occorre un inquadramento nel corretto profilo di personale addetto all’infanzia con funzioni non educative, una differenza non solo economica ma anche ad un mancato riconoscimento professionale, come se la presenza dei bambini fosse un trascurabile dettaglio nell’attività di queste lavoratrici».
Per FP CGIL e Fisascat Cisl questa situazione è inaccettabile non solo dal punto di vista giuridico e sindacale, ma anche «alla luce delle dichiarazioni di intenti del nostro governo locale che, in forza della sua autonomia, sostiene di voler incentivare la natalità ma si limita a bonus occasionali e interventi spot anzichè garantire la valorizzazione delle eccellenze dei propri servizi, gli unici davvero in grado di garantire la conciliazione tra genitorialità e lavoro».
«In Trentino, a differenza di quanto avviene in molte altre Regioni, gli educatori sono per lo più sotto inquadrati, ma ci si limita a lamentarne la carenza, anzichè agire per garantire loro condizioni lavorative e retributive dignitose» concludono Roberta Piersanti ed Ermanno Ferrari.
A fronte della mancanza di risposte anche dopo la partecipata assemblea del 26 gennaio, i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione del personale dei nidi esternalizzati. «Se nelle prossime settimane la situazione non si sbloccherà e non ci saranno degli avanzamenti concreti, verranno messe in atto altre forme di protesta» – fanno sapere i sindacati
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